Come sta andando il Decreto Sicurezza? Ecco cosa dice la Cassazione
La Suprema Corte pubblica la sua relazione ufficiale: troppi reati, rischio incostituzionalità, lesione dei diritti. Ecco i punti più criticati.
Il “Decreto Sicurezza” (D.L. 48/2025), convertito nella Legge 80/2025, è tra le norme più discusse degli ultimi anni. Criticato da molti per il suo impatto su libertà e diritti, è ora al centro di un’analisi ufficiale della Corte di Cassazione che ne valuta criticamente molti aspetti.
Con la relazione n. 33/2025, pubblicata il 23 giugno (trovi il testo completo in fondo a questo articolo) l’Ufficio del Massimario ha evidenziato le principali problematiche del provvedimento: uso eccessivo del diritto penale, anticipazione della soglia di punibilità
Indice
Troppi reati, troppe pene
Il Decreto Sicurezza ha introdotto nuove fattispecie di reato (tra cui occupazione abusiva di immobili, rivolta nei CPR e blocco stradale) e ha inasprito pene e aggravanti.
Secondo la Cassazione, queste norme mostrano un “ricorso accentuato allo strumento penale” e pongono problemi di compatibilità con il principio di offensività: in alcuni casi, infatti, si puniscono anche condotte potenzialmente innocue, in violazione del principio di offensività che è un cardine del diritto penale.
Colpiti anche i diritti fondamentali
Alcune disposizioni toccano la libertà di manifestazione e riunione, prevedendo il carcere per chi blocca una strada anche pacificamente. Altre aggravanti si applicano genericamente a chi delinque in prossimità di stazioni o metro, senza legame col luogo, sollevando perplessità sulla loro “ragionevolezza”.
Sotto accusa anche il metodo
Secondo la Corte, il decreto non rispondeva ai requisiti di necessità e urgenza previsti dall’articolo 77 della Costituzione. Il Governo, infatti, ha trasformato in decreto un disegno di legge già in discussione da tempo, così bypassando il Parlamento e travalicando il suo ruolo.
Anche la eterogeneità dei contenuti è motivo di critica: il decreto spazia dal terrorismo alla canapa light.
Canapa e diritto UE
Particolare rilievo è dato al divieto di commercializzazione delle infiorescenze di canapa, giudicato dalla Cassazione “ideologico e antiscientifico”, e potenzialmente in contrasto con il diritto dell’Unione Europea.
Conclusione
La Cassazione non “boccia” formalmente il decreto, ma lancia un chiaro allarme al legislatore. Le norme approvate rischiano di generare problemi applicativi e, in alcuni casi, essere dichiarate incostituzionali o disapplicate per contrasto con i trattati UE.
Scarica qui il testo completo della Relazione n. 33/2025 della Corte di Cassazione (PDF)