La Russia vuole attaccare la NATO? L'allarme e l'escalation nei cieli baltici
Un’analisi dei servizi segreti tedeschi avverte che la Russia potrebbe attaccare la NATO entro il 2030, sullo sfondo di audaci provocazioni aeree.
Roma, 20 settembre 2025 – Un’ombra gelida si allunga sul fianco orientale della NATO. Mentre i cieli dei Paesi Baltici sono teatro di provocazioni russe sempre più audaci, un’inquietante e dettagliata valutazione dei servizi segreti tedeschi (BND) getta una luce sinistra sulle intenzioni a lungo termine del Cremlino: la Russia, riorganizzando la sua macchina bellica e industriale, potrebbe essere in posizione di attaccare un paese dell’Alleanza Atlantica entro il 2030. La domanda, un tempo relegata a scenari ipotetici da guerra fredda, è oggi di bruciante e drammatica attualità: Vladimir Putin vuole davvero una guerra con la NATO?
La tensione ha raggiunto un nuovo picco ieri, quando tre caccia militari russi MiG-31 hanno violato lo spazio aereo dell’Estonia, membro della NATO, rimanendovi per ben 12 minuti. L’incursione, definita “senza precedenti” dal governo di Tallinn, è solo l’ultimo di una serie di episodi allarmanti. Pochi giorni prima, nella notte tra il 9 e il 10 settembre, oltre 20 droni russi erano penetrati nello spazio aereo polacco, seguiti da un altro sconfinamento nei cieli della Romania. Mosca, come di consueto, ha negato, parlando di “voli programmati su acque neutrali”, ma la frequenza e la sfrontatezza di queste azioni raccontano una storia diversa.
Questi non sono incidenti isolati, ma tasselli di una guerra ibrida condotta con scientifica precisione. I jet russi volavano con i transponder spenti, senza aver comunicato un piano di volo, costringendo i caccia F-35 dell’Aeronautica Militare Italiana, schierati nella missione NATO “Baltic Air Policing”, a intervenire per allontanarli. L’Estonia ha immediatamente richiesto consultazioni ai sensi dell’
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L’analisi tedesca: un campanello d’allarme per l’Europa
A rendere il quadro ancora più fosco è il recente rapporto dell’intelligence tedesca. Secondo gli 007 di Berlino, la Russia sta riorganizzando le sue forze armate e la sua produzione industriale a un ritmo tale che le consentirebbe di lanciare un attacco convenzionale contro la NATO in un arco di tempo compreso tra i cinque e gli otto anni. Sebbene gli analisti militari occidentali rimangano scettici su un’invasione su vasta scala dell’Europa, la valutazione tedesca sottolinea un’accresciuta capacità militare russa e una potenziale volontà di Mosca di testare la risolutezza dell’Alleanza, forte di un’economia ormai convertita allo sforzo bellico.
Queste provocazioni aeree, unite a episodi come il sistematico GPS jamming nel Mar Baltico che disturba l’aviazione civile e la navigazione, potrebbero essere esattamente questo: un test. Un modo per saggiare i tempi e le modalità di reazione della NATO, per individuare eventuali crepe nel sistema di difesa collettiva e per abituare l’Occidente a uno stato di tensione permanente, erodendone la volontà politica.
Il fronte baltico: epicentro della tensione
La geografia rende i Paesi Baltici – Estonia, Lettonia e Lituania – particolarmente vulnerabili. Stretti tra l’enclave russa di Kaliningrad a ovest e la Bielorussia, stato vassallo di Mosca, a est, questi paesi vivono con il fiato sospeso. Il corridoio di Suwałki, una striscia di terra di 100 km che collega la Lituania alla Polonia, è considerato il tallone d’Achille della NATO. Una sua rapida occupazione isolerebbe i tre stati baltici dal resto dell’Alleanza.
La propaganda del Cremlino, che definisce con disprezzo la regione “Pribaltika”, insiste sulla presunta oppressione delle minoranze russofone, una narrativa già utilizzata come pretesto per interventi in Georgia, Crimea e Donbass. In risposta, i Paesi Baltici hanno drasticamente aumentato le spese per la difesa, superando l’obiettivo NATO del 2% del PIL, e stanno erigendo un’imponente “
La nuova postura della NATO: dalla “trappola” alla “fortezza”
Le brutalità viste a Bucha e Mariupol hanno cancellato ogni illusione. Di fronte a questa minaccia esistenziale, la NATO ha abbandonato la sua vecchia dottrina della “deterrenza per punizione” (nota come tripwire), che prevedeva di sacrificare temporaneamente un territorio per poi contrattaccare. Oggi la strategia è quella della “deterrenza per negazione” (deterrence by denial) o “difesa avanzata”. I nuovi piani di difesa regionali, approvati al vertice di Vilnius, sono i più dettagliati dalla fine della Guerra Fredda e mirano a difendere “ogni centimetro” del territorio alleato fin dal primo minuto di un’eventuale aggressione, con forze pre-assegnate e pronte al combattimento dispiegate permanentemente sul fianco orientale.
Un potenziale
L’escalation delle provocazioni russe, unita al preoccupante avvertimento dell’intelligence tedesca e all’incertezza sulla futura politica estera americana, crea una miscela esplosiva. La domanda se la Russia voglia attaccare la NATO non ammette più risposte rassicuranti. L’Europa deve prepararsi a un futuro in cui la pace non è più scontata, investendo con urgenza nella propria difesa e nella propria resilienza.