Dati rubati in hotel: quali sono i miei diritti e i rischi?

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Se i tuoi documenti vengono rubati da un hotel, la struttura è responsabile. Scopri cosa fare subito, quali sono i tuoi diritti secondo il GDPR e come chiedere il risarcimento per i danni subiti.

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Il check-in in un hotel è un gesto di routine: porgiamo il nostro documento d’identità, che viene rapidamente scansionato e archiviato. In quel momento, affidiamo alla struttura alberghiera non solo la nostra sicurezza fisica, ma anche quella dei nostri dati più personali e sensibili. Diamo per scontato che queste informazioni siano custodite con la massima cura. Ma cosa succede quando questa fiducia viene tradita? Quando un attacco informatico o una falla nella sicurezza espongono le scansioni ad alta risoluzione di migliaia di passaporti e carte d’identità, mettendole a disposizione di malintenzionati? Non si tratta di un’ipotesi remota, ma di un rischio concreto e sempre più diffuso. La domanda che sorge spontanea in un simile incubo è carica di ansia e incertezza: in caso di

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dati rubati in hotel, quali sono i miei diritti e i rischi a cui vado incontro? Il Regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR) fornisce strumenti di tutela molto potenti per le vittime, stabilendo chiare responsabilità a carico dell’albergo e specifici diritti per i clienti, incluso quello, fondamentale, al risarcimento del danno.

La responsabilità dell’hotel in caso di furto di dati

In caso di furto di dati personali dei clienti, la struttura alberghiera è considerata il Titolare del Trattamento ai sensi del GDPR e, come tale, ha una precisa e stringente responsabilità. Il furto massivo di documenti d’identità digitalizzati non è un evento fortuito, ma quasi sempre la conseguenza di una violazione dei suoi obblighi legali, in particolare quello di garantire la

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sicurezza dei dati. L’articolo 32 del GDPR impone al titolare di adottare “misure tecniche e organizzative adeguate” per proteggere i dati da accessi non autorizzati o furti. Queste misure includono, ad esempio, la cifratura dei file, sistemi di protezione contro attacchi hacker e procedure di conservazione sicura. Un data breach di tale portata suggerisce una palese carenza di queste misure, fondando la responsabilità dell’hotel.

Gli obblighi di comunicazione dell’hotel in caso di data breach

Quando si verifica una violazione dei dati, il GDPR impone al titolare del trattamento due obblighi di comunicazione tempestivi e fondamentali:

  1. l‘albergo ha l’obbligo di notificare la violazione all’autorità di controllo (il Garante per la Protezione dei Dati Personali) senza ingiustificato ritardo e, se possibile, entro 72 ore da quando ne è venuto a conoscenza;
  2. se la violazione presenta un “rischio elevato” per i diritti e le libertà delle persone – e il furto di documenti d’identità rientra pienamente in questa categoria – l’hotel deve comunicare l’accaduto a tutti i clienti interessati, senza ingiustificato ritardo. Lo scopo di questa comunicazione è permettere alle vittime di adottare le necessarie precauzioni per proteggersi.

Le azioni immediate che il cliente deve intraprendere

La prima e più importante azione da intraprendere nel momento in cui si viene a conoscenza del furto dei propri dati è quella di

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sporgere immediatamente una denuncia o querela alle forze dell’ordine (Polizia o Carabinieri). Questo atto formale è essenziale per potersi difendere da futuri usi illeciti della propria identità (ad esempio, l’apertura di finanziamenti o la stipula di contratti a proprio nome). Altre azioni fondamentali includono:

  • per la Carta d’Identità Elettronica (CIE), è necessario chiederne il blocco per impedirne l’uso online. Successivamente, si deve avviare la procedura per ottenere un nuovo documento. La stessa procedura vale per il passaporto;
  • se si teme che anche i dati delle carte di credito siano stati compromessi, è imperativo contattare subito la propria banca per bloccarle.

Il diritto al risarcimento del danno da parte dell’hotel

L’articolo 82 del GDPR stabilisce il diritto di ogni persona a ottenere un risarcimento per i danni, sia materiali che immateriali, causati da una violazione del regolamento. Il cliente può quindi avviare un’azione civile contro la struttura alberghiera per chiedere il risarcimento di tutti i pregiudizi subiti. I danni risarcibili includono:

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  • danno materiale: i costi sostenuti per rifare i documenti, le eventuali perdite economiche dirette subite a causa di frodi, le spese legali;
  • danno immateriale: include lo stress, l’ansia, la sofferenza psicologica e la paura derivanti dalla perdita di controllo sui propri dati e dal timore costante di un loro uso fraudolento. Deve essere precisamente dimostrato, non potendo essere desunto dal semplice illecito.

La necessità di attendere un furto d’identità effettivo per chiedere i danni

La giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha chiarito che non è necessario aver subito un’effettiva usurpazione d’identità per avere diritto al risarcimento del danno immateriale. La semplice perdita di controllo sui propri dati personali e la paura fondata che questi possano essere usati in modo illecito costituiscono, di per sé, un danno immateriale risarcibile. Il cliente non deve quindi attendere che il peggio accada per poter agire legalmente. Il risarcimento ha una funzione puramente compensativa e deve ristorare integralmente il danno subito, anche se di non grave entità.

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La possibilità di segnalare l’accaduto al Garante Privacy

Ogni cittadino ha il diritto di presentare un reclamo formale al Garante per la Protezione dei Dati Personali quando ritiene che i propri diritti siano stati violati. Il Garante può avviare un’istruttoria, accertare le violazioni da parte dell’hotel e imporre sanzioni amministrative pecuniarie anche molto elevate, oltre a ordinare all’azienda di adottare misure correttive per il futuro. Questa azione non esclude, ma si affianca, al diritto del singolo di agire in tribunale per il proprio risarcimento.

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