Premi di produzione: definizione, tipologie, calcolo e tassazione

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Come funzionano i premi di produzione? Qui la nostra guida con tutto quello che devi sapere.

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Grazie alla Legge di Bilancio 2025, i lavoratori beneficiari di premi di produzione potranno godere per ancora 2 anni dell’aliquota IRPEF al 5% sulle somme in denaro percepite. Vediamo, quindi, quanti e quali tipi di premi di produzione esistono, quando si applica la tassazione agevolata e come calcolare il valore netto di un premio.

Cos’è un premio di produzione

Con l’espressione “

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premio di produzione” si intende una forma di gratificazione economica aggiuntiva corrisposta al dipendente che ha raggiunto obiettivi aziendali o individuali prestabiliti.

Gli obiettivi variano a seconda dell’azienda, ma solitamente si dividono in:

Premesso che i premi di produzione sono tra gli strumenti più efficaci per motivare i lavoratori e gratificarli, non è necessario che il piano premiale sia oggetto di un accordo scritto. È altresì vero, però, che l’esistenza di un formale accordo avallato dalle rappresentanze sindacali potrebbe portare a significativi vantaggi economici, soprattutto per i lavoratori beneficiari dei premi.

A tale proposito, è importante sapere che, se un premio in denaro viene erogato in base a un accordo individuale tra le parti e in assenza di un accordo collettivo, lo stesso verrà considerato un

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aumento del reddito per chi lo riceve, e sarà quindi soggetto alla tassazione ordinaria IRPEF.

La tassazione dei premi di produzione

Come anticipato all’inizio di questo articolo, la Legge di Bilancio 2025 ha prorogato fino al 2027 l’aliquota IRPEF ridotta al 5% sulle somme in denaro percepite come premio di produzione.

L’agevolazione si applica agli importi fino a 3.000 € lordi annui per i dipendenti del settore privato, ma a patto che il reddito da lavoro dipendente dell’anno precedente non abbia superato gli 80.000 €. Per le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nella costruzione del piano premiale, invece, il limite sale a 4.000 €.

Riguardo a quest’ultima condizione, la Circolare n. 28/E del 15.06.2016 specifica che «al fine di beneficiare dell’incremento dell’importo su cui applicare l’imposta sostitutiva, è quindi necessario che i lavoratori intervengano, operino ed esprimano opinioni che, in quello specifico contesto, siano considerate di pari livello, importanza e dignitàdi quelle espresse dai responsabili aziendali che vi partecipano con lo scopo di favorire un impegno “dal basso” che consenta di migliorare le

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prestazioni produttive e la qualità del prodotto e del lavoro. In presenza di tali forme di coinvolgimento paritetico dei lavoratori l’agevolazione può essere riconosciuta nel maggior limite di premio…».

Tornando al tema della tassazione, la normativa stabilisce che, per poter godere dell’agevolazione, è necessario che l’accordo premiale abbia natura collettiva (di tipo nazionale, territoriale o aziendale) e che sia frutto di accordo con le associazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale. In caso di contratti aziendali, avranno effetto quelli sottoscritti dalle RSA (Rappresentanze Sindacali Aziendali) o dalla RSU (Rappresentanza Sindacale Unitaria).

I premi erogati devono essere correlati a obiettivi di miglioramento misurabili e verificabili, e che il mancato rispetto di questo requisito può comportare l’applicazione dell’aliquota IRPEF ordinaria. Leggi sul punto Come cambia la busta paga nel 2025.

La tassazione agevolata rappresenta un vantaggio solo in capo al lavoratore e che nulla cambia, invece, in termini di costo aziendale. Ciò significa che le somme erogate a titolo di premio di produzione subiscono il medesimo

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costo del lavoro relativo alla retribuzione ordinaria.

Premi di produzione convertiti in welfare

Nel caso in cui il contratto collettivo lo preveda, un lavoratore beneficiario di un premio di produzione potrebbe decidere di convertire lo stesso in welfare, ovvero in beni e servizi erogati dal datore di lavoro.

Non contribuendo alla formazione del reddito complessivo, la conversione del premio di produzione in welfare scaturisce un duplice beneficio:

Tale vantaggio è limitato alle somme concesse a titolo di premio che possono godere del regime fiscale agevolate, e il cui limite massimo, ricordo ancora una volta, è di 3.000 € per il lavoratori dipendenti del settore privato e 4.000 € per le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nella costruzione del piano premiale.

Calcolo del premio di produzione: come passare dal lordo al netto

Supponiamo che un dipendente che percepisce una RAL di 25.000 € abbia ottenuto un premio di produzione lordo di

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3.000 €. Posto che l’aliquota IRPEF applicabile è del 5% e che i contributi previdenziali ammontano al 9,19% (275,70 €), per giungere al valore netto è sufficiente sottrarre i contributi previdenziali e le imposte dal premio lordo.

Tradotto in una formula:

La somma che il lavoratore riceverà in busta paga ammonta, quindi, a 2.588 €.

Supponiamo, adesso, che il premio non sia il risultato di un accordo aziendale e che la somma riconosciuta rientri nel reddito annuale. In questo caso, un premio con importo lordo di 3.000 € si tramuterebbe in un maggior netto di euro 1.913 € circa.

Tradotto in numeri: premesso che con 25.000 € di RAL il netto annuo stimato è di 20.875 € circa, sommando la RAL al premio (25.000 € + 3.000 €) otteniamo 28.000 € di reddito complessivo lordo.

Il nuovo netto annuale sale, quindi, a 22.790 € circa, con la somma aggiuntiva

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ricevuta dal lavoratore in busta pari a circa 1.913 €.

Considerazioni finali

Abbiamo capito che, se si desidera gestire correttamente l’erogazione di somme in denaro a titolo di premi di produttività destinati ai lavoratori dipendenti, è necessario:

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