Come ridurre le spese di riscaldamento in condominio?
Impara come gestire il riscaldamento condominiale per ottimizzare i consumi e risparmiare sulle bollette. Occhio ai consumi involontari.
Il riscaldamento rappresenta una voce significativa nelle spese condominiali, incidendo fino al 60% del totale. È fondamentale, quindi, adottare strategie efficaci per limitarne i consumi. In questo articolo, vedremo come ridurre le spese di riscaldamento in condominio: esploreremo come le assemblee condominiali possono giocare un ruolo chiave nella definizione di regole per la gestione dell’utenza comune del gas e quali tecnologie possono supportare un uso più efficiente e consapevole dell’energia.
Indice
Quali sono i limiti di temperatura imposti per legge?
Secondo il Dpr 74/2013, la temperatura negli ambienti condominiali non deve superare:
- 18 °C (con +2°C di tolleranza) per edifici industriali e simili;
- 20 °C (+2°C di tolleranza) per gli altri.
Queste restrizioni, come sottolineato da Enea, devono essere rispettate in tutti gli appartamenti, indipendentemente dalla loro posizione nell’edificio. Superare questi limiti può comportare un aumento del 7% della spesa per ogni grado in più.
Come viene regolata la durata dell’accensione del riscaldamento?
La durata dell’accensione del riscaldamento è determinata in base alle sei zone climatiche italiane, come definito dal Dpr 74/2013.
L’assemblea condominiale ha la facoltà di decidere gli orari di accensione all’interno dei limiti prestabiliti, distribuendo le ore di funzionamento in modo ottimale.
L’assemblea rappresenta il luogo migliore per discutere e adottare misure volte a ridurre i consumi di riscaldamento. È qui che si possono stabilire regole condivise per la durata dell’accensione e la regolazione della temperatura nei vari locali, con l’obiettivo di ottimizzare i consumi e di conseguenza, ridurre le spese.
È possibile derogare ai limiti di durata del riscaldamento?
Sì, è possibile derogare ai limiti giornalieri di durata del riscaldamento se l’edificio è dotato di una sonda esterna che regola la centralina di termoregolazione (articolo 4, comma 4, Dpr 74/2013).
Inoltre, una deroga simile può essere ottenuta se ogni unità immobiliare è equipaggiata con un sistema di contabilizzazione del calore e un sistema di termoregolazione della temperatura ambiente (lettera f).
Come influisce l’isolamento dell’edificio sul riscaldamento?
Un isolamento inefficiente può annullare i risparmi ottenuti tramite la gestione ottimale del riscaldamento. È quindi cruciale assicurare che le tubazioni siano ben isolate e mantenute, e che l’impianto di distribuzione dell’acqua calda sia separato dall’acqua ad alta temperatura prodotta dalle caldaie. L’installazione di defangatori e la pulizia periodica delle tubazionisono altresì importanti.
Quali sono i vantaggi delle valvole termostatiche intelligenti?
L’installazione di valvole termostatiche intelligenti
Quando è consentito il distacco dal riscaldamento centralizzato?
Secondo il codice civile, ciascun condòmino ha il diritto di distaccarsi dall’impianto di riscaldamento centralizzato per optare per l’autonomia termica. Questa scelta può essere motivata dalla volontà di gestire individualmente il proprio riscaldamento o dalla ricerca di un risparmio energetico. Tuttavia, le regole per il distacco sono ben definite e vanno rispettate.
L’articolo 1118 del Codice civile stabilisce che un condòmino può rinunciare all’impianto centralizzato a condizione che il suo distacco non causi squilibri significativi nel funzionamento dell’impianto o un aumento delle spese per gli altri condòmini. In caso di distacco, il condòmino rimane comunque obbligato a contribuire alle spese di manutenzione straordinaria e conservazione dell’impianto nonché ai cosiddetti “consumi involontari” (ossia alle dispersioni di calore che finiscono per irradiarsi nelle parti comuni e per riscaldare tutti gli appartamenti).
Per la Cassazione, una delibera che neghi il distacco, pur essendo presenti tutte le condizioni necessarie, è nulla perché viola il diritto individuale del condòmino sulla cosa comune.
Cosa dicono le sentenze della Cassazione sul distacco?
Due recenti sentenze della Cassazione, la sentenza 25559/2023 e l’ordinanza 26185/2023, hanno chiarito alcuni aspetti importanti sul distacco. La prima afferma che l’assenza di procedure formali per il distacco o la non conformità dell’impianto autonomo non sono fattori rilevanti, a meno che non si verifichino squilibri tecnici o costi aggiuntivi per gli altri condòmini.
La seconda sentenza stabilisce l’illegittimità del distacco nel caso in cui il rinunciante non diventi termoautonomo e continui a beneficiare del calore prodotto dagli altri appartamenti. In pratica non è ammesso il distacco dall’impianto centralizzato senza però dotarsi di un impianto autonomo, solo al fine di godere delle dispersioni di calore dall’impianto comune e dalle tubature dei vicini. Ciò infatti implica un aumento di spesa a carico degli altri condomini.
Come si procede per il distacco in modo conforme alla legge?
Per garantire la conformità alla normativa, è necessaria una perizia asseverata da un ingegnere qualificato che valuti gli interventi tecnici necessari. Dopo aver comunicato formalmente all’amministratore del condominio la volontà di procedere al distacco e allegato la perizia, il condòmino può legittimamente distaccarsi dall’impianto centralizzato senza necessità di autorizzazione o approvazione dell’assemblea. Infatti, l’assemblea non ha il potere di concedere diritti ma solo di valutare la presenza dei requisiti previsti dall’articolo 1118.