Tanatoprassi: è legale?

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A cosa serve e come funziona l’imbalsamazione temporanea dei cadaveri; quando può avvenire; come è disciplinata dalla legge.

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I recenti trattamenti praticati sulle salme di personaggi illustri, come Papa Benedetto XVI o il calciatore Pelé, in maniera da conservarle e renderle esponibili per diversi giorni dopo la morte, hanno portato alla ribalta il tema della tanatoprassi. È legale questa forma di conservazione dei cadaveri, chiamata anche imbalsamazione temporanea?

Tanatoprassi e imbalsamazione: differenza

Per prima cosa devi sapere che

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tanatoprassi non significa imbalsamazione: quest’ultima è permanente, mentre la tanatoprassi punta a rallentare solo temporaneamente il processo chimico di decomposizione organica ed ha un’efficacia che non va oltre i 10, 15 giorni al massimo. In questo periodo il corpo rimane praticamente intatto.

Alcuni studi dimostrano che la tanatoprassi, quando ha perso efficacia, accelera il processo di decomposizione del corpo, che diventa polvere nel giro di 10 anni, anziché in almeno 40 anni per i cadaveri che non hanno avuto tale trattamento.

Tanatoprassi: come avviene?

La tanatoprassi avviene, dopo la morte di una persona, legalmente accertata da un medico, iniettando nella salma alcuni composti chimici. Tra questi attualmente il più utilizzato è un prodotto dal nome Fluytan, un fissativo che non altera le proprietà delle molecole che compongono i tessuti organici ed agisce come loro conservante.

Da tempo nella tanatoprassi non si usa più la formalina, che secondo gli studiosi aveva proprietà tossiche e cancerogene, e anche a livello pratico presentava alcuni inconvenienti, come la necessità di dover estrarre il sangue dal corpo prima di somministrarla.

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Tanatoprassi: quali vantaggi?

Il cadavere subisce importanti trasformazioni già nelle prime ore dopo la morte, con emissione di liquidi e vapori nauseabondi; tant’è che molte ditte di onoranze funebri – così come tutti gli obitori – sono attrezzate per refrigerare la salma e raccogliere i composti organici che fuoriescono da essa, in modo da rendere possibile la veglia funebre e le esequie in condizioni di igiene.

Inoltre la tanatoprassi, grazie alle cure estetiche che la accompagnano (con applicazione di creme e altri prodotti: questa branca è chiamata tanatocosmesi), consente di evitare la deformazione dei tessuti e dei lineamenti del defunto, conservandone il volto quasi integro.

L’Init Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi) sul proprio sito considera la tanatoprassi come «un trattamento che ha lo scopo di realizzare un processo altamente igienico nel settore funerario e cimiteriale».

In linea generale, la medicina legale vede con favore i trattamenti di tanatoprassi, in quanto bloccando la decomposizione consente di svolgere

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indagini anatomopatologiche sulle lesioni che hanno provocato la morte (si pensi alle ferite inferte da un coltello o a colpi di arma da fuoco), e soprattutto perché sembra che riescano a conservare meglio il Dna, e quindi i profili genetici che potrebbero essere utili per future comparazioni.

Tanatoprassi: quando è legale?

In Italia la tanatoprassi non è ancora disciplinata da una legge apposita. Vi sono però associazioni come l’Ait (Associazione Italiana di Tanatoprassi) e l’Init (Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi) che stabiliscono, via di autoregolamentazione, le regole che gli operatori del settore, chiamati tanatoprattori, ed iscritti in un apposito Ordine – devono seguire quando praticano questi tipi di trattamenti.

Nel 2017 era stato presentato in Parlamento un disegno di legge sulla «disciplina delle attività funerarie», che è decaduto per mancata approvazione e sinora non è stato riproposto. Attualmente, quindi, questa delicata materia viene disciplinata dal Testo Unico delle Leggi Sanitarie, risalente al 1934, dal

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Regolamento di Polizia mortuaria del 1990 e dalla legge del 2001 sulla cremazione e dispersione delle ceneri [1].

Nessuna di queste fonti normative fa esplicito riferimento alla tanatoprassi, anche se il Regolamento di Polizia Mortuaria [2] prevede la sottoposizione delle salme da trasportare all’estero o in luoghi raggiungibili in più di 24 ore di viaggio ad un «trattamento antiputrefattivo» mediante formalina.

Però il Regolamento parla dei «trattamenti per ottenere l’imbalsamazione dei cadaveri» (e in assenza di una disposizione specifica anche la tanatoprassi, che è un’imbalsamazione temporanea, potrebbe rientrarvi), disponendo che «devono essere eseguiti, sotto il controllo del coordinatore sanitario della unità sanitaria locale, da medici legalmente abilitati all’esercizio professionale e possono essere iniziati solo dopo che sia trascorso il periodo di osservazione» di almeno 24 ore e che in alcuni casi può essere esteso fino a 48 ore, salvo che il medico necroscopo accerti la morte mediante elettrocardiogramma di durata non inferiore a 20 minuti.

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Per eseguire l’imbalsamazione occorre l’autorizzazione del Sindaco, che la rilascia previa presentazione di:

Il disegno di legge non approvato consentiva i trattamenti di tanatoprassi solo se eseguiti da «operatori abilitati», e praticati «successivamente all’accertamento della morte e al prescritto periodo di osservazione».

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