Come fare una donazione chiedendo qualcosa in cambio

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Quando si possono prevedere obblighi per chi riceve la donazione; cosa succede se non vengono rispettati; come funziona la donazione modale.

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Un regalo è qualcosa che si dovrebbe fare gratuitamente e disinteressatamente; ma quando diventa importante – una casa, una collezione di valore, un’attività commerciale redditizia, una notevole somma di denaro – magari ci si aspetta una riconoscenza tangibile da chi lo riceve. Insomma, si vorrebbe ottenere qualcosa di concreto a fronte del dono fatto, e anche assicurarsi che il donatario assuma formalmente questo impegno e lo rispetti. Ma si può fare una donazione chiedendo qualcosa in cambio? In alcuni casi sì: adesso ti spieghiamo

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come funziona questo meccanismo, tecnicamente chiamato «donazione modale»: è uno schema espressamente previsto dalla legge.

Ti diciamo subito che ci sono grosse opportunità pratiche utilizzando questo strumento, soprattutto perché può essere completamente esentasse: secondo una recentissima sentenza della Cassazione [1] – che si è occupata di un caso in cui un padre aveva donato la sua farmacia al figlio, chiedendogli in cambio una grossa somma di denaro per «riequilibrare i rapporti familiari»: mezzo milione di euro, da versare in 10 rate annuali di 50mila ciascuna – l’onere apposto alla donazione principale costituisce, a sua volta una donazione, perciò se è compiuta tra familiari stretti e non supera gli ampi limiti previsti (un milione di euro) non è soggetta ad imposte.

Donazione modale: cos’è e come funziona

Secondo l’

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articolo 793 del Codice civile, alla donazione può essere apposto un onere: si tratta di una condizione, prevista in una apposita clausola del contratto, con cui il donante impone un obbligo a colui che riceve la donazione.

In questo modo il donatario diventa vincolato a rispettare tale adempimento, se vuole ricevere i beni donati e mantenerli nel tempo. Volendo, potremmo parlare quasi di un ricatto, ma in senso perfettamente lecito: il donatario è gravato da un modus (termine latino che tradotto in italiano significa misura, limite, regola, e in linguaggio giuridico viene inteso nel senso di onere) che gli impone, se intende accettare la donazione fatta in suo favore, di rispettare la condizione stabilita dal donante.

Donazione modale: quali garanzie per chi la compie?

Per l’adempimento dell’onere potrà agire, oltre il donante che lo ha stabilito nel contratto, qualsiasi persona interessata, anche mentre il donante stesso è ancora in vita; ovviamente, si tratterà di qualcuno che si aspetta un vantaggio dalla condizione apposta alla donazione e vuole riceverlo, perciò è disposto ad agire legalmente contro il donatario che pur avendo ricevuto i beni non sta rispettando le condizioni stabilite.

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Il donante può anche cautelarsi dal mancato rispetto dei patti stabilendo sin dall’inizio, cioè nell’atto di donazione, un’ipotesi di risoluzione del contratto per inadempimento dell’onere: in questo modo i beni ricevuti dal donatario dovranno essere restituiti. L’azione legale potrà essere esercitata dal donante stesso o, dopo la sua morte, anche dai suoi eredi, in maniera da estendere notevolmente l’efficacia nel tempo di questo strumento.

Donazione modale: quali obblighi per chi la riceve?

Gli obblighi di adempimento dell’onere posti in capo al donatario non sono illimitati: sono circoscritti al valore della cosa donata. Ad esempio, se dono un fabbricato diroccato, fatiscente o comunque in cattivo stato di manutenzione, non posso pretendere che chi lo riceve lo ristrutturi a sue spese, spendendo molto di più del valore dell’immobile.

Il donatario, accettando la donazione modale, assume l’obbligo di adempiere all’onere imposto dal donante, ma solo nei limiti del valore dei beni ricevuti.

In altre parole, l’onere apposto alla donazione non può

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mai superare il valore della donazione stessa, altrimenti verrebbe snaturata la causa tipica di questo contratto, annullando l’arricchimento patrimoniale del donatario, che è l’elemento caratteristico della donazione.

Va precisato che la condizione modale, oltre a non dover essere eccessiva rispetto al valore del bene donato, non può neppure essere impossibile da realizzare (ad esempio: ti dono l’appartamento solo se vincerai i campionati mondiali di tennis, ma tu hai 50 anni e non sai neppure giocare), né illecita (donazione di un milione di euro se uccidi una determinata persona): tali condizioni renderebbero nulla l’intera donazione, se ne hanno costituito il motivo determinante (così dispone l’articolo 794 del Codice civile).

Perché la donazione modale resta un contratto gratuito

L’onere, però, non va inteso come un corrispettivo stabilito in favore del donante, ma soltanto come una limitazione dell’attribuzione patrimoniale fatta, che in una certa misura ne riduce il valore. Così il contratto rimane

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a titolo gratuito, nonostante l’apposizione di un onere, sempre che esso rispetti la condizione essenziale di non oltrepassare il valore dei beni donati.

Secondo la Corte di Cassazione [2] la previsione di un onere gravante sulla donazione costituisce un’applicazione lecita dello schema generale con cui si attribuisce al donatario il beneficio principale, pur circoscrivendolo con un determinato vincolo, secondo le intenzioni del donante; questo non snatura lo spirito di liberalità che è e rimane tipico della donazione, anche quando si realizza in questa forma modale.

Donazione modale: esempi

I casi più frequenti in cui viene utilizzato lo schema tipico della donazione modale sono:

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