Si può svuotare il conto corrente per evitare il pignoramento?
Cosa rischia il debitore che preleva tutto il denaro che ha in banca per sottrarlo ai creditori?
È normale che, se non hai pagato qualche debito e temi che il creditore possa pignorarti i beni, la prima cosa che cercherai di tutelare è il tuo conto in banca. Ci sono i risparmi di una vita, il futuro tuo e della tua famiglia, probabilmente anche il necessario che ti servirà per quando andrai in pensione. Ma si può svuotare il conto corrente per evitare il pignoramento?
La domanda non è peregrina. Come noto infatti l’articolo 2901 del codice civile consente al creditore di revocare, entro cinque anni, ogni atto con cui il debitore tenti di svuotare il proprio patrimonio. Vi ricadono innanzitutto le donazioni ma anche le vendite se si riesce a dimostrare che l’acquirente era consapevole del danno arrecato al creditore.
Immaginiamo quindi il caso di una persona che, temendo il pignoramento del proprio conto corrente, esegua un bonifico a favore di un familiare, come moglie, figlio, fratello o genitore. Ebbene: tale bonifico è revocabile?
Per dare una risposta a questo interessante e frequente quesito, sarà necessario fare alcune precisazioni preliminari per comprendere se e in che modo il creditore potrebbe venire a conoscenza di tale trasferimento di somme da un conto a un altro.
Indice
Come avviene il pignoramento del conto corrente?
Il pignoramento del conto corrente non arriva a sorpresa, sul più bello. Innanzitutto il creditore deve procurarsi un “titolo”, ossia una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo nei confronti del debitore. Sono sufficienti anche assegni e cambiali protestate oppure – ipotesi piuttosto frequente – un contratto di
Anche la sentenza di primo grado, benché appellabile, costituisce già un titolo, mentre il decreto ingiuntivo lo diventa solo se non viene opposto entro 40 giorni.
Il titolo deve essere notificato al debitore insieme (o precedentemente) all’atto di precetto. Il precetto è un ultimo avviso che concede al debitore 10 giorni di tempo per pagare.
Fatta eccezione per alcune situazioni particolari, il creditore non ha la facoltà di procedere con l’azione esecutiva fino al compimento di 10 giorni dalla notificazione del precetto e, in ogni caso, deve agire entro il limite massimo di 90 giorni da tale notifica. Trascorso questo ultimo termine, il precetto perde efficacia.
L’atto di precetto costituisce quindi l’ultima occasione per il debitore di estinguere il proprio debito e scongiurare l’avvio delle procedure esecutive.
Fatto ciò, il creditore può finalmente scegliere quali beni del debitore “espropriare” per rivalersi su di essi. La nostra attenzione, in questa sede, ricade sul conto corrente bancario o postale.
La procedura con cui il creditore cerca di bloccare i fondi disponibili sul conto del debitore prende il nome di pignoramento presso terzi.
Ma come fa il creditore a sapere presso quale banca il debitore ha depositato i propri soldi? Esiste un archivio, chiamato Registro dei rapporti finanziari (si tratta di una sezione della più ampia Anagrafe tributaria) ove sono indicati tutti i rapporti bancari tra i cittadini italiani e gli istituti di credito. Questo database è alimentato con le informazioni che le stesse banche forniscono all’Agenzia delle Entrate per combattere l’evasione fiscale. Ma ad esso possono accedere anche i creditori che, muniti di titolo e dopo la notifica del precetto, abbiano ottenuto prima l’autorizzazione del Presidente Tribunale. Dunque, una volta ottenuto tale “lascia passare” (che viene rilasciato a semplice richiesta), il creditore può sapere presso quale banca il debitore ha il conto corrente. Ed è lì quindi che, a colpo sicuro, effettuerà il pignoramento.
“Colpo sicuro”… si fa per dire! Perché il Registro dei rapporti finanziari rivela solo in quale istituto si trova il conto, ma nulla dice in merito all’entità della giacenza o alla lista dei movimenti. Questo aspetto è molto importante ai fini di ciò che andremo a chiarire di qui a breve per comprendere se
Ritorniamo alla procedura del pignoramento presso terzi da dove l’avevamo lasciata.
A questo punto, l’ufficiale giudiziario notifica l’atto di pignoramento sia al debitore che all’ente gestore del conto (la banca o Poste Italiane). Da quel momento in poi, le somme restano “congelate”. L’istituto bancario sarà cioè costretto a immobilizzare tutti i fondi già depositati (e quelli che verranno accreditati successivamente) nel conto, fino a copertura dell’importo dovuto, agendo nel rispetto dei limiti definiti dalla normativa vigente. Il tutto in attesa dell’udienza in tribunale (la cui data è indicata sull’atto di precetto), durante la quale il giudice assegnerà le somme bloccate al creditore procedente.
Nello stesso tempo, però, il terzo pignorato – ossia la banca – è tenuto a comunicare al creditore procedente quanti soldi ci sono sul conto corrente, entro 10 giorni dal ricevimento del pignoramento. In questo modo, il creditore potrà decidere se portare avanti la procedura (con l’iscrizione a ruolo del pignoramento) o abbandonarla qualora non vi siano fondi sufficienti.
Come evitare il pignoramento del denaro sul conto corrente?
Se il tuo conto corrente è attivo, scordati di sperare in un accordo col creditore. Perché mai questi dovrebbe accettare un saldo e stralcio sapendo che può ottenere soddisfazione completa?
Ciò che potresti fare, purché prima che la banca riceva la notifica dell’atto di pignoramento (e non certo dopo visto che, da quel momento, le somme saranno “bloccate”), è svuotare il conto corrente con un bonifico a favore di un terzo.
Devi sapere a riguardo che:
- i prelievi in contanti dal conto sono liberi: la banca può solo chiederti chiarimenti se sfori 10mila euro;
- puoi aprire un conto corrente a tuo nome presso un’altra banca e poi fare un bonifico. Il pignoramento del primo conto infatti non si estende al secondo (se non dopo un’ulteriore e autonoma procedura di pignoramento);
- puoi fare un bonifico a favore di un familiare qualificandolo come “donazione”: attenzione però a firmare un atto con cui dichiarate, tra voi, l’intento simulatorio. Diversamente, il donatario potrebbe un giorno rifiutarsi di restituirti il denaro in quanto la donazione è irrevocabile;
- non dovrai accreditare sul tuo conto ulteriori somme fino alla conclusione del procedimento esecutivo. Infatti, il pignoramento potrebbe colpire eventuali importi depositati o accreditati successivamente alla notifica e fino all’udienza di assegnazione in tribunale.
Cosa rischio in caso di bonifico prima del pignoramento?
Come detto in apertura, il trasferimento di qualsiasi bene effettuato dal debitore in favore di un terzo può essere oggetto di un’azione revocatoria, in particolare se non è giustificato da una motivazione valida, come il pagamento di un debito esistente o il corrispettivo per la vendita di un bene.
Lo scopo principale di tale azione è permettere al creditore di rendere inefficace un atto di disposizione, sia esso a titolo oneroso o gratuito, che il debitore ha compiuto, riducendo così il patrimonio disponibile per soddisfare il credito.
Tale azione può essere intrapresa entro un termine di 5 anni dall’esecuzione della transazione.
Tuttavia, il creditore non ha accesso alla lista movimenti sul conto, né la banca può fornirgliela. Anche l’accesso al Registro dei rapporti finanziari non rivela eventuali bonifici anteriori. Dunque, di fatto, l’azione revocatoria sui bonifici effettuati prima della notifica del pignoramento è praticamente impossibile, e il debitore esecutato non rischia nulla.
Come evitare il pignoramento del conto corrente con gli assegni
Un’altra strategia per ridurre i fondi disponibili sul conto consiste nell’emissione di uno o più assegni circolari, a favore del debitore stesso o di un terzo. La banca, per emettere l’assegno circolare, preleva i fondi presenti, in quel momento, sul conto corrente del debitore. Di conseguenza, l’importo dell’assegno circolare verrà sottratto dalla disponibilità finanziaria del correntista. In questo modo, quando il creditore notificherà il pignoramento, l’istituto di credito fornirà una dichiarazione “negativa” di insussistenza di fondi sul conto.
L’assegno poi potrà essere revocato dal debitore entro tre anni, consentendo il recupero del relativo importo, ma dovrà essere custodito con molta attenzione fino ad allora.
Come proteggere i soldi depositandoli in una cassetta di sicurezza
Si può svuotare il conto corrente per evitare il pignoramento ricorrendo a un’altra tattica: il ritiro dei fondi dal conto corrente e il loro deposito all’interno di una cassetta di sicurezza presso la banca. Il contenuto di tali cassaforti è mantenuto in condizioni di riservatezza. Nonostante ciò, esiste la possibilità che il creditore scopra l’esistenza della cassetta attraverso un’indagine presso il Registro dei Rapporti finanziari.
Inoltre, anche il contenuto di una cassetta di sicurezza può essere sottoposto a pignoramento, una volta che il creditore ne sia venuto a conoscenza, sebbene questa sia un’ipotesi non sempre attuata.
A differenza del pignoramento di un conto corrente, di titoli finanziari o di altri tipi di depositi presso istituti bancari, il pignoramento del contenuto di una cassetta di sicurezza non avviene seguendo la procedura del pignoramento presso terzi, bensì tramite un pignoramento mobiliare diretto.