Qual è la corretta retribuzione durante le ferie

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Lo stipendio da versare al dipendente durante il periodo di ferie non può mai essere inferiore a quello normalmente percepito: diversamente verrebbe scoraggiato il godimento del riposo sancito dalla Costituzione.

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Semmai ti dovessi accorgere che, nel mese di ferie, la tua busta paga è inferiore rispetto a quella degli altri mesi è molto probabile che ci sia stato un errore; sicché hai diritto alle differenze retributive. Secondo infatti la giurisprudenza comunitaria e quella della Cassazione, un eventuale taglio dello stipendio durante le ferie potrebbe scoraggiare il lavoratore dal godere del suo diritto irrinunciabile al riposo annuale. Ma allora qual è la corretta retribuzione durante le ferie?

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Cerchiamo di comprenderlo alla luce della più recente giurisprudenza.

Come deve essere calcolata la retribuzione durante le ferie?

Secondo la Corte di cassazione (sentenza n. 284 del 4 gennaio 2024), la retribuzione durante le ferie deve essere sostanzialmente equiparabile a quella ordinaria che il lavoratore riceve durante il normale periodo di lavoro. Questo principio è confermato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, che sostiene l’importanza di garantire ai lavoratori un riposo effettivo senza penalizzazioni economiche.

È legale chiedere ai lavoratori di rinunciare alle ferie?

La recente ordinanza della Corte di cassazione afferma che ogni incentivo o sollecitazione volto a indurre i lavoratori a rinunciare alle ferie è incompatibile con le finalità della normativa europea. Tali pratiche vanno contro l’obiettivo di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

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Sicché, ciascun dipendente non può mai rinunciare, neanche in cambio di una retribuzione, al periodo minimo di ferie annuali che è pari ad almeno 4 settimane all’anno per tutti i lavoratori. I contratti collettivi possono prevedere un periodo superiore.

Di queste quattro settimane:

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Cosa dice la Corte di giustizia dell’Unione europea sulle ferie?

Anche la Corte UE afferma l’assoluto divieto di monetizzare le ferie, almeno per quanto riguarda il periodo minimo previsto dall’ordinamento, pari appunto a 4 settimane. Il dipendente potrebbe rinunciare solo all’ulteriore periodo di ferie previsto dal contratto collettivo nazionale (CCNL) in cambio di una retribuzione adeguata.

È appena il caso di ricordare che le sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea hanno un’efficacia vincolante, diretta e prevalente sull’ordinamento nazionale, come affermato dalla Corte costituzionale (sentenze n. 168 del 1981 e n. 170 del 1984). Ciò significa che le interpretazioni fornite dalla Corte di giustizia UE sulle norme comunitarie sono applicabili direttamente e universalmente all’interno dell’Unione Europea.

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Cosa comprende la retribuzione durante il periodo delle ferie annuali?

Alla luce della giurisprudenza che abbiamo appena citato, nella retribuzione dovuta nel periodo delle ferie annuali devono essere inclusi tutti gli importi legati all’esecuzione delle mansioni e correlati allo status personale e professionale del lavoratore. Lo stesso vale anche l’indennità dovuta ai dipendenti in caso di mancato godimento delle ferie, per come previsto dall’articolo 7 della direttiva 88 del 2003.

Sono escluse alcune indennità aggiuntive dal calcolo della retribuzione per le ferie?

In linea generale, alcune indennità aggiuntive correlate a mansioni specifiche possono essere escluse dal calcolo della retribuzione per le ferie. Tuttavia, la valutazione di queste eccezioni spetta al giudice nazionale, che deve condurla nel rispetto dei principi europei e nazionali, assicurando che non ci siano finalità che possano dissuadere il lavoratore dal godere delle ferie.

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