La Bce avverte: tenete i contanti, rischio crisi. Il grande bluff del futuro digitale
La Bce consiglia scorte di contanti per 72 ore. Un’amministrazione di fallimento che smaschera la fragilità del sistema digitale e del futuro euro virtuale.
Un messaggio che suona come una resa incondizionata, un’ammissione di fragilità che fa a pezzi la narrazione scintillante del futuro cashless. Proprio mentre investe miliardi e sforzi politici nel progetto dell’euro digitale, la Banca Centrale Europea (Bce) lancia un avvertimento quasi paterno, ma dal sottotesto inquietante: tenete in casa una scorta di contanti. Non una raccomandazione generica, ma un invito preciso a garantirsi un’autonomia di almeno “72 ore” in caso di crisi. In un articolo dal titolo emblematico, “Keep calm and carry cash” (“Mantieni la calma e porta con te il contante”), l’istituzione di Francoforte non si limita a un consiglio prudenziale, ma svela la profonda vulnerabilità del nostro
Indice
Qual è il consiglio della Bce e perché suona come un allarme?
In un mondo che sembra aver dichiarato guerra al contante, la Bce compie una clamorosa inversione a U. L’invito, nero su bianco, è a conservare una riserva di denaro fisico sufficiente a coprire i bisogni essenziali per circa tre giorni. Lo studio si spinge a quantificare questa “scorta di emergenza” in una somma tra i 70 e i 100 euro per ogni membro del nucleo familiare. Questa non è un’iniziativa isolata, ma l’eco di raccomandazioni già diffuse da governi previdenti come quelli di Austria, Olanda e Finlandia. Il punto, però, non è il consiglio in sé, ma chi lo sta dando. Quando l’istituzione che ha il mandato di garantire la stabilità e il funzionamento dei sistemi di pagamento europei ti dice di prepararti a un loro possibile blackout, il messaggio cessa di essere un consiglio e diventa un campanello d’allarme. È la tacita ammissione che l’infrastruttura digitale su cui si regge la nostra economia è tutt’altro che invincibile e che, in determinati scenari, potrebbe semplicemente smettere di funzionare.
Perché il contante è considerato un’àncora di salvezza nelle crisi?
La raccomandazione della Bce non nasce da timori astratti, ma da un’analisi spietata delle crisi più recenti. Ogni volta che la stabilità viene minacciata, i cittadini si aggrappano istintivamente al denaro fisico. I dati citati nello studio sono eloquenti. Durante la pandemia di Covid-19, alla fine del 2020, l’emissione di banconote nell’Eurozona è aumentata di oltre 140 miliardi di euro. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, nei Paesi confinanti l’emissione giornaliera di banconote è schizzata del 36% nel primo mese, con picchi di 80 milioni di euro stampati in un solo giorno. Ma gli esempi non si fermano qui: il blackout che ha colpito la penisola iberica nell’aprile del 2025, così come la crisi del debito in Grecia, hanno mostrato lo stesso schema. Indipendentemente dalla natura della crisi – sanitaria, bellica, energetica o finanziaria – il pubblico si rivolge ai contanti come “un mezzo affidabile di stoccaggio di valore e un mezzo resiliente di pagamento”. La banconota diventa l’unica certezza quando tutte le altre infrastrutture digitali tremano.
Qual è la grande contraddizione tra questo consiglio e l’Euro Digitale?
Ed è qui che emerge il grande bluff, la contraddizione che svela la profonda schizofrenia delle istituzioni monetarie. Mentre un braccio della Bce lavora alacremente per costruire il futuro dell’euro digitale, promuovendolo come la panacea di tutti i mali, l’altro braccio scrive documenti in cui ammette che questo stesso futuro digitale è troppo fragile per resistere a una vera crisi. È un cortocircuito logico e strategico senza precedenti. Da un lato, si spinge per un mondo di transazioni istantanee, tracciabili e immateriali; dall’altro, si avverte la popolazione che questo mondo potrebbe svanire da un momento all’altro, lasciando i cittadini senza la possibilità di comprare nemmeno un litro di latte. La raccomandazione di tenere i contanti è un voto di sfiducia implicito nel proprio progetto più ambizioso. Rivela che l’euro digitale è concepito come un sistema per i “tempi di pace”, bello e funzionante finché tutto va bene, ma del tutto inaffidabile quando la situazione si fa critica.
Quali sono gli scenari di crisi che la Bce teme realmente?
L’insistenza su una riserva di emergenza per “72 ore” non è un riferimento casuale. È la finestra temporale standard nei piani di protezione civile per far fronte al collasso delle infrastrutture critiche. Gli scenari che la Bce teme, e che la portano a diffondere questo avvertimento, sono quelli di un tracollo sistemico. Si va da un massiccio blackout elettrico su scala nazionale o sovranazionale, che renderebbe inutilizzabili POS, sportelli ATM e home banking, a un cyberattacco devastante contro il sistema interbancario, capace di paralizzare l’intera rete di pagamenti elettronici. A questi si aggiunge il rischio geopolitico, come dimostra la guerra in Ucraina, che può portare a ondate di panico e a corse agli sportelli, sia fisici che digitali, mettendo sotto stress l’intera architettura finanziaria. Il messaggio della Bce non riguarda il singolo guasto tecnico, ma la possibilità concreta di un evento traumatico che disconnetta per giorni milioni di persone dall’accesso al proprio denaro.
Cosa significa questo per il futuro del denaro e per i cittadini?
Il documento della Bce segna una clamorosa e forse definitiva ritirata dalla “guerra al contante” che ha dominato il dibattito pubblico negli ultimi anni. La narrazione che descriveva il denaro fisico come uno strumento obsoleto, inefficiente e legato all’illegalità viene spazzata via dalla cruda realtà: le istituzioni hanno disperatamente bisogno che i contanti continuino a esistere per fungere da rete di sicurezza contro il fallimento dei loro stessi sistemi digitali. Per i cittadini, questo è un risveglio brutale. Significa che la completa dipendenza dai pagamenti elettronici è una strategia ad alto rischio. L’invito a tenere una scorta di banconote in casa non è più il consiglio del nonno nostalgico, ma una precisa direttiva di resilienza finanziaria emanata dalla più alta autorità monetaria d’Europa. È l’ammissione finale che, nell’era dell’intelligenza artificiale e delle valute digitali, la garanzia ultima della nostra autonomia economica è ancora un pezzo di carta colorata che possiamo tenere in tasca.