Rapire un cane è reato?

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Cosa rischia chi ruba un cane e chiede un riscatto? Non è un semplice furto. La guida completa e aggiornata che spiega perché si tratta di furto aggravato, estorsione e, a volte, persino di riciclaggio.

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La sparizione del proprio cane è uno degli incubi peggiori per chiunque ami un animale. Un vuoto improvviso, un’angoscia che toglie il fiato. Ma quando dietro questa sparizione non c’è uno smarrimento, ma un atto deliberato, un furto, magari seguito da una telefonata anonima che chiede un “riscatto” per riaverlo, al dolore si aggiunge la rabbia. In queste situazioni drammatiche, la domanda che sorge spontanea è: rapire un cane è reato? E cosa rischia chi compie un gesto così crudele? La risposta che arriva dalla legge e dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione è un sì forte e chiaro. Anche se il termine “rapimento” è tecnicamente improprio (perché si applica solo alle persone), la sottrazione di un animale d’affezione non è un illecito minore, ma un insieme di reati molto gravi, che vanno dal furto aggravato all’estorsione, fino a ipotesi sorprendenti come il riciclaggio.

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Si può applicare il reato di furto per un cane?

Rapire un cane è reato. Ma non ne esiste uno specificamente previsto per tale condotta. Bisogna “scomodare” altre fattispecie delittuose. Il primo e più immediato reato che si configura è quello di furto, previsto dall’articolo 624 del Codice Penale. Per la legge, infatti, gli animali d’affezione sono considerati a tutti gli effetti dei “beni mobili” che appartengono a una persona.

Come ha chiarito la Corte di Cassazione (sent. n. 36893 del 29/09/2022), gli animali da compagnia sono beni tutelati dalla legge e, come tali, possono essere oggetto di furto.

Perché si configuri il reato, devono sussistere tre elementi:

  1. la sottrazione: l’atto di togliere il cane dalla disponibilità del suo legittimo proprietario;
  2. l’impossessamento: il ladro inizia a comportarsi come se fosse il nuovo “padrone” dell’animale;
  3. il fine di profitto: il ladro agisce per trarre un vantaggio. La giurisprudenza ha chiarito che il “profitto” non deve essere per forza economico: può essere anche il semplice “soddisfacimento di un bisogno psichico”, come agire per dispetto o per vendetta nei confronti del proprietario (Cass. Pen., Sez. 5, n. 24066 del 22/06/2022). E, ovviamente, la volontà di chiedere un riscatto è la prova più palese del fine di profitto economico.

Quando il furto di un cane diventa “aggravato”?

È molto difficile che il furto di un cane sia considerato “semplice”. Nella maggior parte dei casi, scattano delle

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circostanze aggravanti che aumentano notevolmente la pena. Eccole:

  • furto in abitazione (art. 624-bis c.p.): questa è l’aggravante più comune e più grave. Scatta se il cane viene rubato non solo dall’interno di un appartamento, ma anche da un giardino, un cortile o qualsiasi altra pertinenza di una privata dimora. Anche un giardino è considerato un luogo di privata dimora (Cass. Pen., Sez. 7, n. 36893 del 29/09/2022);
  • violenza sulle cose (art. 625 c.p.): se per rubare il cane il ladro rompe una recinzione, taglia un guinzaglio o forza un cancello, scatta l’aggravante della violenza sulle cose;
  • uso di un mezzo fraudolento: se il ladro usa un inganno per farsi consegnare il cane (ad esempio, si finge un volontario di un canile o un dog-sitter).

Chiedere il riscatto per un cane rubato è reato?

Chi ruba il cane e chiede il riscatto commette un reato ancora più grave del furto: l’estorsione, prevista dall’articolo 629 del Codice Penale e punita con la reclusione da cinque a dieci anni.

Si ha estorsione quando una persona, con violenza o minaccia, costringe un’altra a fare qualcosa per ottenere un profitto ingiusto. Nel nostro caso:

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  • la minaccia: non è necessario che il ladro minacci di fare del male al cane (anche se purtroppo accade). La minaccia è implicita e potentissima: è la prospettiva di non restituire l’animale, causando al proprietario una sofferenza affettiva enorme e un danno patrimoniale;
  • la costrizione: la vittima viene messa di fronte a una scelta terribile e ineluttabile: pagare la somma richiesta o subire il danno minacciato, ovvero la perdita definitiva del proprio cane. Questa coartazione della volontà è l’elemento che fa scattare il reato di estorsione (Cass. Pen., Sez. 2, n. 46707 del 21/11/2023).

Quali altri illeciti si rischiano rubando un cane?

La catena di reati ipotizzabili a seguito della sottrazione di un cane non si ferma qui. A seconda delle azioni compiute dopo il furto, si possono configurare altri gravi illeciti, e in particolare questi:

  • riciclaggio (art. 648-bis c.p.): la Cassazione ha stabilito che commette il reato di riciclaggio chi, dopo aver rubato un cane, ne sostituisce il microchip identificativo. Questa azione, infatti, è considerata un’operazione finalizzata a “ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del bene”, che è proprio la condotta punita dalla norma sul riciclaggio (Cass. Pen., Sez. 2, n. 9533 del 21/03/2022);
  • ricettazione (art. 648 c.p.): se una persona non partecipa al furto, ma acquista o riceve il cane sapendo che è stato rubato, commette il reato di ricettazione;
  • maltrattamento o detenzione incompatibile (art. 727 c.p.): se il cane, dopo essere stato rubato, viene tenuto in condizioni che gli provocano “gravi sofferenze” (ad esempio, legato a una catena, o tenuto in un luogo angusto, senza cibo né acqua), chi lo detiene commette un ulteriore reato, quello di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura.

E se trovo un cane smarrito e chiedo una ricompensa per restituirlo?

Chi trova un cane smarrito (che, a differenza di un animale selvatico, ha sempre un proprietario) ha l’obbligo di denunciarne il ritrovamento alle autorità competenti (Polizia Locale o Servizio Veterinario dell’ASL).

Se, invece di denunciarlo, decidi di tenerlo per te, stai commettendo il reato di appropriazione indebita (art. 646 c.p.).

Chiedere una “ricompensa” è lecito. Ma se la richiesta si trasforma in una minaccia (“se non mi dai 200 euro, il cane non lo rivedi più”), la condotta si trasforma di nuovo in estorsione.

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