Targa System: la nuova truffa legalizzata ai danni degli automobilisti

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Multe nulle, verbali falsati e casse comunali ingrassate sulla pelle dei cittadini. La Procura di Catanzaro svela l’ennesima “macchina mangiasoldi” travestita da tecnologia per la sicurezza.

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Quando si parla di multe in Italia, il sospetto è sempre lo stesso: servono davvero a garantire la sicurezza sulle strade o sono soltanto un sistema per fare cassa? La vicenda esplosa in Calabria, con il sequestro dei famigerati Targa Systemlungo la costa ionica, sembra confermare il peggior timore: dietro la facciata della legalità, si nasconde un gigantesco imbroglio ai danni degli automobilisti.

La Procura di Catanzaro ipotizza reati gravissimi – dal falso in atto pubblico

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all’omissione di atti d’ufficio – perché questi dispositivi, utilizzati per “stanare” chi non ha assicurazione o revisione, in realtà non potrebbero emettere multe da soli. Eppure, da anni, i Comuni li hanno trasformati in bancomat automatici, pronti a sfornare verbali in serie.

Cos’è e come funziona il Targa System?

Il dispositivo noto come Targa System è una tecnologia dotata di telecamere e software avanzati, progettata per leggere in tempo reale le targhe dei veicoli in transito. Lo scopo dichiarato è quello di fungere da

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supporto per le forze dell’ordine, permettendo di verificare istantaneamente se un veicolo risulti rubato, sottoposto a sequestro o fermo amministrativo.

Inoltre, il sistema incrocia i dati con i database per scoprire se il mezzo non è in regola con l’obbligo di revisioneperiodica e con la copertura dell’assicurazione RC auto. Tuttavia, la stessa azienda produttrice lo definisce come uno strumento di ausilio, non come un apparato autonomo capace di accertare infrazioni, un dettaglio che si rivela fondamentale per comprendere l’illegalità dell’operato di alcuni Comuni.

Perché il Targa System non può fare multe da solo?

La questione fondamentale risiede nello status giuridico di questi apparecchi, che li rende inadatti a funzionare come un autovelox o un tutor. Il Targa System, infatti, non compare negli elenchi del Ministero delle Infrastrutture tra i dispositivi che hanno ricevuto l’approvazione o l’omologazione necessarie per l’accertamento delle infrazioni in modalità remota, ovvero senza la presenza fisica e la contestazione immediata di un agente.

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Questa assenza di certificazione è determinante per la validità delle sanzioni. Già nel 2019, una circolare del Ministero dell’Interno aveva specificato in modo inequivocabile che la contestazione differita, basata sulle sole risultanze di tale apparecchiatura, non è ammissibile proprio per la mancanza di questo requisito formale. In sostanza, la multa è valida solo se l’agente è lì presente, utilizza il dispositivo come supporto e ferma il conducente.

Quando è possibile elevare una multa senza fermare il veicolo?

Nonostante il divieto di utilizzo per l’accertamento remoto, la normativa prevede delle eccezioni ben precise per evitare di fermare un veicolo. Una circolare del 2020 del Ministero dell’Interno ha chiarito che, anche con apparecchi non omologati come il Targa System, si può evitare la contestazione immediata solo in situazioni eccezionali, come previsto dal Codice della Strada (ad esempio, per motivi di traffico intenso o pericolo per la circolazione).

Questa impossibilità deve però essere dettagliatamente motivata nel verbale. Inoltre, prima di notificare qualsiasi sanzione, è obbligatorio per l’organo accertatore effettuare una verifica puntuale nei

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database della Motorizzazione per confermare con certezza la mancanza di assicurazione o revisione. Un’altra modalità lecita sarebbe quella di utilizzare un dispositivo omologato per altre infrazioni (come un autovelox) e, solo dopo aver validamente accertato quella violazione, sanzionare anche la scopertura assicurativa o la mancata revisione emerse dal controllo della targa.

Quali sono i reati ipotizzati dalla Procura di Catanzaro?

L’inchiesta condotta dalla Procura di Catanzaro, in collaborazione con Polizia di Stato e Guardia di Finanza, va ben oltre la semplice irregolarità amministrativa e il conseguente diritto al ricorso per gli automobilisti. Il sospetto degli inquirenti è che nei comuni della costa ionica sia stato messo in piedi un sistema sistematico per generare verbali in serie, rinunciando a priori a fermare i veicoli e, forse, omettendo sia la motivazione dell’impossibilità dell’alt sia le necessarie verifiche preventive nelle banche dati.

Il nodo irrisolto: l’omologazione che non c’è

Il punto centrale è uno: il

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Targa System non è un dispositivo omologato dal Ministero delle Infrastrutture per l’accertamento remoto delle infrazioni. Non è un autovelox, non è un tutor, non ha mai ricevuto l’approvazione necessaria per sostituirsi al lavoro degli agenti. Eppure è stato usato come tale.

Non è una questione tecnica da addetti ai lavori: è la condizione di validità delle multe. Lo dice la legge e lo ha ripetuto, fino allo sfinimento, la Corte di Cassazione, con una lunga scia di pronunce che smontano l’impalcatura dei Comuni:

Eppure, di fronte a questo muro giurisprudenziale, i Comuni hanno continuato imperterriti a emettere verbali. Come se le sentenze della Cassazione fossero carta straccia.

Lo scandalo della contestazione differita

La beffa non finisce qui. Perché, secondo la normativa, la multa basata su un dispositivo non omologato può essere valida

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solo se l’agente è presente, utilizza il Targa System come supporto e ferma il veicolo sul posto.

Ma nelle realtà locali, di fermo non c’è mai stata traccia. I verbali arrivavano direttamente a casa, senza alcun contatto con l’automobilista. Una violazione doppia: non solo mancanza di omologazione, ma anche abuso della contestazione differita, che la stessa Cassazione ha più volte censurato, chiarendo che è ammessa soltanto in situazioni eccezionali (traffico pericoloso, inseguimenti, emergenze).

Non motivare nel verbale le ragioni della mancata contestazione immediata – come accade nella maggior parte dei casi – equivale a falsificare un atto pubblico. Ed è esattamente l’ipotesi di reato che la Procura sta indagando.

Una “macchina mangiasoldi” per i bilanci comunali

Qui sta la parte più torbida della vicenda. Perché il sospetto degli inquirenti non è solo quello di errori procedurali, ma di un sistema scientifico per rimpinguare i bilanci comunali.

Gli introiti delle multe rappresentano una voce di bilancio sempre più cruciale per i Comuni in dissesto. Non è un mistero che in centinaia di città italiane le entrate da sanzioni superino quelle da imposte locali. Ma quando questo meccanismo viene alimentato da dispositivi illegittimi, si trasforma in una truffa di Stato legalizzata.

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La Guardia di Finanza sta passando al setaccio i conti comunali della costa ionica calabrese per capire quanto denaro sia entrato nelle casse pubbliche grazie a multe che, oggi, rischiano di rivelarsi carta straccia. Se i sospetti saranno confermati, i cittadini hanno subito un doppio danno: da una parte il salasso economico, dall’altra la violazione dei loro diritti fondamentali.

Comuni calabresi nel mirino

Già nel 2008 la Polizia stradale di Crotone sequestrò autovelox fissi sulla statale 106 Jonica: erano stati installati in modo difforme da quanto autorizzato dalla Prefettura.

Un paio d’anni dopo, sempre sulla ”106” ma nell’Alto Jonio cosentino. due Comuni limitrofi si erano talmente affidati a un’azienda privata per gestire le multe per eccesso di velocità che capitarono casi di infrazioni commesse nel territorio dell’uno ma notificate dalla Polizia locale dell’altro.

L’anno scorso, la Procura di Cosenza sequestrò in zona e in altre parti d’Italia alcuni rilevatori di velocità su cui alcune componenti potrebbero non essere passate al vaglio del ministero delle Infrastrutture

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La montagna di verbali nulli e i ricorsi

C’è un dato che fa tremare i sindaci: tutte le multe emesse dal Targa System potrebbero essere nulle. Non solo quelle sequestrate a Catanzaro, ma ovunque questi apparecchi siano stati utilizzati come strumenti autonomi.

Il principio giuridico è chiaro: se manca l’omologazione, manca la legittimità. Non serve essere avvocati per capire che decine di migliaia di cittadini potrebbero oggi chiedere l’annullamento delle sanzioni e il rimborso delle somme già versate.

Una valanga di ricorsi è dietro l’angolo. E questa volta non basteranno le giustificazioni dei Comuni, che per anni hanno ignorato sentenze e circolari ministeriali.

Una vicenda che mette a nudo l’Italia dei due pesi e due misure

Il paradosso è amaro. Se un cittadino commette un’irregolarità, lo Stato lo punisce senza pietà. Ma se lo Stato – attraverso i suoi Comuni – utilizza strumenti non omologati, produce verbali falsi e viola la legge, nessuno paga.

Le pronunce della Cassazione, le circolari del Ministero, gli avvertimenti delle associazioni dei consumatori: tutto lasciato cadere nel vuoto. Per anni. Finché la magistratura non è stata costretta a intervenire.

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Questa vicenda non è solo un problema tecnico o giudiziario: è il simbolo di un Paese dove le regole valgono solo per i cittadini, mai per le istituzioni.

Conclusione

Il sequestro dei Targa System in Calabria è solo la punta dell’iceberg. Dietro c’è un sistema nazionale che ha messo in secondo piano i diritti dei cittadini per garantire ossigeno alle casse pubbliche.

Le multe illegittime non sono un incidente, ma il frutto di una scelta consapevole: chiudere gli occhi davanti all’assenza di omologazione, ignorare la Cassazione, tradire la funzione stessa del Codice della Strada, nato per proteggere, non per rapinare.

E allora la domanda resta sospesa, scandalosa: quante altre truffe “legalizzate” come questa dobbiamo ancora subire prima che qualcuno, finalmente, paghi?

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