Strisce blu ovunque: il Comune può farlo?
Il Comune può eliminare tutti i parcheggi gratuiti (strisce bianche) e istituire solo aree di sosta a pagamento? Ecco quando le strisce blu sono legittime, i limiti di legge e i tuoi diritti come automobilista.
Giri per la tua città alla ricerca di un parcheggio. Strada dopo strada, la scena è sempre la stessa: una distesa infinita di strisce blu. I vecchi e rassicuranti parcheggi gratuiti, delimitati dalle strisce bianche, sembrano essere una specie in via di estinzione, un ricordo di un’epoca passata. Di fronte a parchimetri onnipresenti e alla necessità di pagare per ogni sosta, anche la più breve, la frustrazione sale e si trasforma in una domanda tanto semplice quanto fondamentale, che ogni automobilista si è posto almeno una volta:
Indice
Qual è la regola generale per i parcheggi a pagamento?
Il punto di partenza è una norma fondamentale del nostro ordinamento stradale: l’articolo 7, comma 8, del Codice della Strada. Questa disposizione stabilisce un principio di bilanciamento molto chiaro. Se un Comune decide di istituire delle aree di sosta a pagamento (le strisce blu), ha l’obbligo di prevedere, nelle immediate vicinanze, delle “adeguate aree destinate a parcheggio senza custodia”, ovvero i classici parcheggi gratuiti con le strisce bianche.
La legge non impone una rigida alternanza matematica (una via con strisce blu e una con strisce bianche), ma richiede che l’amministrazione, nell’organizzare la sosta, garantisca un equilibrio complessivo. Deve contemperare il suo interesse a rendere onerosa la sosta (magari per favorire la rotazione dei veicoli o per disincentivare l’uso dell’auto privata) con l’interesse della collettività a poter disporre di un numero adeguato di parcheggi liberi. Come ha affermato il Consiglio di Stato (con la sentenza n. 6916 del 2019), la regolamentazione mista della sosta è la regola generale.
Quando il Comune può istituire solo strisce blu, senza parcheggi gratuiti?
La stessa norma che stabilisce la regola generale, però, prevede anche delle deroghe espresse. Esistono delle zone specifiche in cui il Comune è autorizzato a istituire aree di sosta esclusivamente a pagamento, senza essere obbligato a creare parcheggi gratuiti nelle vicinanze. Queste zone sono tassativamente indicate e sono:
- le aree pedonali;
- le Zone a Traffico Limitato (ZTL);
- le cosiddette Zone “A”, come definite dal Decreto Ministeriale n. 1444 del 1968, che corrispondono ai centri storici e alle aree che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale.
- altre “zone di particolare rilevanza urbanistica”.
Mentre le prime tre categorie sono oggettive e facili da identificare, è proprio quest’ultima categoria a conferire ai Comuni la maggiore discrezionalità, ma è anche quella che richiede la motivazione più rigorosa.
Cosa si intende per “area di particolare rilevanza urbanistica”?
Questa è la deroga più utilizzata dalle amministrazioni per estendere le strisce blu. Tuttavia, non si tratta di una formula magica che il Comune può usare a suo piacimento. La giurisprudenza amministrativa ha stabilito che la delibera della Giunta comunale che individua un’area come “di particolare rilevanza urbanistica” deve essere supportata da una motivazione puntuale e rafforzata.
Non basta, come ha chiarito il TAR Liguria (con la sentenza n. 289 del 2012), limitarsi a copiare e incollare nella delibera le parole della legge, parlando genericamente di “esigenze del traffico”. L’amministrazione deve compiere un’istruttoria seria e approfondita, dimostrando con dati concreti perché, in quella specifica zona, sia necessario derogare alla regola generale dell’equilibrio tra parcheggi a pagamento e gratuiti.
Quali sono le motivazioni valide per eliminare i parcheggi gratuiti?
La giurisprudenza ha riconosciuto la legittimità di provvedimenti che hanno istituito solo strisce blu quando la motivazione del Comune era basata su elementi concreti e verificabili.
Esempio pratico A (Favorire la rotazione). In una zona ad alta densità commerciale, con molti negozi e uffici, il Comune può decidere di rendere tutti i parcheggi a pagamento per garantire una maggiore rotazione degli stalli, evitando che vengano occupati per l’intera giornata sempre dalle stesse auto (magari quelle dei lavoratori della zona) e favorendo così l’accesso dei clienti alle attività commerciali (come stabilito dal Consiglio di Stato, sentenza n. 5768 del 2013).
Esempio pratico B (Gestire gli “attrattori di traffico”). In un’area dove sono presenti grandi “attrattori di traffico” (come uno stadio, un teatro, un ospedale, un polo fieristico), che generano una fortissima pressione sulla domanda di sosta, il Comune può giustificare l’istituzione di sole strisce blu come strumento per regolare i flussi di traffico e contenere l’inquinamento.
Esempio pratico C (Contenere i “parcheggi di scambio”). Se l’istituzione di una ZTL o di un’ampia area a pagamento nel centro città spinge migliaia di automobilisti a parcheggiare selvaggiamente nelle zone residenziali immediatamente esterne, creando enormi disagi ai residenti, il Comune può legittimamente estendere le strisce blu anche a queste zone per gestire il fenomeno.
Quando, invece, la decisione del Comune di istituire solo strisce blu è illegittima?
La decisione del Comune è illegittima, e può essere annullata da un giudice amministrativo, quando è priva di una motivazione adeguata o quando risulta palesemente irragionevole.
Il caso deciso dal TAR Liguria (sentenza n. 289 del 2012) è emblematico. Il tribunale ha annullato la delibera del Comune di Genova che aveva introdotto le strisce blu in alcuni quartieri periferici senza prevedere alcuna alternativa gratuita. I motivi dell’annullamento sono stati due:
- motivazione generica e autoreferenziale: il Comune si era limitato a un vago riferimento alle “esigenze del traffico”, senza fornire alcuna analisi concreta sui flussi veicolari, sulla domanda di sosta o sui problemi specifici di quel quartiere;
- mancanza di un trasporto pubblico efficiente: i giudici hanno sottolineato che, in quelle zone, la rete di trasporto pubblico era carente e non rappresentava una valida alternativa all’uso dell’auto privata. In un contesto del genere, eliminare totalmente i parcheggi gratuiti non era una misura di regolazione del traffico, ma si traduceva in una vessazione per i residenti, costretti a pagare per poter semplicemente parcheggiare vicino a casa, senza avere alternative praticabili.