L'invio di un messaggio o un'email offensiva è diffamazione?

Aggiungi un commento
Annuncio pubblicitario

Cosa rientra nella diffamazione e quali parole fanno scattare il reato.

Annuncio pubblicitario

Offendere qualcuno può costituire reato solo se la persona offesa non è presente e se, al suo posto, ci sono almeno due persone a sentire o leggere la frase oltraggiosa. Questo significa che l’invio di un messaggio o un’email offensiva è diffamazione se indirizzata a più di un destinatario e, tra questi, non è compreso colui di cui si parla male. Lo stesso dicasi per le chat su gruppi chiusi come quelli di WhatsApp.

Sintetizzata così, la questione legale sembra di facile soluzione. Ma esistono numerose zone d’ombra. Si pensi al caso di chi invia un’email ad una sola persona mentre un’altra è in copia nascosta. O all’ipotesi in cui l’indirizzo email del destinatario può essere potenzialmente letto da più soggetti (ad esempio: segreteria@nome-dell-azienda.it).

Annuncio pubblicitario

In questo articolo, cercheremo di fare il punto della situazione spiegando innanzitutto quando un messaggio è diffamatorio (ossia quali parole non sono consentite e fanno scattare il reato). Dopodiché ci soffermeremo sullo specifico caso della posta elettronica e vedremo quando inviare un’email o un messaggio fa scattare la diffamazione e quando invece no.

Quando un messaggio è diffamatorio

La diffamazione si verifica quando qualcuno comunica a terzi informazioni o giudizi personali che ledono l’onore o la reputazione di un’altra persona. Tali opinioni o fatti non devono essere necessariamente falsi. Si può diffamare una persona anche dicendo la verità. E questo perché la legge vieta qualsiasi forma di lesione all’altrui onore e reputazione. Ad esempio, scrivere un post su Facebook in cui si insinua che l’amministratore di condominio ha rubato è reato anche se, successivamente, una sentenza penale dovesse confermare tale circostanza.

Annuncio pubblicitario

Possiamo quindi dire che, se diffondere notizie false è sempre diffamazione, quando invece queste sono vere la diffamazione scatta solo nella misura in cui la loro diffusione possa arrecare un danno alla reputazione o all’immagine del soggetto in questione.

Utilizzare linguaggio offensivo o dispregiativo riferito a una persona in presenza di altri costituisce diffamazione.

L’elemento essenziale per comprendere quando un messaggio è diffamatorio è quello della “continenza”, ossia la moderazione nel linguaggio. Il giudizio personale rientra nella critica, ma questa non può trasmodare in un gratuito attacco all’altrui decoro personale, morale o professionale. Pertanto ben venga la critica contro un professionista, ma non anche l’insinuazione che questi sia corrotto o ignorante. Sarebbero attacchi eccessivi che vanno a ledere la sua reputazione, anche se fondati su elementi di fatto documentabili.

Quando il post sui social è diffamazione?

La sentenza n. 33994/2024 della Cassazione ha sdoganato il linguaggio duro e aspro su internet.

Annuncio pubblicitario

La Corte ha testualmente scritto: «Bisogna considerare che il successo dei social network ha ridotto la sensibilità collettiva. Pertanto, deve ritenersi acquisita una maggiore tolleranza verso un lessico grossolano».

In tema di diffamazione, al fine di valutare il rispetto del canone della continenza, occorre contestualizzare le espressioni intrinsecamente ingiuriose, ossia valutarle in relazione al contesto spazio-temporale e dialettico nel quale sono state profferite, e verificare se i toni utilizzati dall’agente, pur forti e sferzanti, non risultino meramente gratuiti, ma siano invece pertinenti al tema in discussione e proporzionati al fatto narrato e al concetto da esprimere.

Prima di parlare di diffamazione va effettuata una corretta contestualizzazione della vicenda sul social network, calando cioè le espressioni adoperate nel contesto epocale attuale dei social che hanno accelerato il processo di progressiva “secolarizzazione” della sensibilità collettiva».

Quando il messaggio in chat è diffamazione?

Una volta parlato del linguaggio, veniamo al secondo presupposto della diffamazione: l’assenza della vittima e la presenza di almeno due persone. Cosa succede nelle chat? Ci sono diverse possibilità:

Annuncio pubblicitario

Quando l’email è diffamazione

La mail inviata a un solo destinatario non è diffamazione perché, come detto, il reato richiede la presenza di più soggetti. Se però uno di questi è in copia (anche nascosta) c’è diffamazione.

Secondo la Cassazione (sent. n. 34697 del 13 settembre 2024), la mail diffamatoria inviata a un indirizzo potenzialmente consultabile da più individui non è diffamazione. Difatti la possibilità che la riservatezza della posta elettronica possa essere violata non significa affatto la trasformazione del mezzo in un veicolo di pubblicità.

Annuncio pubblicitario

Inoltre il reato di diffamazione può essere integrato anche qualora il reo comunichi con una sola persona solo se ciò avvenga con modalità tali che detta notizia sicuramente venga a conoscenza di altri ed egli si rappresenti e voglia tale evento. È ciò che succede, ad esempio, quando l’espressione offensiva sia contenuta in un messaggio o un’email che, per sua natura, sia destinata ad essere visionato da più persone.

«Di regola – peraltro in conformità al diritto costituzionalmente tutelato alla libera manifestazione del pensiero sancito dall’art. 21 Cost. – il requisito della comunicazione con più persone idoneo a integrare il delitto di diffamazione non sussiste nel caso di comunicazione confidenziale la cui diffusione sia esclusivamente opera del destinatario della confidenza, in quanto manca un’espressa volontà del soggetto attivo di destinare alla divulgazione il contenuto della comunicazione».

Come non commettere diffamazione?

Per evitare di incorrere nel reato di diffamazione, è importante verificare le fonti, evitare linguaggio offensivo (utilizzando un tono rispettoso e professionale), non divulgare informazioni che, per quanto pubbliche e non riservate, attengono all’onore e all’immagine di una persona.

Sostieni laleggepertutti.it

Non dare per scontata la nostra esistenza. Se puoi accedere gratuitamente a queste informazioni è perché ci sono uomini, non macchine, che lavorano per te ogni giorno. Le recenti crisi hanno tuttavia affossato l’editoria online. Anche noi, con grossi sacrifici, portiamo avanti questo progetto per garantire a tutti un’informazione giuridica indipendente e trasparente. Ti chiediamo un sostegno, una piccola donazione che ci consenta di andare avanti e non chiudere come stanno facendo già numerosi siti. Se ci troverai domani online sarà anche merito tuo. Diventa sostenitore clicca qui