Ponte sullo Stretto: castello di bugie, ora decide la Corte dei Conti
Crolla il bluff “militare” del Ponte sullo Stretto. Il no degli USA espone l’artificio contabile e ora l’intera opera, basata su fondamenta fragili, rischia lo stop della Corte dei Conti.
Il sogno del Ponte sullo Stretto di Matteo Salvini rischia di infrangersi non contro le onde del mare, ma contro i freddi pareri della NATO e le severe valutazioni della Corte dei Conti. La bocciatura da parte degli alleati americani dell’ipotesi “dual use“, ovvero di un doppio utilizzo strategico-militare dell’opera, non è solo uno schiaffo diplomatico. È un terremoto che scuote le fondamenta giuridiche ed economiche su cui si regge l’intero progetto, svelando un potenziale artificio contabile che ora mette a rischio tutti i
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Perché il no della NATO è così pesante per il Ponte?
Il governo Meloni, per giustificare l’enorme spesa pubblica e farla rientrare negli impegni di riarmo, contava di classificare parte dei costi del Ponte sullo Stretto nella categoria “dual use“, prevista dagli accordi NATO per le infrastrutture critiche. La doccia fredda è arrivata direttamente da Washington: l’amministrazione Trump, tramite il suo ambasciatore, ha fatto sapere di non voler avallare alcun “maquillage ragionieristico”. La posizione è stata confermata da esperti di settore come Alessandro Marrone dell’Istituto Affari Internazionali, il quale ha chiarito che il ponte non presenta alcuna utilità strategica per le basi militari chiave in Sicilia, come Sigonella o Trapani-Birgi, bollando l’ipotesi come una palese “forzatura”. Questo parere non è una semplice opinione, ma demolisce il pilastro finanziario e strategico su cui l’Esecutivo aveva costruito la narrazione a sostegno dell’opera.
La bocciatura della NATO non è solo un problema di finanziamenti, ma apre una vera e propria voragine sul piano giuridico. Il governo, per aggirare i pareri ambientali negativi emessi in precedenza, aveva fatto leva proprio sul presunto “interesse pubblico e militare” dell’infrastruttura. Ora che questo interesse militare è stato smentito ufficialmente dagli stessi alleati strategici, l’intero castello di carte rischia di crollare. Come sottolineato da esponenti dell’opposizione come Angelo Bonelli, si profila il rischio concreto che la delibera CIPESS, l’atto amministrativo che ha sbloccato i fondi, sia viziata da un potenziale falso ideologico. In termini legali, si sarebbe attestata una motivazione non veritiera (l’utilità militare) per ottenere un via libera altrimenti impossibile, specialmente sul fronte ambientale.
La Corte dei Conti boccia il Ponte sullo stretto di Messina
In questo scenario di totale incertezza, tutti gli occhi sono puntati sulla Corte dei Conti. I giudici contabili hanno il compito di registrare e validare la delibera CIPESS che autorizza l’imponente spesa pubblica per il
Come reagisce la politica a questo possibile fallimento?
Mentre il Ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, tenta di rassicurare l’opinione pubblica affermando che l’opera è “interamente finanziata con risorse statali” e non è in discussione, la sua posizione appare sempre più isolata e difensiva. Le opposizioni e le parti sociali, come la CGIL, attaccano duramente, parlando di “artifici contabili” e di uno “sberleffo internazionale” che getta discredito sul Paese. La critica è feroce anche da parte di Italia Viva, che accusa il governo di dilettantismo e di aver confidato in una anacronistica “arte dell’arrangiarsi” nei consessi internazionali. Il quadro che emerge è quello di un Esecutivo la cui credibilità, sia nella gestione dei finanziamenti pubblici sia nei rapporti con gli alleati, è ora seriamente compromessa.