Quando si parla di dolo?
La volontarietà di un fatto è rilevante per il diritto penale, che punisce più severamente le condotte intenzionali rispetto alle semplici imprudenze.
Le cattive intenzioni non contano solo nella religione, ma anche nel diritto. La legge, infatti, tende a punire molto più severamente chi commette un illecito volontariamente, cioè facendolo apposta. Ciò è evidente nel diritto penale; basti fare un esempio su tutti: mentre l’omicidio intenzionale è punito con una pena non inferiore ai 21 anni (potendo giungere fino all’ergastolo), l’omicidio non intenzionale è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Ecco perché è importantissimo sapere quando si parla di dolo
Il dolo è infatti il termine giuridico per indicare la “cattiva intenzione” di chi agisce. A questa situazione soggettiva o psicologica corrisponde un diverso trattamento sanzionatorio da parte della legge, esattamente come appena visto nell’ipotesi di omicidio.
Le cose sono differenti, invece, negli altri settori del diritto (come quello civilistico, ad esempio), in cui non c’è sostanziale differenza tra un danno fatto apposta e uno fatto involontariamente. Ad esempio, il Codice civile dice che bisogna sempre risarcire i danni causati agli altri, anche se non ce n’era alcuna intenzione. Si prenda il caso del sinistro stradale: quasi tutti gli incidenti non sono fatti deliberatamente, eppure obbligano a pagare i danni.
Sempre restando in ambito automobilistico, si prenda il caso dell’eccesso di velocità o del divieto di sosta: l’illecito (amministrativo) è tale anche se il soggetto non si era reso conto di aver violato il Codice della strada. Fatte queste doverose premesse, siamo ora pronti per capire
Indice
Che cos’è il dolo?
Come anticipato in apertura, nel diritto il dolo indica lo stato psicologico di chi commette un illecito intenzionalmente.
La volontarietà non è riferita alla conoscenza della norma che viene infranta con la propria condotta, bensì alla realizzazione del fatto stesso. Facciamo qualche esempio.
Se una persona trova un portafogli a terra e si prende i soldi che ci sono all’interno pur essendovi i documenti del legittimo titolare, commette il reato di furto anche se pensava che non fosse suo dovere procedere alla restituzione.
Se una persona, munita di regolare porto d’armi per uso venatorio, se ne va in giro per strada col proprio fucile pensando che la licenza gli consenta di fare ciò che vuole, commette reato a titolo di dolo anche se era in buona fede e pensava di non commettere alcun illecito.
Insomma: l’
Qual è l’opposto del dolo?
All’opposto del dolo si trova la colpa, che consiste nella commissione involontaria di un illecito. Si pensi al medico che, eseguendo un intervento, commetta un errore che risulta fatale per il paziente, oppure al carpentiere che, dovendo aggiustare una tegola, faccia cadere il martello ferendo un passante.
Tutte queste ipotesi sono accomunate dal fatto che l’evento lesivo si è verificato senza che il responsabile lo volesse, ma solo per imprudenza, negligenza o inesperienza.
Dolo e colpa nel diritto penale
La differenza tra dolo e colpa è fondamentale nel diritto penale, in quanto la legge prevede pene decisamente più severe per i reati dolosi, cioè per quelli commessi intenzionalmente.
Ma non solo: molti reati sono puniti solamente a titolo di dolo, con la conseguenza che, se commessi con colpa (e cioè, non intenzionalmente), non possono nemmeno essere puniti.
Ad esempio, secondo la legge non esiste il “furto colposo”, come ad esempio quello che commette chi prende per sbaglio un oggetto altrui (un cellulare, un ombrello, una borsa, ecc.) perché somigliante col proprio.
I delitti più gravi sono invece puniti sia a titolo di dolo che di colpa: è il caso più volte citato dell’omicidio.
Dolo e colpa nel diritto civile
Dolo e colpa sono (quasi sempre) irrilevanti nel diritto civile. Emblematico è l’articolo [1] riguardante la responsabilità civile: “Qualunque fatto, doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”.
Insomma, in ambito civilistico non c’è differenza tra “cattive intenzioni” e “disattenzione”: chi sbaglia, paga.
C’è invece differenza tra dolo e colpa quando si tratta di responsabilità contrattuale: in questa ipotesi, la legge dice che la persona che prova di non avere responsabilità nel proprio inadempimento non può essere costretto a pagare [2].
Si pensi, ad esempio, a colui che doveva consegnare un bene che è stato rubato dai ladri oppure distrutto da un terremoto: in ipotesi del genere il soggetto è scusato in quanto l’impossibilità della prestazione non è dipesa da una sua mancanza.
Dolo e colpa nell’illecito amministrativo
Anche nell’illecito amministrativo non c’è differenza tra dolo e colpa: si pensi all’abuso edilizio (che è anche reato) commesso da chi pensava di essere in regola ma in realtà ha costruito in violazione delle regole, oppure alla classica infrazione stradale, punita anche se commessa per semplice imprudenza o per ignoranza delle regole.