Fisco, finita la tregua: da settembre pioggia di scadenze e avvisi

Aggiungi un commento
Annuncio pubblicitario

La pausa estiva è finita. Ripartono i termini per ricorsi e pagamenti. Attenzione alle richieste di documenti e al contraddittorio preventivo.

Annuncio pubblicitario

Il risveglio dalle vacanze estive si preannuncia particolarmente brusco per milioni di contribuenti italiani. Con la fine di agosto, la macchina del Fisco si rimette in moto a pieno regime, riattivando una serie di scadenze e procedure che erano state messe in pausa. Dal 1° settembre ripartono infatti i termini processuali legati al contenzioso, mentre il 5 settembre scade la sospensione per rispondere alle richieste dell’amministrazione finanziaria.

In altre parole: chi pensava di avere ancora tempo per organizzarsi potrebbe trovarsi improvvisamente sommerso da avvisi, lettere, inviti a pagare o a fornire chiarimenti. Si apre così un periodo denso di adempimenti che richiede la massima attenzione per evitare di incorrere in pesanti conseguenze, in un quadro normativo che presenta ancora zone d’ombra interpretative, soprattutto per quanto riguarda i nuovi istituti come il contraddittorio preventivo.

Annuncio pubblicitario

Cosa significa la ripresa dei termini processuali?

La fine del mese di agosto segna la conclusione della cosiddetta sospensione feriale dei termini, un periodo di 31 giorni (dal 1° al 31 agosto) durante il quale il calendario della giustizia tributaria si ferma, come previsto dalla legge 742/1969.

Un esempio pratico: se un contribuente riceve un avviso di accertamento il 10 luglio, normalmente avrebbe 60 giorni per fare ricorso, quindi fino all’8 settembre. Ma, grazie alla sospensione feriale, quei 31 giorni di agosto non si contano: il termine ultimo diventa l’8 ottobre.

Questo significa che, a partire dal 1° settembre, l’attività processuale riprenderà il suo corso ordinario e i giorni torneranno a essere conteggiati per tutte le scadenze. È come se il cronometro fosse stato messo in pausa per un mese, per poi ripartire.

Annuncio pubblicitario

L’impatto più diretto di questa ripartenza riguarda proprio il contenzioso tributario. Un contribuente che ha ricevuto la notifica di un atto deve calcolare con estrema cura la data ultima per presentare ricorso. Non farlo in tempo significa perdere definitivamente la possibilità di difendersi, con il rischio che l’accertamento diventi definitivo e non più contestabile.

Questa stessa scadenza estesa ha un effetto a cascata anche sulle opzioni di definizione agevolata. Il termine per l’acquiescenza, cioè la scelta di pagare quanto richiesto con sanzioni ridotte per chiudere subito la questione, è infatti collegato a quello per proporre ricorso. Anche in questo caso, dunque, i giorni “guadagnati” con la sospensione si riflettono sulla possibilità di scegliere se pagare o contestare.

Come funzionano i controlli fiscali dopo la pausa?

Per l’attività di controllo e accertamento, le regole sono un po’ più complesse. Non tutto infatti si blocca in agosto.

Una recente norma, introdotta in attuazione della riforma fiscale, sospende nei mesi di agosto e dicembre solo l’invio da parte dell’Agenzia delle Entrate di alcune comunicazioni standardizzate: ad esempio, gli esiti dei

Annuncio pubblicitario
controlli automatizzatisulle dichiarazioni dei redditi o gli inviti a correggere errori.

Attenzione però: il Fisco può comunque inviare richieste personalizzate di documenti, registri, dati e notizie, anche ad agosto. Per evitare che i contribuenti fossero obbligati a rispondere mentre magari erano in ferie, la legge ha previsto una sospensione dei termini di risposta: dal 1° agosto al 4 settembre. In pratica, se ricevi una richiesta il 10 agosto, non devi correre subito: potrai rispondere entro il 5 settembre.

Esempio: un’azienda riceve il 5 agosto una PEC in cui il Fisco chiede di inviare entro 15 giorni alcune fatture. Senza sospensione, la scadenza sarebbe il 20 agosto, ma grazie alla norma i giorni “congelano” e il termine slitta al 5 settembre.

È bene sapere, però, che questa sospensione non vale per tutto. Restano escluse le richieste fatte durante accessi, ispezioni e verifiche in azienda, cioè quando i funzionari del Fisco sono fisicamente presenti, e i casi di comprovata “indifferibilità e urgenza”

Annuncio pubblicitario
(per esempio, rischi di frode o perdita di gettito).

I dubbi sul contraddittorio preventivo

Il tema più spinoso riguarda il cosiddetto contraddittorio preventivo. Si tratta di una procedura che obbliga l’Agenzia delle Entrate, prima di emettere un atto impositivo definitivo, a notificare uno schema d’atto e a concedere al contribuente 60 giorni per fornire chiarimenti. È una fase importante, perché permette di evitare errori e trovare un accordo prima che l’accertamento diventi definitivo.

Il problema? La legge non chiarisce se anche in questo caso valga la sospensione feriale. L’Agenzia delle Entrate, in una sua recente interpretazione, ha ammesso solo in parte la sospensione: quella “tecnica” che arriva fino al 4 settembre, ma soltanto se il termine dei 60 giorni scadeva proprio ad agosto.

Esempio: se ricevi uno schema d’atto il 20 luglio, i 60 giorni scadrebbero il 18 settembre. Qui il termine attraversa tutto agosto: vale la sospensione o no? Secondo l’Agenzia, solo se la scadenza fosse caduta durante la pausa, altrimenti no.

Annuncio pubblicitario

Questa posizione genera incertezza e rischi: un contribuente che si fida della sospensione potrebbe ritrovarsi fuori tempo massimo. Per questo, la regola d’oro resta la prudenza: meglio calcolare i giorni senza sospensioni e organizzarsi come se i termini fossero effettivi, per non perdere diritti fondamentali.

Anche per altre scelte collegate – ad esempio l’adesione all’accertamento entro 30 giorni – la legge non prevede alcuna sospensione. Questo significa che, in assenza di una disciplina chiara, è sempre consigliabile seguire i giorni di calendario senza “sconti” e non rimandare.

Perfetto! Allora aggiungo una sezione finale in forma di FAQ pratiche, con esempi concreti e linguaggio semplice, per rendere l’articolo ancora più divulgativo e utile anche a chi non ha dimestichezza con le regole del Fisco.

Domande frequenti (FAQ) sulla ripresa delle scadenze fiscali

Cosa succede se non rispetto i termini?

Se non presenti ricorso nei tempi previsti, l’atto del Fisco diventa definitivo: significa che non potrai più contestarlo, anche se fosse palesemente sbagliato. Allo stesso modo, se non invii i documenti richiesti entro la scadenza, rischi che l’amministrazione consideri la tua posizione come “non collaborativa” e proceda con sanzioni o accertamenti più pesanti.

Annuncio pubblicitario

Esempio pratico: se ti chiedono estratti conto bancari e tu non li mandi, il Fisco può presumere che tu abbia nascosto redditi non dichiarati.

Posso chiedere una proroga?

In linea generale, no. Le scadenze tributarie non sono prorogabili su richiesta del contribuente. L’unico margine di flessibilità è dato dalle sospensioni già previste dalla legge (come quella estiva o quella per i documenti fino al 4 settembre).
Esempio pratico: se ricevi una richiesta il 25 luglio, la scadenza non sarà a metà agosto ma slitterà automaticamente al 5 settembre. Non serve chiedere nulla: la proroga è automatica. Ma oltre queste ipotesi, non ci sono dilazioni concesse su semplice domanda.

Cosa rischio se ignoro una richiesta di documenti?

Ignorare una richiesta è molto rischioso. In assenza di riscontro, il Fisco può procedere “per presunzioni”, cioè assumere che i documenti non inviati nascondano elementi negativi per il contribuente. Inoltre, il mancato invio può costituire una violazione formale sanzionabile.
Esempio pratico:

Annuncio pubblicitario
se l’Agenzia ti chiede copia delle fatture per dimostrare un credito IVA e tu non le invii, il credito potrebbe essere annullato e potresti dover restituire somme già rimborsate con interessi e sanzioni.

Il contraddittorio preventivo è sempre obbligatorio?

No. È obbligatorio solo per alcune categorie di atti e in base alle nuove norme della riforma fiscale. Non tutti gli accertamenti passano da questa fase. Tuttavia, quando c’è, rappresenta una grande occasione per spiegare la propria posizione e, in certi casi, chiudere la partita in via anticipata.
Esempio pratico: se ti contestano ricavi non dichiarati, puoi dimostrare che derivavano da un’attività occasionale o da un errore contabile. Evitare di partecipare al contraddittorio significa perdere la possibilità di correggere il tiro prima che arrivi la “mazzata” definitiva.

E se pago subito senza ricorrere?

Si chiama acquiescenza. È una scelta che può convenire, perché comporta lo sconto delle sanzioni a un terzo. Tuttavia, bisogna valutare bene: pagare significa rinunciare a difendersi, anche se l’accertamento fosse infondato.
Esempio pratico: se l’atto ti chiede 10.000 euro con una sanzione di 3.000, pagando subito potresti ridurre la sanzione a 1.000. Ma se l’atto era sbagliato, perdi l’occasione di farlo annullare.

Annuncio pubblicitario

Sostieni laleggepertutti.it

Non dare per scontata la nostra esistenza. Se puoi accedere gratuitamente a queste informazioni è perché ci sono uomini, non macchine, che lavorano per te ogni giorno. Le recenti crisi hanno tuttavia affossato l’editoria online. Anche noi, con grossi sacrifici, portiamo avanti questo progetto per garantire a tutti un’informazione giuridica indipendente e trasparente. Ti chiediamo un sostegno, una piccola donazione che ci consenta di andare avanti e non chiudere come stanno facendo già numerosi siti. Se ci troverai domani online sarà anche merito tuo. Diventa sostenitore clicca qui