Durante il congedo parentale si può fare un altro lavoro?

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Licenziamento durante il congedo parentale: quali sono i limiti?

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Il congedo parentale è un periodo di astensione dal lavoro retribuita che viene concessa ai genitori per accudire un figlio appena nato o adottato. Si tratta di un diritto fondamentale che spetta tanto al padre, quanto alla madre, anche congiuntamente. Poiché scopo del congedo è, da un lato, tutelare il bambino e, dall’altro, assicurare al genitore il tempo necessario alla sua cura ed assistenza, così importante nei primi mesi di vita, è vietato utilizzare tale permesso per finalità diverse da quelle che gli sono proprie. E se qualcuno si stesse chiedendo se durante il congedo parentale si può fare un altro lavoro

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(come spesso avviene durante la malattia, comportamento in tal caso lecito solo se non pregiudica la guarigione e non entra in concorrenza con il datore di lavoro) la risposta è assolutamente negativa. Lo ha detto il Tribunale di Torre Annunziata nella sentenza del 17 aprile 2024.

Abuso del congedo parentale

Il caso in questione riguardava un dipendente che aveva richiesto e ottenuto un congedo parentale di dieci giorni per occuparsi del proprio figlio minore. Tuttavia, invece di fare ciò, il lavoratore veniva sorpreso a svolgere un’attività remunerata come parcheggiatore in una località balneare, attività completamente disgiunta dalle responsabilità genitoriali per cui aveva ottenuto il permesso.

Le indagini erano state condotte da un’agenzia investigativa su incarico del datore di lavoro che, venuto a conoscenza di tale comportamento, aveva deciso di licenziare il dipendente per giusta causa.

Il Tribunale di Torre Annunziata ha convalidato la risoluzione del contratto di lavoro per “giusta causa”. Il giudice ha ricordato che il

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congedo parentale, sebbene sia un diritto potestativo, non esime il lavoratore dall’osservare principi di buona fede e correttezza. Tale congedo deve essere utilizzato per la cura diretta del bambino e non per svolgere altre attività lavorative o personali.

La Corte ha chiarito che ogni abuso del congedo parentale, che si manifesta attraverso l’utilizzo del tempo di assenza dal lavoro per fini diversi da quelli previsti dalla legge, può legittimamente portare a un licenziamento disciplinare. Tali azioni minano il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente e violano le condizioni previste per la concessione del beneficio.

La Cassazione sul secondo lavoro durante il congedo parentale

La sentenza si allinea con la giurisprudenza della Corte di Cassazione (sent. n. 16207/2008 e 609/2018), secondo cui il congedo parentale abusivamente utilizzato per svolgere attività lavorative esterne costituisce un abuso del diritto. Tale comportamento non solo priva il datore della prestazione lavorativa durante il periodo di congedo, ma comporta anche una

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indebita percezione di benefici previdenziali. Quest’ultima precisazione non è da sottovalutare. Ogni volta infatti in cui, in passato, la giurisprudenza ha parlato di «abuso dei benefici previdenziali» – come per l’abuso dei permessi della Legge 104/1992 – ha inteso riferirsi anche alle implicazioni penali della condotta, suscettibile di condurre a una incriminazione per il reato di indebita percezione di contributi statali e quindi di truffa ai danni dell’Inps. È successo spesso quando il lavoratore, assente dall’ufficio durante i tre giorni di permesso retribuito per la cura del familiare disabile, ha svolto attività personali, prive di alcuna connessione con l’attività di assistenza.

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