Brutto voto o bocciatura alla maturità: si può fare ricorso?

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Guida legale completa e aggiornata all’esame di maturità. Copiare è un reato penale, il voto numerico non si discute (salvo eccezioni) e la scuola non è obbligata a organizzare corsi di recupero. Ecco cosa dicono i giudici e quando è possibile contestare l’esito.

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La “notte prima degli esami”, cantata da Venditti, è un rito che unisce generazioni di studenti, un mix di ansia, speranza e paura di fronte all’ostacolo più iconico del percorso scolastico italiano: l’esame di maturità. Ma oggi, sempre più spesso, l’esame non finisce con l’uscita dei quadri. Per molti studenti e le loro famiglie, la delusione per un voto ritenuto ingiusto, per una bocciatura inaspettata o per un’esclusione dall’esame si trasforma in un’azione legale, un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). Ma quali sono le reali possibilità di successo? E quando si può davvero contestare il giudizio di una commissione d’esame? Non sono in molti a chiedersi se, in caso di

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brutto voto o bocciatura alla maturità si può fare ricorso? Ebbene, questa guida è pensata per fare chiarezza sull’argomento, analizzando cosa dicono le sentenze dei giudici sui casi più frequenti: dalle regole di ammissione al reato di copiatura, fino alla contestazione dei voti e della lode mancata.

Si può essere non ammessi all’esame di maturità anche per una sola insufficienza?

In linea di principio, è possibile essere esclusi dall’esame di maturità per

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una sola insufficienza. L’ammissione all’esame di Stato non è automatica, ma è decisa dal consiglio di classe in sede di scrutinio finale. La presenza di una o più insufficienze può legittimamente portare alla non ammissione.

Tuttavia, il consiglio di classe ha un potere discrezionale. Può decidere di ammettere ugualmente uno studente anche in presenza di una insufficienza in una disciplina, ma in questo caso ha l’obbligo di fornire una motivazione specifica e adeguata per la sua scelta, tenendo conto del percorso complessivo dello studente.

Al contrario, di fronte a un quadro più compromesso, la non ammissione è una decisione difficilmente attaccabile. Ad esempio, il TAR di Milano (con la sentenza 1908 del 19 luglio 2023) ha respinto il ricorso di uno studente che era stato escluso dalla prova, ritenendo che il giudizio negativo espresso con tre insufficienze in altrettante materie fosse una motivazione più che sufficiente.

Se ho delle insufficienze, la scuola è obbligata a organizzarmi dei corsi di recupero per permettermi di essere ammesso?

Su questo punto la giurisprudenza è molto chiara:

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la scuola ha il dovere di informare tempestivamente le famiglie riguardo alle criticità e alle insufficienze dei figli, ma non ha l’obbligo di individuare e attivare interventi specifici di recupero per ogni singolo alunno.

Una volta che la famiglia è stata messa a conoscenza delle difficoltà, rientra tra i doveri educativi dei genitori attivarsi per supportare il figlio nello studio e nel recupero delle materie insufficienti, ad esempio tramite lezioni private o altre forme di aiuto (Tribunale di Salerno, prima sezione civile, sentenza 2461 del 5 giugno 2023).

Se vengo sorpreso a copiare durante una prova della maturità, cosa rischio?

Il rischio è molto alto e va ben oltre il semplice brutto voto. Chi viene sorpreso a copiare può, a seconda della gravità del fatto, vedersi annullata la singola prova o essere estromesso dall’esame di Stato.

La decisione deve essere presa dalla commissione d’esame, deve essere motivata e deve garantire il contraddittorio, cioè il diritto dello studente a essere sentito e a fornire le proprie spiegazioni. La commissione, nel decidere, deve tenere conto non solo dell’episodio in sé, ma dell’intero percorso scolastico dello studente, come indicato dai principi generali contenuti nell’articolo 5, comma 5, dell’ordinanza ministeriale 41/2012.

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In ogni caso, i docenti sono tenuti ad “assumere provvedimenti a fronte di condotte non conformi a elementari parametri di correttezza, come quello di copiare il compito assegnato” (TAR Liguria, sentenza 282 del 6 ottobre 2023).

Cosa si rischia se si viene scoperti a copiare all’esame di maturità?

Copiare durante esami e concorsi pubblici in Italia è un reato, previsto da una legge molto vecchia ma ancora in vigore, la Legge n. 475 del 1925. Tale condotta quindi comporta non solo l’esclusione dall’esame ma anche una condanna penale. Tale aspetto è spesso ignorato da molti studenti (e forse anche dai loro genitori).

La legge punisce con la reclusione da tre mesi a un anno chiunque presenti come propri lavori, dissertazioni, o tesi che siano opera di altri.

Cosa significa in pratica? Il reato è procedibile d’ufficio: non serve la denuncia di nessuno. L’insegnante di una scuola pubblica o equiparata che si accorge della copiatura, in qualità di pubblico ufficiale, ha l’obbligo di denunciare il fatto

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alle autorità competenti (Polizia o Procura della Repubblica).

Potrebbe essere punito a titolo di concorso nel reato anche lo studente che passa il compito o che fornisce le risposte.

Questo monito è particolarmente importante oggi, nell’era dell’intelligenza artificiale. Cedere alla tentazione di portare con sé smartphone, smartwatch o altri dispositivi elettronici per consultare di nascosto una chat AI potrebbe costare molto caro, non solo dal punto di vista del percorso scolastico, ma anche da quello penale.

Posso fare ricorso al TAR se ritengo che il mio voto di maturità sia ingiusto o troppo basso?

È possibile fare ricorso contro il voto ritenuto non corrispondente alla preparazione, ma le probabilità di successo sono estremamente basse. La giurisprudenza amministrativa è costante e consolidata su un principio molto chiaro: il voto numerico è l’espressione di un giudizio tecnico-discrezionale della commissione d’esame.

In quanto tale, si ritiene che il voto contenga in sé la sua stessa motivazione e non richieda ulteriori spiegazioni o chiarimenti da parte dei professori (TAR Ancona, sentenza 381 del 19 aprile 2024).

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Un giudice amministrativo non può sostituire la propria valutazione a quella della commissione, che è sovrana nel merito del giudizio. Può intervenire solo se riscontra vizi di manifesta illogicità, palese irragionevolezza o errori di procedura, che sono molto difficili da dimostrare.

Il TAR di Ancona ha respinto il ricorso di uno studente che, bocciato all’orale, si lamentava della “sbrigatività” dell’esame e del fatto che la votazione fosse stata espressa solo numericamente, senza spiegazioni aggiuntive. Per il tribunale, il voto numerico era sufficiente.

Se, pur avendo una media altissima, la commissione non mi concede la lode?

Mentre un voto come “8” o “9” non richiede spiegazioni, la decisione di non conferire la lode a uno studente che si presenta all’esame con i requisiti per ottenerla (ad esempio, il massimo dei crediti e il massimo punteggio in tutte le prove) deve essere motivata.

Lo ha precisato il TAR Campania con la sentenza n. 1176 del 19 febbraio 2024. Il motivo è che la lode, come previsto anche dal Dlgs 62/2017, non è un semplice voto, ma un riconoscimento che ha la funzione di valorizzare i percorsi di eccellenza. Negarla a uno studente meritevole, senza fornire alcuna spiegazione, sarebbe in contrasto con la missione formativa della scuola.

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Quali sono i requisiti per essere ammessi all’esame di maturità e si può contestare la non ammissione?

L’ammissione all’esame di Stato è deliberata dal Consiglio di Classe durante lo scrutinio finale. Per essere ammessi, gli studenti devono, di regola, soddisfare una serie di requisiti, tra cui:

  • aver frequentato almeno i tre quarti dell’orario annuale;
  • aver conseguito una votazione non inferiore a sei decimi in ogni disciplina (o gruppo di discipline) e nel comportamento;
  • aver partecipato alle prove INVALSI;
  • aver svolto le attività di PCTO (i percorsi per le competenze trasversali, ex alternanza scuola-lavoro).

Tuttavia, il Consiglio di Classe ha il potere discrezionale di ammettere uno studente anche in presenza di una insufficienza in una disciplina, a condizione che fornisca una motivazione adeguata che tenga conto del percorso complessivo dello studente e della sua capacità di affrontare comunque l’esame con successo.

È possibile contestare una non ammissione? Sì, ma con difficoltà. I motivi di contestazione validi non riguardano quasi mai il merito della valutazione (il giudice non può sostituirsi al giudizio dei professori), ma piuttosto vizi procedurali o di motivazione.

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Il TAR Lazio (sentenza n. 4639 del 2011) ha accolto il ricorso dei genitori di uno studente non ammesso perché la scuola non aveva rispettato le sue stesse regole interne, che prevedevano una comunicazione anticipata alle famiglie in caso di situazioni critiche, comunicazione che invece era avvenuta solo il giorno stesso della pubblicazione dei quadri.

Come deve svolgersi l’esame, in particolare il colloquio orale, per essere considerato valido?

Anche lo svolgimento delle prove deve seguire regole precise, la cui violazione può essere motivo di ricorso. Il colloquio orale, in particolare, è spesso oggetto di contestazioni. Secondo la normativa (D.Lgs. 62/2017) e le ordinanze ministeriali, il colloquio deve:

  • iniziare con l’analisi di un materiale scelto dalla commissione (un testo, un’immagine, un documento, ecc.);
  • includere l’esposizione dell’esperienza di PCTO;
  • prevedere la discussione delle prove scritte;
  • accertare le competenze di Cittadinanza e Costituzione;
  • essere condotto in modo equilibrato tra le diverse discipline, senza concentrarsi in modo sproporzionato su una sola materia (TAR Lazio, sentenza n. 3761 del 2011).

Anche una

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durata eccessivamente breve del colloquio, che non permetta al candidato di esprimere compiutamente la propria preparazione, può essere un vizio contestabile (TAR Emilia Romagna – Bologna, sentenza n. 149 del 2025). Infine, tutte le operazioni d’esame devono essere dettagliatamente verbalizzate per garantire la trasparenza dell’operato della commissione (TAR Lombardia – Milano, sentenza n. 4688 del 2000).

Bocciato alla maturità: quando e come posso fare ricorso?

Il ricorso al TAR contro un provvedimento scolastico si può fondare su due grandi categorie di vizi: la violazione di legge e l’eccesso di potere.

  • violazione di legge: si ha quando la commissione o la scuola non hanno applicato correttamente le norme che disciplinano l’esame (ad esempio, una composizione irregolare della commissione, un errore nel calcolo dei punteggi, la mancata discussione degli scritti durante il colloquio);

  • eccesso di potere: questo è il vizio più comune e si manifesta quando l’amministrazione, pur avendo il potere di decidere, lo esercita in modo scorretto. Le principali “figure sintomatiche” dell’eccesso di potere sono:

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    1. difetto di motivazione: la decisione negativa non è supportata da una motivazione che ne spieghi le ragioni;
    2. illogicità manifesta o contraddittorietà: il giudizio della commissione è palesemente irragionevole, incoerente o in contraddizione con altri atti (anche se, come vedremo, una discrepanza tra il curriculum e l’esito dell’esame non è di per sé un’illogicità);
    3. travisamento dei fatti: la valutazione si basa su un’erronea percezione della prova sostenuta dal candidato;
    4. disparità di trattamento: il candidato è stato trattato in modo ingiustificatamente diverso rispetto ad altri candidati in situazioni simili.

Il TAR Lazio (n. 3761/2011) ha annullato una bocciatura perché dal verbale “mancava un qualsiasi giudizio finale che potesse spiegare il motivo per cui i ricorrenti non siano stati ritenuti idonei e quali lacune siano state riscontrate”, rendendo il giudizio non congruo né logico.

La commissione deve tener conto del mio Piano Didattico Personalizzato (PDP) se sono uno studente con DSA o BES?

La mancata considerazione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP) o di un Piano Educativo Individualizzato (PEI) e il mancato adattamento delle modalità di svolgimento e di valutazione della prova costituiscono un grave vizio di legittimità.

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Il TAR di Bolzano (con ordinanza n. 115 del 2021), ad esempio, ha sospeso una bocciatura proprio perché la commissione non aveva tenuto conto del PDP dello studente, non aveva adattato la prova e non aveva utilizzato la griglia di valutazione specifica prevista dalla normativa per gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) o Bisogni Educativi Speciali (BES).

Se passo l’esame “con riserva” grazie a un’ordinanza del TAR, il mio ricorso contro la non ammissione viene annullato?

Questa è una questione procedurale complessa. Spesso, uno studente non ammesso fa ricorso al TAR e chiede, in via cautelare e urgente, di essere ammesso a sostenere le prove “con riserva”, in attesa della decisione finale. Cosa succede se poi lo studente supera l’esame?

In passato, la giurisprudenza riteneva che il superamento dell’esame di maturità “assorbisse” e sanasse il precedente giudizio negativo di non ammissione, rendendo il ricorso improcedibile per carenza di interesse (Consiglio di Stato, sentenza n. 1892 del 2009). È il cosiddetto

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principio dell’assorbimento.

Tuttavia, la giurisprudenza più recente ha precisato i limiti di questo principio. L’effetto di assorbimento non è automatico e si verifica solo se il superamento dell’esame è frutto di un giudizio globale positivo della commissione. Non basta raggiungere il punteggio minimo di 60/100 grazie ai crediti scolastici, se le prove d’esame (scritti e orale) sono state di fatto insufficienti (TAR Umbria, sentenze n. 581 e 577 del 2023).

Inoltre, anche dopo il superamento dell’esame, lo studente conserva l’interesse a ottenere una sentenza di merito favorevole sul suo ricorso, perché solo una sentenza di accoglimento può “consolidare” definitivamente il suo diploma e la sua carriera scolastica, mettendolo al riparo da ogni futura contestazione (Consiglio di Stato, sentenza n. 2727 del 2013).

Il caso del voto numerico: perché è così difficile contestarlo?

Come già visto in un’altra occasione, la giurisprudenza amministrativa è costante nel ritenere che il voto numerico esprima e sintetizzi in sé il giudizio tecnico-discrezionale della commissione d’esame. Non richiede, di regola, un’ulteriore e analitica motivazione. Per il giudice, un “5” o un “7” sono già una motivazione sufficiente.

Questo rende estremamente difficile contestare il merito di una valutazione, a meno che non si riesca a dimostrare un’evidente illogicità o un palese travisamento dei fatti.

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