L'Assassinio dell'ONU: il piano Trump per un mondo senza regole

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Trump taglia i fondi e Guterres licenzia. L’ONU viene smantellata, lasciando il mondo in balia di guerre e crisi. La pace è un’illusione.

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Nell’anno del suo ottantesimo anniversario, le Nazioni Unite non celebrano un traguardo, ma la propria agonia. Quello che doveva essere il garante della pace e della sicurezza globale appare oggi come un gigante moribondo, un’istituzione svuotata di potere, fondi e credibilità. Le guerre che divampano in Ucraina e a Gaza, senza che il Palazzo di Vetro possa muovere un dito, sono solo il sintomo più evidente di una malattia terminale. La causa non è una generica inefficienza, ma un deliberato e sistematico piano di demolizione orchestrato dalla sua nazione più potente, gli Stati Uniti di

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Donald Trump, e assecondato da una leadership interna che, sotto la maschera dell’efficientamento, sta praticando un’eutanasia controllata. Il multilateralismoè sotto attacco e la caduta dell’ONU rischia di trascinare il mondo in una crisi globale senza precedenti, un’era dominata dalla legge del più forte.

A cosa serve davvero l’ONU e chi la sta paralizzando?

La domanda sulla reale utilità delle Nazioni Unite è ormai un ritornello cinico nell’opinione pubblica mondiale. Di fronte all’incapacità di fermare i conflitti, la risposta più comune è “a nulla”. Ma questa è una lettura superficiale e assolutoria per i veri responsabili. Il peccato originale dell’ONU risiede nel suo cuore nevralgico, il Consiglio di Sicurezza. Come confessano a mezza voce i funzionari che vivono da decenni il Palazzo di Vetro, la colpa non è dell’organizzazione in sé, ma dei cinque membri permanenti – Stati Uniti, Cina, Russia, Francia e Regno Unito – che utilizzano il potere di veto come un’arma di ricatto per bloccare qualsiasi risoluzione contraria ai propri interessi. Le infinite discussioni su un “cessate il fuoco” a Gaza o in Ucraina si infrangono sistematicamente contro questo muro, eretto dalle stesse nazioni vincitrici della Seconda guerra mondiale per garantirsi un’egemonia perpetua. L’

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ONU, quindi, non è un arbitro imparziale, ma un’arena dove le superpotenze hanno legalizzato la propria capacità di paralizzare ogni tentativo di giustizia globale. Oggi questa paralisi, un tempo episodica, è diventata la norma, trasformando l’istituzione nel teatro dell’ipocrisia internazionale.

Qual è l’impatto reale dei tagli americani?

Il colpo mortale all’agonizzante sistema multilaterale arriva dall’amministrazione di Donald Trump. Gli Stati Uniti, da sempre i maggiori finanziatori dell’ONU con un contributo pari al 22% del bilancio ordinario (circa 820 milioni di dollari su 3,5 miliardi totali), hanno deciso di orchestrare un sabotaggio finanziario senza precedenti. La nuova amministrazione ha dato ordine di tagliare quasi un miliardo di dollari di finanziamenti già stanziati dal Congresso, mantenendo solo il minimo indispensabile per alcune operazioni di peacekeeping al fine di non perdere il diritto di voto. È un atto di cinismo politico che indebolisce il mondo per affermare la propria forza. Le conseguenze sono già catastrofiche e tangibili. La missione

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UNIFIL, forza di interposizione al confine infuocato tra Israele e Libano, verrà soppressa entro la fine del 2026, proprio mentre la crisi mediorientale raggiunge il suo apice.

Questa non è una semplice revisione della spesa, è una dichiarazione di guerra al multilateralismo. Gli USA sono già usciti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (nel pieno di possibili nuove pandemie), dal Consiglio per i Diritti Umani e si apprestano a lasciare anche l’UNESCO. Il World Food Programme (Fondo Mondiale dell’Alimentazione), che riceveva il 50% dei fondi dall’agenzia americana USAID, a sua volta soppressa da Trump, ha già dovuto ridurre drasticamente le razioni di cibo per milioni di persone affamate in Africa e in Asia. L’ironia è che questa demolizione avviene contro il parere della stessa popolazione americana: il 57% dei cittadini USA valuta positivamente l’operato dell’ONU e il 63% ritiene che il proprio Paese ne tragga beneficio. Ma la strategia di Trump è chiara: screditare e indebolire l’ONU

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per liberarsi di ogni vincolo e poter agire indisturbato sullo scacchiere globale.

Come sta reagendo l’ONU? La cura che uccide il paziente.

Di fronte a questo attacco frontale, la reazione del Segretario Generale Antonio Guterres è altrettanto allarmante. Sotto la bandiera dell’ “efficientamento”, è in corso uno smantellamento mascherato che rischia di dare il colpo di grazia all’organizzazione. Per far fronte ai tagli di bilancio, Guterres ha avviato una ristrutturazione draconiana: migliaia di dipendenti verranno licenziati (si parla di un taglio del 20% del personale e delle spese), costretti al pre-pensionamento o trasferiti. Agenzie fondamentali come UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) e UN Women verranno sradicate dalla costosa New York e trasferite a Nairobi, in Kenya, lontano dai centri decisionali. All’interno del Palazzo di Vetro regna il terrore. I funzionari parlano solo sotto anonimato, confessando la paura di perdere il lavoro o di essere spediti in un altro continente.

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Questa cura, secondo molti, sta uccidendo il paziente. I fondi per le missioni sul campo sono già insufficienti, e le agenzie non sono più in grado di perseguire gli obiettivi prefissati. L’UNICEF è stata letteralmente “depauperata”, svuotata di risorse e capacità operativa. Secondo una funzionaria, questi tagli servono anche a Guterres per tacitare le accuse di inefficienza, sacrificando l’operatività in nome di un’immagine di rigore gestionale. Ma il risultato è la paralisi. I sindacati sono impotenti di fronte a una ristrutturazione che assomiglia più a una liquidazione. Come ammette un funzionario, “non veniamo più messi in condizione di fare il nostro lavoro”.

Cosa rischiamo di perdere? Il futuro senza le Nazioni Unite

Lo smantellamento è solo all’inizio. Sul tavolo ci sono proposte ancora più devastanti: l’accorpamento dell’agenzia per i rifugiati e di quella per i migranti, la quasi totale eliminazione dei fondi per la salute riproduttiva delle donne e persino la cancellazione della conferenza sui cambiamenti climatici (COP), l’ultimo, flebile, tentativo globale di affrontare la crisi ambientale. Stiamo assistendo in diretta alla fine di un’era. La perdita dell’

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ONU non significa solo la scomparsa di un apparato burocratico imperfetto, ma la cancellazione dell’idea stessa di un ordine internazionale basato sul diritto e sulla cooperazione.

La diretta conseguenza, come ammettono con amarezza persino i suoi stessi dipendenti, è che la pace nel mondo sarà ancora più in pericolo. Senza le missioni di peacekeeping, senza gli aiuti alimentari, senza la tutela dei diritti umani e senza una piattaforma di dialogo, per quanto imperfetta, il pianeta sarà interamente governato dalla legge della giungla. Il sabotaggio americano e la debolezza interna dell’ONU stanno spalancando le porte a un futuro di conflitti permanenti, crisi umanitarie incontrollate e disastri ambientali ignorati. Un mondo senza regole, esattamente come lo vuole l’amministrazione Trump.

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