Spese postali condominio: chi paga la corrispondenza e come?

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Ripartizione spese postali condominio: in parti uguali o in base ai millesimi? Dipende dal tipo di corrispondenza. Ecco la guida completa.

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La gestione di un condominio comporta una serie di spese, tra cui quelle postali per l’invio di convocazioni, verbali e altre comunicazioni. Ma come vengono ripartite queste spese? La domanda che sorge spontanea è come si ripartiscono le spese postali in condominio? Chi paga la corrispondenza e come?

La domanda sorge spontanea per il fatto che alcuni condomini potrebbero avere la PEC e chiedere le convocazioni all’indirizzo di posta elettronica, così sollevando il condominio dai costi postali. Questa disponibilità potrebbe portare loro a non voler pagare le raccomandate per gli altri residenti.

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In questa guida, analizzeremo in dettaglio la normativa sulla divisione delle spese condominiali (articolo 1123 del Codice Civile), la giurisprudenza e le diverse interpretazioni, fornendo esempi pratici.

Qual è la regola generale per la ripartizione delle spese condominiali?

L’articolo 1123 del Codice Civile stabilisce tre criteri generali per la ripartizione delle spese condominiali:

Come si dividono le spese postali in condominio?

Tradizionalmente, le spese postali per l’invio di convocazioni di assemblea e verbali ai condòmini assenti sono state considerate spese generali, da ripartire tra tutti i condòmini in base ai millesimi di proprietà (Tribunale di Cosenza, sentenza 90/2021). A contribuire devono quindi essere tutti i condomini, ivi compresi quelli che ricevono la notifica sulla PEC o con fax. Anche nel caso in cui la riunione sia richiesta solo da alcuni condomini, le spese postali per le convocazioni sono ripartite tra tutti i residenti.

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Sebbene la regola generale preveda la ripartizione in base ai millesimi, nella pratica, le spese postali per le convocazioni di assemblea vengono spesso ripartite in parti uguali tra tutti i condòmini. Questo perché, in genere, la convocazione è la stessa per tutti e il costo dell’invio (affrancatura) è uguale per ogni condomino. Si tratta di una semplificazione pratica, che non contrasta con la legge, se accettata dall’assemblea all’unanimità o prevista dal regolamento condominiale contrattuale (ossia approvato all’unanimità o allegato a tutti gli atti di compravendita).

Quando le spese postali possono essere ripartite in base all’uso (comma 2)?

La giurisprudenza più recente (Cassazione, sentenza 12573/2019 e 18503/2020) ha chiarito che le spese postali per comunicazioni individuali (solleciti di pagamento, diffide, chiarimenti specifici, ecc.) possono essere ripartite in base all’uso, cioè addebitate al singolo condomino che ha reso necessaria la comunicazione.

La Cassazione ritiene necessario “valutare la natura dell’attività resa al singolo condomino”. Significa che l’amministratore (e, in caso di contestazione, il giudice) deve valutare se la spesa postale è stata sostenuta per un’esigenza generale del condominio (e quindi va ripartita tra tutti) o per un’esigenza specifica di un singolo condomino (e quindi va addebitata a lui).

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Ecco alcuni esempi pratici:

Cosa succede se l’assemblea addebita ingiustamente le spese postali a un singolo condomino?

Se l’assemblea addebita a un singolo condomino spese postali che dovrebbero essere ripartite tra tutti, o viceversa, la delibera è annullabile. Il condomino può impugnare la delibera entro 30 giorni (dalla data della delibera per i dissenzienti o astenuti, dalla data di comunicazione del verbale per gli assenti).

Come si ripartiscono le spese per le cassette postali?

La giurisprudenza ritiene che la spesa che il condominio affronta per la collocazione, riparazione o sostituzione delle cassette delle lettere debba essere ripartita tra tutti i condomini in misura uguale e non secondo millesimi.

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