Cedolare secca all'impresa, scontro Mef-Cassazione: si va alle Sezioni unite

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Il ministro Giorgetti nega la cedolare secca per inquilini impresa, in contrasto con la Cassazione. La soluzione è affidata alle Sezioni Unite, ma i tempi si allungano.

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Si infiamma lo scontro sulla cedolare secca per gli affitti abitativi stipulati da imprese per i propri dipendenti. Il Ministero dell’Economia, per voce del ministro Giancarlo Giorgetti, ha ribadito la sua linea di netta chiusura, ponendosi in aperto contrasto con una serie di recenti e importanti sentenze della Corte di cassazione. Durante un question time al Senato, il titolare del Mef ha confermato la posizione restrittiva dell’Agenzia delle Entrate, auspicando che la parola fine sulla controversia venga messa dalle

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Sezioni Unitedella Cassazione. Una mossa che, se da un lato mira a ottenere una linea interpretativa stabile, dall’altro preannuncia tempi ancora molto lunghi per una soluzione definitiva, lasciando nell’incertezza proprietari e aziende.

La questione sul tavolo: due interpretazioni inconciliabili

Il cuore del contendere riguarda una situazione sempre più frequente nel mercato del lavoro: un’azienda che, per le esigenze abitative di un proprio dipendente o collaboratore, stipula un contratto di locazione per un immobile residenziale. In questi casi, il proprietario dell’immobile può applicare il regime di tassazione agevolato della cedolare secca? Secondo la magistratura, la risposta è affermativa. Diverse e recenti pronunce della Corte di cassazione (tra cui le sentenze 12395/2024, 12076/2025 e 12079/2025) hanno stabilito un principio di sostanza: se lo scopo finale del contratto è soddisfare un bisogno abitativo, la presenza di una partita Iva come conduttore non può essere un ostacolo all’applicazione della tassazione flat. La finalità residenziale, secondo i giudici, prevale sulla natura imprenditoriale del locatario.

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Di parere diametralmente opposto è da sempre l’Agenzia delle Entrate, sostenuta con forza dal Mef. Per l’amministrazione finanziaria, la norma non lascia spazio a dubbi: il regime agevolato è riservato esclusivamente a contratti stipulati tra persone fisiche. L’intervento di un inquilino impresa, anche se per conto di un lavoratore, farebbe venir meno i requisiti per accedere al regime agevolato.

Le argomentazioni del ministro Giorgetti a Palazzo Madama

Intervenendo ieri a Palazzo Madama in risposta a un quesito del Gruppo Autonomie, il ministro Giancarlo Giorgetti ha confermato punto per punto la linea del rigore. Ha spiegato che, a giudizio del Fisco, gli orientamenti espressi finora dalla Cassazione “risulterebbero non del tutto condivisibili”. Secondo il ministro, le sentenze favorevoli ai contribuenti non sarebbero sufficienti a cambiare la posizione del governo, anche perché la giurisprudenza sul tema non sarebbe ancora univoca. Il Mef, infatti, sottolinea come sia in corso un vasto contenzioso

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presso le Corti di giustizia tributaria, con esiti non sempre omogenei e con una parte dei giudici di merito che si sta allineando alle indicazioni più restrittive dell’Agenzia delle Entrate.

Oltre alla tutela del gettito erariale – l’estensione della cedolare secca comporterebbe inevitabilmente minori entrate per lo Stato – Giorgetti ha sollevato anche una questione tecnica: le recenti pronunce della Cassazione, a suo dire, non avrebbero chiarito in che modo l’impresa locataria dovrebbe far emergere formalmente la finalità abitativa del contratto, lasciando un vuoto operativo.

La palla alle Sezioni Unite, ma l’attesa è lunga

La via d’uscita individuata dal governo è quella di rimettere la questione alle Sezioni Unite della Cassazione, l’organo supremo della giurisdizione che ha il compito di dirimere i contrasti interpretativi e fornire un indirizzo definitivo e vincolante. “Allo stato si è ritenuto opportuno valutare con l’organo legale la possibilità di addivenire a un mutamento del recente giudizio giurisprudenziale anche tramite la richiesta di remissione della questione alle Sezioni Unite”, ha dichiarato Giorgetti. Un passaggio che, però, suona come un rinvio a tempo indeterminato. La stessa formulazione (“valutare la possibilità”) fa intendere che il percorso è appena all’inizio e che la decisione finale spetta comunque alla magistratura.

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Le ricadute sul mondo del lavoro: una norma “dirimente”

Questa attesa rischia di avere pesanti ripercussioni sul sistema economico e lavorativo. A sottolinearlo è stato il primo firmatario dell’interrogazione, il senatore Luigi Spagnolli (Gruppo Autonomie), che nella sua replica ha evidenziato l’urgenza di una soluzione. “Non è dato capire quali possano essere questi tempi”, ha commentato, “ma è evidente che nel sistema attuale del lavoro in Italia, avere per le aziende la possibilità di dare degli alloggi ai lavoratori fuori sede può essere anche dirimente rispetto al portare avanti o meno la propria attività”. La possibilità per un’impresa di garantire un alloggio a un dipendente è, infatti, uno strumento fondamentale per la mobilità e l’attrattività aziendale, e l’incertezza sulla fiscalità applicabile rappresenta un serio ostacolo per la pianificazione e gli investimenti.

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