Bufera autovelox Targa System: multe illegali a rischio?

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Sigilli alle telecamere sulla costa di Catanzaro. Sospetto uso illecito per multe su revisioni e RC auto. La Procura indaga per falso e omissione d’atti d’ufficio. Migliaia di verbali in bilico.

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Un occhio elettronico implacabile, capace di scrutare ogni targa e scovare i “furbetti” della strada. Ma cosa succede se quell’occhio è, per la legge, quasi cieco? Esplode uno scandalo che rischia di travolgere diversi Comuni e di invalidare migliaia di multe, gettando un’ombra pesantissima sulla legittimità di uno dei sistemi di controllo più temuti dagli automobilisti. La maxi-inchiesta della Procura di Catanzaro, condotta da Polizia di Stato e Guardia di Finanza, ha portato al sequestro di numerosi dispositivi

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Autovelox Targa System sulla costa jonica, scoperchiando un presunto sistema di accertamento illegale che avrebbe generato una pioggia di verbali per mancate revisioni e assicurazioni. Al centro del ciclone non c’è un’infrazione qualsiasi, ma il metodo stesso con cui le sanzioni sarebbero state elevate: in automatico, da remoto, con apparecchi che non potevano farlo.

La trappola elettronica finita sotto sequestro

Il blitz è scattato la scorsa settimana, lasciando di stucco amministratori e cittadini. Sotto sequestro sono finiti i Targa System, telecamere intelligenti il cui software legge le targhe dei veicoli in transito e le confronta in tempo reale con le banche dati. Lo scopo dichiarato è nobile: individuare veicoli rubati, sotto sequestro o, appunto, non in regola con la

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revisione periodica e la copertura Rc auto. Il problema, secondo gli inquirenti, non sta nell’idea, ma nella sua applicazione pratica. Gli investigatori mantengono il massimo riserbo, ma l’ipotesi che trapela è sconcertante: i dispositivi sarebbero stati usati come dei veri e propri autovelox per le infrazioni amministrative, sfornando verbali a raffica senza che vi fosse un agente sul posto a validare l’infrazione e, soprattutto, senza fermare il conducente. Una vera e propria catena di montaggio sanzionatoria che ora finisce sotto la lente della magistratura.

Un’omologazione fantasma: il vizio d’origine

Il cuore dello scandalo risiede in una parola tecnica ma devastante: omologazione. Per poter accertare un’infrazione da remoto, senza la presenza fisica di una pattuglia e senza contestazione immediata, un dispositivo deve essere specificamente approvato o omologato dal Ministero delle Infrastrutture. E qui casca l’asino. Una semplice verifica sul sito del Ministero rivela una verità disarmante: il

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Targa System non compare in alcun elenco di apparecchiature certificate per questo scopo.

La conferma arriva persino dal produttore stesso, che sul proprio sito web non presenta il dispositivo come un rilevatore automatico di infrazioni, ma come un “supporto per rilevare importanti infrazioni”. Un ausilio, dunque, un aiuto per la pattuglia presente sulla strada, non un giudice elettronico infallibile e autonomo. Già nel 2019, il Ministero dell’Interno, rispondendo a una precisa richiesta di chiarimenti, aveva messo nero su bianco che la contestazione differita basata sulle sole risultanze di questi apparecchi non era possibile, proprio per la mancanza del requisito essenziale dell’omologazione.

Il manuale delle regole (che sarebbe stato ignorato)

Il Viminale, con una successiva circolare chiarificatrice, aveva ribadito il concetto, spiegando nel dettaglio come questi sistemi potessero essere usati legalmente (circolare 300/A/4684/20/127/9 del 3 luglio 2020). Le regole sono tre e sono chiarissime.

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Primo: con apparecchi non omologati come il Targa System, si può evitare di fermare il veicolo solo in casi eccezionali previsti dal Codice della Strada (ad esempio, traffico intenso che rende pericoloso l’alt), e questa impossibilità va meticolosamente motivata nel verbale.

Secondo: anche in questi rari casi, prima di spedire la multa a casa, l’agente deve comunque effettuare una verifica manuale nelle banche dati della Motorizzazione per avere la certezza che il veicolo risulti effettivamente non assicurato o non revisionato in quel preciso momento.

Terzo: è possibile usare un dispositivo omologato per altre infrazioni (come un autovelox) per “agganciare” la multa per mancata revisione, ma solo se si sta già sanzionando il veicolo per l’infrazione principale (l’eccesso di velocità). Solo così, infatti, si ottiene la prova legale del passaggio del veicolo.

Falso e omissione: le pesanti accuse della Procura

Nel Catanzarese, il sospetto è che questo impianto di regole sia stato completamente calpestato. L’ipotesi investigativa è che i Comuni abbiano trasformato uno strumento di supporto in una macchina per fare cassa, inviando verbali in modo seriale. Si sarebbe rinunciato a priori a fermare i trasgressori, senza motivare l’impossibilità di farlo e, forse, omettendo persino le doverose verifiche preventive nelle banche dati.

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Se questo scenario fosse confermato, le conseguenze sarebbero gravissime. I reati ipotizzati dagli inquirenti sono il falso in atto pubblico e l’omissione di atti d’ufficio. Il falso si configurerebbe perché, nel verbale, si attesterebbe un’infrazione accertata con modalità non consentite dalla legge, attribuendo a un dispositivo non omologato una fede probatoria che non ha. L’omissione, invece, deriverebbe dal non aver compiuto gli atti necessari per un corretto accertamento, come la contestazione immediata o la sua adeguata giustificazione.

La pista dei soldi: i bilanci comunali nel mirino

Ma perché rischiare tanto? Come spesso accade in queste vicende, a muovere le fila potrebbe essere stato il miraggio di facili entrate. Non a caso, la Guardia di Finanza sta conducendo approfondite verifiche sui bilanci comunali degli enti coinvolti. L’obiettivo è capire se l’uso spregiudicato di questi sistemi sia servito a rimpinguare casse in difficoltà, trasformando la sicurezza stradale in un bancomat a spese dei cittadini. Si vuole seguire la scia dei soldi per capire chi abbia beneficiato di questo presunto sistema illegale. Lo scandalo è solo all’inizio e una domanda ora assilla migliaia di automobilisti: le multe pagate saranno rimborsate? E quelle ancora da pagare sono da considerarsi carta straccia? La parola passa ora alla magistratura.

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