Recensioni false da profili fake: come tutelarsi?

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Diffamazione online: come difendersi dai profili fake che danneggiano le attività commerciali. Come denunciare le recensioni false.

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Un nostro lettore ci scrive per segnalare il comportamento scorretto di Google: il motore di ricerca non tutela le piccole attività che ricevono recensioni false da profili fake, solitamente rivolte a diffamare il l’esercizio commerciale e/o per “eliminare” la concorrenza dal mercato. Vediamo allora come tutelarsi in ipotesi di questo tipo.

È chiaro che, in casi del genere, la prima cosa da fare è segnalare la recensione falsa a Google utilizzando l’apposita funzione messa a disposizione da tale motore di ricerca e rivolta proprio a individuare i comportamenti scorretti degli utenti.

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Tuttavia, non sempre la piattaforma interviene tempestivamente. A volte ignora la richiesta. Tale situazione crea a volte un grosso danno alle attività, specie a quelle più piccole. Dunque, come muoversi in questi casi? Ecco qualche consiglio pratico.

Recensioni false: sono reato?

La recensione inviata da un profilo fake integra innanzitutto il reato di sostituzione di persona, indipendentemente dal contenuto stesso del giudizio postato.

Se la recensione è rivolta a sottrarre clientela a un competitor si può configurare l’illecito della concorrenza sleale e di truffa in commercio. Leggi sul punto Recensioni false online: quali conseguenze?

Se i toni della recensione sono forti, ingiuriosi e offensivi scatta anche il reato di diffamazione aggravata. Quest’ultimo prescinde dal fatto che l’account utilizzato per il commento sia reale o fasullo. Anche un cliente effettivo può rispondere di tale illecito penale, se la recensione travalica il diritto di critica e diventa solo un mezzo per attaccare gratuitamente la reputazione personale o professionale dell’esercente.

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Si può denunciare per recensioni false?

Nei casi appena menzionati è possibile:

Si può agire contro Google che non rimuove le recensioni false?

Come intuibile, il buon esito delle azioni civili e/o penali contro il responsabile dipende esclusivamente dall’identificazione di quest’ultimo, un compito però non sempre facile e talvolta lungo (tanto da determinare poi l’estinzione del reato per prescrizione).

Il soggetto diffamato ha però un’altra carta nella manica:

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l’azione legale contro Google.

La sentenza della Corte di Giustizia Europea del 13 maggio 2014 (C-131/12) ha infatti sancito che Google, in quanto tratta i dati dei soggetti “indicizzati”, ne è anche responsabile. Egli quindi ha perso la “neutralità” che prima gli veniva riconosciuta dalla legge e dalla giurisprudenza.

La pronuncia in commento (sebbene emessa con riferimento alla richiesta di diritto all’oblio presentata da un utente) ha il merito di aver assegnato al motore di ricerca una corresponsabilità per i danni che, tramite la sua piattaforma, gli utenti abbiano subito a causa di altrui condotte illecite.

La recente sentenza europea individua invece una precisa responsabilità dei motori di ricerca generalisti, ritenuta strategica per la tutela della sfera personale di un cittadino, qualora le informazioni che lo riguardano non siano più considerate rilevanti per la collettività o siano di natura diffamatoria.

Il gestore dell’attività commerciale pertanto può:

Si tratta dunque di una soluzione piuttosto articolata e costosa, non priva di rischi (come qualsiasi azione giudiziaria comporta), ma che potrebbe definitivamente sbloccare il problema. Inoltre, non è necessario intentare tante azioni quante sono le recensioni false: ne basta una sola, poiché l’illecito – la mancata cancellazione nonostante la segnalazione – è da considerarsi unitario.

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