Quanto rimane il THC nella saliva?
I tempi medi e massimi di permanenza della cannabis: quando e come la sostanza può essere rilevata dai test salivari utilizzati da Polizia e Carabinieri durante i controlli su strada.
Con l’entrata in vigore del nuovo Codice della strada, che adesso punisce chi guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti anche se non è più sotto il loro effetto alterante (è il noto discorso del «lucido sì, lucido no, ti tolgo la patente e non la rivedi più»), molti nostri lettori – evidentemente preoccupati di risultare positivi ai test se hanno fumato una “canna” qualche giorno prima – ci tempestano di domande chiedendo: quanto rimane il THC nella saliva?
Il THC è il principio attivo della cannabis (marjiuana): può permanere nell’organismo – e in particolare nelle mucose e nei fluidi corporei – parecchio tempo dopo aver fumato assumendo quella sostanza, che viene rilevata dai
Mentre il test del capello riesce a dimostrare l’assunzione addirittura fino a 6 mesi prima, nel sangue, nelle urine e soprattutto nella saliva la sostanza scompare molto più in fretta perché viene metabolizzata. Così, già a distanza di pochi giorni non è più possibile rilevarne la presenza attraverso i pur sofisticati e sensibili test in dotazione alle forze dell’ordine (che riescono a individuarla anche quando è in quantitativo minimo: precisamente, di 10 o 25 nanogrammi per millilitro, in base al tipo di apparecchio utilizzato).
Ma precisamente quanto tempo occorre perché il THC residuato dopo l’assunzione di cannabis venga eliminato dall’organismo? Una cosa è certa e te la evidenziamo subito: non è vero in assoluto, come qualcuno dice – compreso il ministro Salvini – che il THC dura solo 8 ore e non oltre. In realtà la risposta è più complessa è dipende da numerosi fattori, tra cui principalmente spiccano i seguenti:
- la quantità assunta e la frequenza del consumo (poche boccate di fumo occasionale, o una “canna” intera, o diversi spinelli nell’arco di una giornata; la situazione peggiora per i consumatori abituali, in quanto il THC tende ad accumularsi nell’organismo);
- le caratteristiche fisiche dell’assuntore (età, sesso, peso corporeo, ecc.) e il suo metabolismo individuale, che a sua volta può variare in base a determinati comportamenti (attività sportiva, tipo di alimentazione, stile di vita sedentario, contemporanea assunzione di bevande alcoliche o di farmaci, ecc.);
- l’assunzione di farmaci contenenti cannabinoidi ed oppiacei che potrebbero dar luogo, durante l’esecuzione dei test, a “falsi positivi” (attualmente non è prevista un’esenzione dalla punibilità penale per chi fa uso di questi prodotti terapeutici, neppure se prescritti con ricetta medica: è in corso un tavolo tecnico per definire i parametri e le soglie, in modo da risolvere queste frequenti situazioni).
Alcuni studi scientifici ampiamente divulgati in questi giorni (ma risalenti al 2014) evidenziano che si potrebbe risultare
Invece la maggior parte della letteratura medica, chimica e tossicologica in materia concorda su un punto fondamentale, che ci fornisce la risposta al nostro quesito di partenza: i tempi medi di permanenza del THC nella saliva non superano quasi mai le 24 ore. Il valore può essere molto più basso – dunque anche di 12 ore, o di 8 ore ed ancora meno – in base ai fattori che abbiamo menzionato, e tra questi, soprattutto, il quantitativo assunto e la frequenza del consumo.
Ad esempio, un recente studio dell’UOC Dipendenze di Bergamo, pubblicato a ottobre del 2023, e basato su quasi 300 soggetti analizzati, quantifica il tempo di permanenza del THC nella saliva fino a 14 ore
In conclusione, è bene non mettersi alla guida se non sono trascorse almeno 24 ore dall’ultima assunzione di cannabis: è questa la soglia “prudenziale” di sicurezza, che consente, nella maggior parte dei casi, di rispettare l’articolo 187 del Codice della strada e, dal lato pratico, di evitare la positività agli implacabili e sensibilissimi test salivari in dotazione alle forze dell’ordine.