Pedone investito: chi paga?

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Incidente stradale, investimento di pedone, responsabilità, presunzione di colpa, eccezioni e come ottenere (o evitare) il risarcimento.

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L’incubo di ogni automobilista: investire un pedone. Ma anche il terrore di ogni pedone: essere investito. Cosa succede in questi casi? Chi è responsabile? Se il pedone viene investito chi paga? E quanto?

La legge, in queste situazioni, tende a tutelare la parte più debole, il pedone; ma questo non significa che l’automobilista sia sempre colpevole. In questa guida, esploreremo le regole, le eccezioni, i diritti e i doveri di entrambe le parti, con l’aiuto di un caso reale deciso dal Tribunale di Termini Imerese. Capiremo quando scatta la responsabilità del conducente, come funziona la presunzione di colpa, e cosa significa “condotta imprevedibile” del pedone.

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L’automobilista si presume responsabile se investe un pedone?

L’investimento di un pedone è un evento che può avere conseguenze gravi, sia per il pedone che per l’automobilista. Vediamo cosa dice la legge e come comportarsi.

Il Codice Civile (art. 2054, comma 1) stabilisce una regola chiara: in caso di investimento, si presume che la colpa sia dell’automobilista. Questo significa che, a meno che l’automobilista non riesca a dimostrare il contrario, sarà considerato responsabile dell’incidente e dovrà risarcire i danni.

Cosa deve dimostrare l’automobilista per evitare la responsabilità?

Non basta dire “non l’ho visto”. L’automobilista, per liberarsi dalla responsabilità, deve provare di aver fatto tutto il possibile per evitare l’investimento. Questo significa dimostrare:

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  1. di aver rispettato il Codice della Strada: di aver guidato entro i limiti di velocità, di aver dato la precedenza dove necessario, di aver mantenuto la distanza di sicurezza, e così via;
  2. di aver guidato con prudenza: di aver prestato la massima attenzione alla strada e agli utenti, adattando la guida alle condizioni del traffico, della visibilità, del meteo. In altri termini, non basta rispettare i limiti di velocità: bisogna anche adottare una condotta prudente in relazione alle condizioni del traffico e della circolazione. Ad esempio in presenza di centri urbani o di marciapiedi bisognerà rallentare ulteriormente;
  3. di aver tentato di prevedere anche le altrui condotte imprudenti, come nel caso del pedone che attraversi senza guardare o che sbuchi sul più bello da un autobus di linea fermo alla stazione;
  4. che l’investimento era inevitabile: che, nonostante il rispetto di tutte le regole e la massima prudenza, non c’era oggettivamente modo di evitare l’impatto.

Quando l’investimento è inevitabile

L’investimento è considerato inevitabile quando il pedone tiene un comportamento imprevedibile e anormale. Cosa significa?

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  • imprevedibile: il pedone compare all’improvviso in un punto dove non era ragionevole aspettarselo. Non si tratta di un semplice attraversamento fuori dalle strisce, ma di una situazione in cui l’automobilista non poteva assolutamente prevedere la presenza del pedone;
  • anormale: il pedone viola gravemente le regole del Codice della Strada o le normali regole di prudenza.

Esempi di comportamenti imprevedibili e anormali

Pensiamo a un pedone che attraversa di corsa una strada a scorrimento veloce, di notte, fuori dalle strisce pedonali e sbucando da dietro un’auto parcheggiata. Oppure a un pedone che, in stato di ebbrezza, barcolla in mezzo alla carreggiata. O, ancora, a un pedone che attraversa con il semaforo rosso, correndo. In questi casi, se l’automobilista dimostra di aver guidato correttamente e di non aver avuto nessuna possibilità di evitare l’impatto, la sua responsabilità può essere esclusa o ridotta.

La vicenda

Una sentenza del Tribunale di Termini Imerese (n. 345/2025) ci offre un esempio interessante. Un uomo viene investito mentre spazza davanti al cancello di una ditta, durante una manovra di retromarcia di un’auto che aveva sbagliato strada. Il Tribunale ha condannato l’automobilista (e la sua assicurazione) a risarcire il pedone. Perché?

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Perché, anche se il pedone non si trovava sulle strisce pedonali, l’automobilista non ha dimostrato di aver fatto tutto il possibile per evitarlo. Lo spiazzo davanti alla ditta, pur essendo privato, era di uso pubblico. La manovra di retromarcia, in un luogo dove potevano esserci pedoni, richiedeva una cautela particolare. Inoltre il tribunale ha considerato le testimonianze e la compatibilità tra le lesioni e la dinamica dell’incidente.

Cosa fare subito dopo l’investimento?

Dopo l’incidente l’automobilista deve fermarsi, anche se ritiene che il pedone non si sia fatto male. Deve assicurarsi che questi non sia ferito, deve eventualmente prestare soccorso, ossia chiamare il 118 e le forze dell’ordine. Non può spostare il veicolo (se non è strettamente necessario) e deve attendere l’arrivo della polizia per fornire i propri dati al fine della compilazione del verbale. Il conducente che se ne va prima, può essere denunciato per il reato di fuga.

Se sei il pedone e se sei in grado, chiama aiuto e cerca testimoni. Fatti visitare da un medico, anche se ti senti bene. Conserva tutti i documenti e, se necessario, rivolgiti a un avvocato.

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Il risarcimento: cosa comprende?

Se l’automobilista viene ritenuto responsabile, il pedone ha diritto al risarcimento di tutti i danni subiti:

  • danni fisici: invalidità temporanea (i giorni in cui non hai potuto lavorare), invalidità permanente (se l’incidente ha causato lesioni permanenti);
  • danni morali: la sofferenza psicologica causata dall’incidente;
  • danni patrimoniali: spese mediche (presenti e future), la perdita di guadagno (se l’incidente ti ha impedito di lavorare) e il danneggiamento di eventuali oggetti (occhiali, vestiti, telefono, ecc.).

I danni vengono risarciti dalla assicurazione entro i limiti del massimale.

Se le ferite vengono giudicate gravi, il conducente risponde anche del reato di lesioni.

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