La banca può bloccare il conto per operazioni sospette? 

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La banca deve segnalare bonifici sospetti (D.Lgs. 231/07) ma non può bloccare il conto arbitrariamente. Blocco possibile per mancata adeguata verifica o pre-segnalazione UIF. Guida.

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Può capitare di scoprire che il proprio conto corrente è stato “congelato” all’improvviso dalla banca. In queste ipotesi, al correntista è impedito di eseguire qualsiasi operazione: prelievi, pagamenti, ecc. Spesso, tale misura è conseguenza di bonifici in entrata o in uscita che hanno attirato l’attenzione dell’istituto di credito, specie se di rilevante valore o se provenienti dall’estero. Ma la banca può bloccare il conto per operazioni sospette?

La risposta non è un semplice sì o no, ma si articola attraverso le maglie della complessa normativa antiriciclaggio, in particolare il Decreto Legislativo 231/2007. Questa legge impone alle banche e agli intermediari finanziari precisi doveri di vigilanza, per prevenire l’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio di denaro sporco o di autoriciclaggio (il reimpiego di fondi propri di provenienza illecita). Tuttavia, la stessa normativa stabilisce anche dei limiti all’azione della banca, a tutela dei diritti dei clienti.

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Comprendere il delicato equilibrio tra esigenze di controllo e diritti individuali è fondamentale per capire quando il blocco del conto corrente è legittimo e come comportarsi per risolvere la situazione nel modo più efficace e rapido possibile. Questa guida si propone di fare chiarezza, rispondendo alle domande più frequenti sull’argomento.

Quali sono gli obblighi principali della banca secondo la normativa antiriciclaggio?

Per capire

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quando e perché una banca può arrivare a bloccare un conto, è essenziale conoscere i doveri che la legge le impone per contrastare il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. Il D.Lgs. 231/2007, noto come Decreto Antiriciclaggio, delinea un quadro preciso di responsabilità per gli intermediari finanziari. Ecco i pilastri fondamentali della loro azione:

Adeguata verifica della clientela

Prima di instaurare un rapporto continuativo (come l’apertura di un conto) o eseguire un’operazione occasionale significativa, la banca deve identificare con certezza il cliente e il “titolare effettivo” del rapporto (la persona fisica che, in ultima istanza, possiede o controlla il conto o ne risulta beneficiaria). Non si tratta solo di acquisire un documento d’identità, ma anche di comprendere lo scopo e la natura del rapporto o dell’operazione.

Esempio pratico: quando apri un nuovo conto, la banca ti chiede documenti, informazioni sulla tua attività lavorativa, sul tuo reddito previsto, sulla provenienza dei fondi che depositi e sul tipo di operazioni che intendi effettuare (es. stipendio, pagamenti utenze, investimenti). Questo serve a creare il tuo “profilo”.

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Monitoraggio costante del rapporto

Gli obblighi non si esauriscono con l’apertura del conto. La banca deve controllare le operazioni effettuate dal cliente nel corso del tempo, per assicurarsi che siano coerenti con le informazioni fornite inizialmente e con il profilo di rischio associato al cliente stesso.

Esempio pratico: se hai dichiarato un reddito mensile da lavoro dipendente di 2.000€ e sul tuo conto iniziano ad arrivare bonifici frequenti di importo elevato (es. 10.000€) da soggetti sconosciuti o con causali generiche (“prestito”, “regalo”), la banca noterà questa anomalia rispetto al tuo profilo e potrebbe chiederti spiegazioni.

Segnalazione di operazioni sospette (SOS)

Se, nonostante le verifiche e il monitoraggio, la banca individua un’operazione o un comportamento che la induce a sospettare un tentativo di riciclaggio o autoriciclaggio, ha l’obbligo di inviare una Segnalazione di Operazione Sospetta (SOS) all’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (UIF), istituita presso la Banca d’Italia. Il sospetto, per innescare la segnalazione, deve basarsi su elementi concreti emersi dall’analisi dell’operatività.

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Esempio pratico: tre bonifici ricevuti in pochi giorni da paesi esteri considerati ad elevato rischio di riciclaggio, e per importi appena sotto la soglia di legge che attiverebbe controlli più stringenti, potrebbero far scattare una SOS.

Astensione dall’eseguire operazioni sospette

In determinate circostanze, specificate dalla normativa e dalle disposizioni attuative, la banca deve astenersi dall’eseguire un’operazione (richiesta dal cliente) per la quale sospetta attività di riciclaggio o finanziamento del terrorismo, fino a quando non ha effettuato la SOS all’UIF. Questo non significa bloccare l’intero conto, ma fermare quella specifica transazione in attesa della segnalazione.

Interruzione del rapporto in caso di impossibilità di adeguata verifica

Se la banca si trova nell’oggettiva impossibilità di adempiere agli obblighi di adeguata verifica della clientela (ad esempio, perché il cliente non fornisce i documenti richiesti, non aggiorna periodicamente il suo questionario informativo, fornisce informazioni palesemente false o si rifiuta di chiarire la natura di operazioni sospette),

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deve porre fine al rapporto continuativo. Questa interruzione può comportare, come conseguenza pratica, il blocco dell’operatività del conto in attesa della sua chiusura definitiva.

Quando la banca può legittimamente bloccare il mio conto corrente?

Il blocco del conto corrente da parte della banca è una misura drastica, che può avvenire principalmente in due scenari collegati agli obblighi antiriciclaggio:

  • sospetto concreto e fondato: la banca può decidere di limitare o bloccare l’operatività se ha elementi concreti per ritenere che siano in corso operazioni di riciclaggio o autoriciclaggio. Tuttavia, come vedremo, il semplice sospetto non basta per un blocco totale e prolungato;
  • impossibilità di completare l’adeguata verifica: questa è la causa più frequente e giuridicamente solida per un blocco che prelude alla chiusura del rapporto. Se la banca, a seguito di operazioni anomale (come i tre bonifici sospetti dell’esempio precedente), ti chiede chiarimenti, documenti sulla provenienza dei fondi o sull’identità del titolare effettivo, e tu non collabori, fornisci risposte evasive o documenti non idonei, la banca si trova nell’impossibilità di rispettare la legge. In questo caso, è obbligata a interrompere il rapporto. Il blocco del conto diventa allora una misura necessaria per impedire ulteriori operazioni non verificabili.

Ricevi diversi bonifici dall’estero. La banca ti invia una richiesta formale (PEC o raccomandata) chiedendoti di giustificare la natura di tali fondi e fornire documentazione di supporto entro un termine preciso. Se ignori la richiesta, il conto verrà probabilmente bloccato in vista della chiusura per impossibilità di adeguata verifica.

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È fondamentale che l’azione della banca avvenga sempre nel rispetto dei principi generali di correttezza e buona fede, sanciti dal Codice civile ed applicabili anche ai rapporti bancari. Un blocco immotivato, arbitrario o sproporzionato potrebbe essere considerato illegittimo.

Se la banca segnala un’operazione sospetta all’UIF, blocca automaticamente il conto?

Nel momento in cui la banca segnala alla UIF una operazione sospetta da te posta in essere, non necessariamente deve bloccarti anche il conto. È importante distinguere i due atti:

  • la Segnalazione di Operazione Sospetta (SOS) è un obbligo per la banca quando rileva elementi di sospetto secondo i criteri normativi;
  • il blocco del conto è una possibilità operativa, che però non è una conseguenza automatica della SOS.

La normativa antiriciclaggio, infatti, impone la segnalazione ma non prevede un obbligo generalizzato per la banca di bloccare il conto o limitare l’operatività del cliente solo perché è stata inviata una SOS. Come menzionato, la banca

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può astenersi dall’eseguire una specifica operazione sospetta prima di segnalarla, ma bloccare l’intero conto e i fondi già presenti è una misura ulteriore, che deve trovare una giustificazione specifica, come l’impossibilità di adeguata verifica o un provvedimento dell’autorità giudiziaria.

La banca può trattenere i miei soldi a tempo indeterminato se blocca il conto?

Assolutamente no, a meno che non intervenga un provvedimento specifico dell’Autorità giudiziaria (come un decreto di sequestro penale o preventivo). La normativa antiriciclaggio non conferisce alla banca il potere di “congelare” a tempo indefinito le somme presenti sul conto del cliente sulla base di un proprio sospetto o della sola segnalazione all’UIF.

La giurisprudenza, incluse decisioni dell’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) e sentenze di tribunali (es. Tribunale di Milano, sentenza n. 9665/2023; Tribunale di Venezia, sentenza n. 4659/2024), ha più volte ribadito che la banca non può trattenere le somme del cliente senza una valida base giuridica. Se il blocco è dovuto all’impossibilità di adeguata verifica, la banca deve procedere alla chiusura del rapporto secondo le modalità contrattuali e consentire al cliente, ove possibile e legale, di recuperare le somme residue.

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Cosa devo fare se la banca mi blocca il conto per operazioni sospette?

Se ti trovi in questa situazione, ecco alcuni passi consigliati.

Se la banca ti chiede documenti o informazioni per chiarire la natura delle operazioni e adempiere ai suoi obblighi di adeguata verifica, fornisci quanto richiesto in modo tempestivo e completo, purché le richieste siano pertinenti e legittime. La tua collaborazione è essenziale per risolvere l’impasse ed evitare che il blocco si protragga o si trasformi in chiusura del conto per tua “mancanza”.

Valuta se l’azione della banca è proporzionata alla situazione. Un blocco totale e immediato senza preavviso potrebbe essere giustificato solo da rischi elevatissimi e imminenti. Verifica che la banca stia agendo secondo buona fede.

Tieni traccia di tutte le comunicazioni con la banca (email, PEC, lettere), delle richieste ricevute e delle risposte fornite.

Se ritieni che il blocco sia illegittimo, immotivato, sproporzionato, o se la banca trattiene i tuoi fondi senza una valida giustificazione legale (soprattutto se avevi fornito in modo esaustivo tutti i chiarimenti richiesti), è fondamentale consultare un

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avvocato specializzato in diritto bancario. Il legale potrà valutare la tua situazione specifica, inviare una diffida formale alla banca, assisterti in un eventuale ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) o intraprendere un’azione legale per ottenere lo sblocco del conto e l’eventuale risarcimento dei danni subiti.

Conclusioni

In sintesi, la banca ha il potere, e in certi casi il dovere, di intervenire di fronte a operazioni sospette, arrivando anche a bloccare un conto corrente. Tuttavia, questo potere non è illimitato. Deve essere esercitato nel rispetto rigoroso della normativa antiriciclaggio (D.Lgs. 231/2007) e dei principi di correttezza e buona fede.

Il blocco è certamente legittimo se la banca non riesce a completare l’adeguata verifica della clientela a causa della mancata collaborazione del cliente stesso. La segnalazione all’UIF è obbligatoria in caso di sospetto, ma non implica automaticamente il blocco del conto.

Soprattutto, la banca non può trattenere indefinitamente i fondi del cliente senza una base giuridica solida. Conoscere i propri diritti e doveri, collaborare con trasparenza e non esitare a cercare assistenza legale qualificata sono i passi fondamentali per affrontare e risolvere efficacemente una situazione di blocco del conto.

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