Alcolock, il trucco per aggirarlo: ecco cosa succede se soffia un altro

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Fatta la legge, trovato l’inganno: basta un “soffio” altrui per aggirare il blocco motore. Il sistema presenta una falla che rende vano il decreto Salvini.

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Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha firmato il decreto attuativo dell’alcolock, il dispositivo che impedisce l’accensione del veicolo se il conducente non è completamente sobrio. Il tasso alcolemico deve essere pari a zero: anche un valore minimo blocca la messa in moto. La sua funzione ufficiale, infatti, è proprio quella di “immobilizzatore”. L’installazione dell’alcolock è obbligatoria, a cura e spese del conducente, per chi è già stato sanzionato per guida in stato di ebbrezza costituente reato, ovvero con tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l. Chi non si adegua rischia multe salate. Ma l’ingegno degli italiani non ha limiti, e così già spuntano alcuni

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facili trucchi per beffare lo strumento. Ad esempio: che succede se soffia un altro?

Sicurezza stradale solo in teoria

Il ministro Salvini, nel comunicato ufficiale con cui ha annunciato la firma del decreto sull’alcolock – il provvedimento, a lungo atteso, che ora finalmente definisce caratteristiche e modalità di installazione del dispositivo – ha parlato di «deterrente per i recidivi», che potranno condurre solo veicoli dotati di questo apparecchio.

L’obiettivo dichiarato è: «scoraggiare la guida in stato di ebbrezza e aumentare la sicurezza stradale». Purtroppo, le cose non stanno proprio così: vediamo subito perché.

La falla nel sistema: così l’aggiramento è semplice

L’ingegno (o forse la furbizia) degli italiani sembra aver già trovato una

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falla sorprendente nel sistema di «controlli rigorosi» entrato in vigore con la recente riforma del Codice della strada: cosa succede se a soffiare non è il conducente, ma un’altra persona sobria? La risposta a questa banale domanda è semplice e allarmante: l’auto parte lo stesso, così rendendo, di fatto, inutile l’intero sistema.

Il trucco di far soffiare un altro purtroppo funziona

Il metodo più ovvio ed efficace, per eludere l’alcolock è quello di far soffiare nel boccaglio un’altra persona al posto del conducente: può essere, a seconda dei casi, il compagno o la compagna, un parente, un amico, un “socio”, un collega e, in generale, qualsiasi passeggero trasportato, anche se conosciuto occasionalmente.

Addirittura, potrebbe essere un semplice passante che, dopo aver effettuato il test e messo in moto la macchina, se ne va, lasciando il posto al vero conducente, magari ubriaco.

Insomma, basta avere a fianco qualcuno disponibile a prestarsi al gioco. Così tutto è semplice: se soffia un altro – purché almeno lui sia completamente sobrio in quel momento –

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la macchina si accende e parte. Ma a quel punto, quando il veicolo è già stato messo in moto, si potrebbe passare il volante al conducente ubriaco, e sarebbe lui, o lei, a guidare senza problemi. Con tutti i gravi pericoli per la sicurezza stradale che ne conseguono.

Cosa non è stato previsto e rende inutile il sistema

Questo metodo, praticamente alla portata di tutti, si basa su una grave falla del sistema: la mancata identificazione di chi esegue il test. Non è stato previsto alcun sistema di riconoscimento biometrico o facciale del soggetto, né tantomeno una telecamera che riprenda il conducente mentre si sottopone al test di partenza, rendendo il filmato disponibile per i successivi controlli della Polizia.

Ecco, quindi, perché adesso è così semplice aggirare l’alcolock: una volta avviato il motore grazie all’intervento di una persona che non ha bevuto e ha soffiato nell’etilometro di bordo, il conducente che invece è effettivamente sotto l’effetto dell’alcol può tranquillamente mettersi al volante, partire e diventare un pericolo per sé e per gli altri.

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Le lacune del decreto ministeriale

Nel sofisticato sistema progettato dal Ministero manca un dispositivo che identifichi con precisione chi ha realmente eseguito il test iniziale. Non è previsto un meccanismo di riconoscimento dell’identità. Dunque, non c’è attualmente nessun accorgimento tecnico per individuare la persona che ha soffiato nell’apparecchio. È una lacuna clamorosa.

Tutto il decreto si concentra minuziosamente sulle caratteristiche del dispositivo stesso, ma non prevede nulla sul modo in cui potrà essere effettivamente usato, anche in modo fraudolento. Perciò, le sostituzioni di persona sono facilissime da realizzare e difficili da scoprire a posteriori.

Perché i controlli successivi saranno inutili

Nonostante il dispositivo alcolock debba essere preliminarmente omologato e periodicamente tarato secondo la norma EN 50436, installato da officine autorizzate (che devono rilasciare un certificato) e preveda sigilli anti-manomissione, tutti questi accorgimenti diventano superflui perché possono essere

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facilmente bypassati se la persona che effettua il test non è il conducente effettivo del mezzo.

Tutto risulta inutile, se è così semplice far soffiare un altro al posto proprio: questo “etilometro di bordo” non se ne accorge. Il dispositivo registra soltanto, nella memoria interna, tutti i risultati dei test precedenti e di quello attuale, riportando, per ciascuno, data, ora e tasso alcolemico riscontrato; ma non dice nulla sull’identità di chi li ha compiuti.

Pertanto, se anche gli agenti volessero controllare questo “storico”, non potrebbero ricavare elementi utili, in mancanza del dato essenziale di riconoscimento dell’identità, indispensabile per capire: chi ha soffiato nell’apparecchio?

Inoltre, il problema è aggravato dal fatto che non è previsto alcun test ripetuto durante la guida, ad esempio ogni 30 minuti di tragitto. Il test avviene soltanto al momento dell’accensione del veicolo. Non c’è più nessun controllo durante la marcia.

Perciò, una volta sbloccato, il veicolo parte e può iniziare il suo viaggio, anche se nel frattempo la persona che aveva soffiato per superare il rilevamento alcolock passa il volante a un altro, che ben potrebbe essere il

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vero conducente ubriaco e non si è sottoposto ad alcun controllo. Per fare tutto questo basta lasciare il veicolo in moto (altrimenti bisogna ripetere la procedura dall’inizio).

Cosa può fare la Polizia?

Così anche i controlli formali svolti dalle pattuglie di Polizia sul dispositivo “beffato” diventano inutili: dall’installazione da parte di officine autorizzate, all’esibizione, in caso di controllo su strada, della documentazione tecnica dell’alcolock, oltre all’esame visivo dell’integrità o meno del sigillo compiuto dagli agenti.

Potrebbe risultare tutto regolare (come anche il possesso della patente con gli appositi codici limitativi, 68 o 69, per chi ha avuto precedenti per guida in stato di ebbrezza, e il codice 69 è dedicato proprio a chi può guidare solo con l’alcolock a bordo), ma con un conducente che in realtà è positivo all’alcol. E a quel punto l’unico modo per accertarlo sarebbe quello classico: fare l’etilometro sul posto al guidatore sospettato di ubriachezza, ma stavolta con l’apparecchio della Polizia, non con quello di bordo, e senza più alcuna possibilità di sostituzione del soggetto.

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Se l’alcolock è aggirabile, come garantire la sicurezza stradale?

Abbiamo visto che l’unico modo efficace per smascherare l’inganno di chi soffia nel’alcolock al posto di un altro resta sempre il metodo “tradizionale”: un test etilometrico della Polizia sul conducente fermato, senza possibilità di sostituzioni.

Lo scenario che abbiamo descritto è preoccupante e solleva seri interrogativi sull’efficacia del decreto ministeriale recentemente approvato, che, come abbiamo visto, non risolve affatto il problema di coloro che guidano ubriachi. Se l’obiettivo è garantire la sicurezza stradale e prevenire le stragi causate dall’alcol al volante, è necessario che il sistema sia privo di vulnerabilità così evidenti. Le falle e lacune che abbiamo individuato dovrebbero essere colmate al più presto.

In definitiva: un alcolock facilmente aggirabile rischia di trasformarsi in una mera formalità, svuotando di significato una normativa nata con le migliori intenzioni e rischiando di ridurla all’ennesima “illusione di legalità”: una parvenza di facciata, che i furbi e i malintenzionati ben sapranno come eludere. È davvero questa la soluzione che vogliamo per le nostre strade, oppure si potrebbe, e si dovrebbe, fare di meglio?

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