Contratti collettivi di diverso livello: quale si applica?

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Rapporti tra contratto collettivo nazionale e contratto collettivo territoriale o aziendale: quale si applica se sono in contrasto tra loro?

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I lavoratori sono tutelati da una serie di norme previste direttamente dalla legge. Si pensi, ad esempio, alla regola che impedisce di licenziare un dipendente a meno che non abbia commesso un grave inadempimento: questo tipo di divieto è assolutamente inderogabile, per cui sarebbe nullo un accordo privato tra datore e dipendenti con cui questi ultimi accettassero di essere mandati via senza in giustificato motivo.

L’ordinamento giuridico, però, non può disciplinare ogni aspetto delle mansioni di tutti i lavoratori italiani. Per tale ragione, le norme di legge sono integrate dalle previsioni dettagliate contenute all’interno dei

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contratti collettivi, cioè dei contratti stipulati tra le rappresentanze dei datori e dei lavoratori.

Con il presente articolo ci occuperemo di un tema specifico: vedremo cioè quale contratto si applica nel caso di contrasto tra contratti collettivi di diverso livello. Sul punto si è espressa anche la giurisprudenza della Corte di Cassazione. Vediamo in che modo.

Contratti collettivi di lavoro: cosa sono?

Il contratto collettivo di lavoro (CCL) è un contratto tra associazioni di datori di lavoro e associazioni di lavoratori (sindacati) che ha per oggetto le condizioni di lavoro e i rapporti tra le parti.

A cosa servono i contratti collettivi?

Un contratto collettivo contiene le norme fondamentali che tutti i singoli contratti individuali (cioè, quelli stipulati tra datore e lavoratore al momento dell’assunzione) devono obbligatoriamente contenere, in conformità a quanto disposto dalla legge.

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Le disposizioni normative di un contratto collettivo, entrando in vigore, diventano parte integrante del contratto individuale di lavoro.

Ciò significa che esse si applicano automaticamente ai lavoratori membri di una delle associazioni contraenti, se il datore di lavoro partecipa al contratto collettivo.

I datori che partecipano a un contratto collettivo applicano generalmente le disposizioni del medesimo anche ai lavoratori che non fanno parte di un’associazione di lavoratori (cioè, che non sono iscritti a un sindacato).

Gli aspetti fondamentali disciplinari dalla contrattazione collettiva sono:

Contratti collettivi di diverso livello: cosa sono?

La contrattazione collettiva non si esaurisce solamente sul piano nazionale: esistono infatti contratti collettivi stipulati tra le rappresentanze territoriali dei datori e dei lavoratori.

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Il contratto collettivo nazionale (il famoso CCNL) è quello che, oltre a fissare i trattamenti economici e normativi per i lavoratori di uno specifico settore, definisce le materie che sono invece delegate alla contrattazione aziendale.

Con il contratto collettivo aziendale o territoriale, invece, vengono disciplinate le questioni di carattere economico e normativo che possono sorgere in ambito aziendale.

Esso permette di adattare la disciplina dei rapporti individuali agli specifici aspetti di quella che è la singola realtà locale.

È proprio in questo contesto che si pone la domanda che fornisce il titolo all’articolo: nel caso di contrasto tra contratti collettivi di diverso livello, quale si applica?

Contrasti tra contratti collettivi: quali si applica?

Secondo la Corte di Cassazione [1], in ipotesi di contrasto tra contratti collettivi di diverso ambito territoriale, la scelta della clausola da applicare va verificata sulla base della volontà delle parti.

In effetti, fra contratto collettivo nazionale e contratto collettivo aziendale non c’è un

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rapporto gerarchico (come invece tra contratto collettivo e contratto individuale) bensì di equivalenza.

Per la Suprema Corte, quindi, il contrasto fra contratti collettivi di diverso ambito territoriale va risolto non in base a principi di gerarchia e di specialità proprie delle fonti legislative, ma sulla base della effettiva volontà delle parti, da desumersi attraverso il coordinamento delle varie disposizioni della contrattazione, aventi tutte pari dignità e forza vincolante.

Tutto ciò significa che, in caso di condizioni contrastanti tra quelle previste a livello nazionale e quelle contemplate dalla contrattazione locale, non è affatto detto che le prime prevalgano; occorre dimostrare di volta in volta quale disposizione può concretamente adeguarsi al caso di specie.

Nella vicenda sottoposta all’attenzione della Suprema Corte, un lavoratore chiedeva di ottenere la differenza sull’indennità chilometrica computata ai sensi del contratto collettivo nazionale di settore anziché dell’accordo integrativo regionale che, al contrario, contemplava un rimborso forfettario più sfavorevole.

Secondo la Suprema Corte, al caso di specie va applicata la disposizione più favorevole del contratto collettivo nazionale non perché sia di livello superiore bensì perché il contratto collettivo territoriale espressamente faceva salvi i trattamenti economici maggiormente favorevoli.

Secondo i Giudici di legittimità, ne consegue che i contratti territoriali possono perfino prevedere condizioni peggiorative rispetto a quelli nazionali [2].

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