Parte civile: appello incidentale o memorie difensive?

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L’imputato ha fatto appello contro la sentenza di condanna. Cosa devono fare le parti civili? Possono proporre appello incidentale oppure devono limitarsi a depositare memorie difensive?

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L’appello incidentale è un istituto del diritto processuale, sia penale che civile, che prevede la possibilità di proporre appello entro un nuovo termine qualora siano scaduti i termini in via principale e una delle altre parti abbia proposto impugnazione.

La funzione dell’appello incidentale è di integrare il contraddittorio, consentendo all’appellante incidentale di fornire una tesi alternativa rispetto a quella dell’appellante in via principale.

A seguito della riforma Orlando, l’appello incidentale della parte civile non esiste più; pertanto, alle persone offese non resta che depositare

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memorie difensive a sostegno delle proprie ragioni, chiedendo quindi la conferma della sentenza di condanna.

Peraltro, lo strumento dell’appello incidentale è solitamente impiegato per impugnare a propria volta alcuni capi della sentenza: circostanza inutile nel caso di specie, in cui le parti civili hanno ottenuto il risarcimento del danno.

Secondo la nuova riforma Cartabia (art. 598-bis cod. proc. pen.), è possibile depositare memorie fino a quindici giorni prima dell’udienza che si terrà in camera di consiglio senza la partecipazione delle parti; fino a cinque giorni prima è possibile depositare memorie di replica contro le osservazioni delle controparti.

Le memorie difensive non vanno confuse con le conclusioni scritte, che devono essere depositate all’udienza in cui si discute la causa al fine di ottenere il risarcimento dei danni.

Va peraltro specificato che le parti civili regolarmente costituite in primo grado non devono depositare un nuovo atto di costituzione in appello: la loro presenza è quindi legittima nel giudizio di impugnazione in virtù della prima costituzione.

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