Eredità shock, il tempo stringe: un italiano è milionario ma ha pochi giorni per scoprirlo

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Un 67enne di Padova potrebbe essere l’erede di un DJ svedese. La vedova lo cerca disperatamente. Ma la legge è spietata: ha tempo fino a fine novembre.

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Immaginate di essere milionari, ma di non saperlo. Immaginate che da qualche parte nel mondo, l’anziana vedova di vostro padre—un padre che non avete mai conosciuto—vi stia cercando disperatamente per consegnarvi un patrimonio. Ora immaginate lo scenario peggiore: avete solo poche settimane per scoprirlo, prima che quel patrimonio svanisca per sempre, inghiottito dalle maglie della burocrazia.

Non è la trama di un film, ma la realtà incredibile che sta vivendo, forse, un uomo di 67 anni residente a Padova. Il tempo sta per scadere. Tic, tac. Entro la fine di novembre, una fortuna accumulata da un noto DJ svedese verrà dispersa tra altri parenti, e l’ultimo desiderio di un uomo morto durante la pandemia resterà inascoltato.

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La caccia all’uomo, un figlio segreto nato nel lontano 1958, è ormai una corsa contro il tempo che unisce la Svezia al Veneto, passando per Londra e Trieste.

Questa vicenda surreale accende i riflettori su una paura profonda e su un meccanismo legale che molti ignorano: cosa succede se sei un erede inconsapevole? Potresti perdere tutto solo perché nessuno ti ha avvisato? La risposta, purtroppo, è molto più complicata di un “sì” o un “no”, e rivela quanto il sistema giuridico possa essere indifferente all’ignoranza, anche quando è incolpevole. La storia di questo padovano è l’esempio lampante di come un diritto possa esistere sulla carta, ma morire nel silenzio.

Un amore di 70 anni fa, una corsa contro il tempo

La storia ha inizio negli anni ’50 a Londra. Malcolm, un giovane militare di leva originario della Guyana, incontra una ragazza italiana alla pari, originaria di Trieste. Da quella relazione nasce un bambino, a Trieste, nel 1958. I due giovani genitori, però, perdono ogni contatto. Malcolm torna in Svezia, diventa un DJ affermato, si sposa con Mona. Non dimentica mai quel figlio, nato in Italia, che non ha mai potuto riconoscere.

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Malcolm muore a 81 anni durante la pandemia e fa un gesto inaspettato: nomina nel testamento come unico erede proprio quel figlio perduto.

Oggi Mona, la vedova 85enne, sta combattendo una battaglia contro il tempo per esaudire l’ultimo desiderio del marito. Ha lanciato appelli, si è rivolta anche a “Chi l’ha visto?”. Gli indizi sono pochi: vecchie foto di un neonato di colore, la menzione frequente di Trieste e Padova da parte di Malcolm, e un nome su una dedica che assomiglia a “Michael”, “Michele” o “Marco”. Le ricerche anagrafiche a Trieste non hanno dato frutti, ma le foto fanno sospettare che il bambino, oggi un uomo di 67 anni, viva o abbia vissuto proprio a Padova.

L’ostacolo più grande è la legge svedese: entro la fine di novembre 2025 il diritto all’eredità decadrà. Se l’erede padovano non si farà vivo, il patrimonio verrà diviso tra gli altri parenti di Malcolm.

Eredi fantasma: la legge non ti cerca

Questa vicenda svedese apre uno squarcio su un problema legale molto concreto anche in Italia. Cosa succede se si è eredi e non lo si sa? La risposta è brutale:

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l’ordinamento italiano non prevede alcun sistema di notifica ufficiale per informare una persona che è stata “chiamata all’eredità”.

Bisogna chiarire un punto fondamentale: quando una persona muore, chi è indicato nel testamento o dalla legge non è subito “erede”. È un “chiamato all’eredità” (art. 457 cod. civ.). Per diventare erede a tutti gli effetti, e quindi per ottenere i beni, deve compiere un atto di “accettazione” (Cass. Civ., Sez. 5, N. 11832 del 12-04-2022).

Spesso la conoscenza di questo diritto è affidata al caso: una telefonata di un altro parente, la comunicazione di un notaio (se sa chi cercare), o la notifica di un creditore del defunto. Ma se nessuno parla, il “chiamato” resta un fantasma. E il semplice “non sapere” di avere un diritto non è, per la legge, una scusa valida per fermare il tempo (Cass. Civ., Sez. 2, N. 8517 del 01-04-2025).

Dieci anni per diventare ricchi (o perdere tutto)

Il diritto di accettare un’eredità non è eterno. La legge italiana fissa un termine di prescrizione molto lungo:

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dieci anni dal giorno della morte della persona (Cass. Civ., Sez. 2, N. 390 del 08-01-2025).

Sembrano tanti, ma se nessuno vi ha mai detto che quel lontano zio d’America vi ha lasciato una fortuna? Se gli altri parenti, che sanno tutto, restano in silenzio sperando che il tempo passi? Trascorsi i dieci anni, se un altro erede (o un creditore) fa notare al giudice che il termine è scaduto, il chiamato inconsapevole perde tutto. Definitivamente. La sua quota andrà agli altri coeredi (accrescimento) o ai suoi discendenti (rappresentazione) (Tribunale Ordinario Reggio di Calabria, sez. 2, sentenza n. 399/2018).

La trappola micidiale dei tre mesi

Se il termine di dieci anni sembra spietato per chi non sa, esiste una trappola legale ancora più rapida e pericolosa. Riguarda chi è “nel possesso dei beni ereditari” (art. 485 cod. civ.).

Facciamo un esempio concreto. Vostro padre muore. Voi continuate a vivere nella casa che era (anche) sua, o semplicemente continuate a usare la sua automobile. In questo momento, la legge vi considera “in possesso” di beni ereditari.

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Da questo istante non avete più dieci anni. Avete solo tre mesi di tempo per fare l’inventario ufficiale dei beni. Se lasciate passare i tre mesi senza fare nulla, la legge vi considera “erede puro e semplice” in automatico (Cass. Civ., Sez. 6, N. 15690 del 23-07-2020).

Cosa significa? Significa che diventate eredi anche se non volevate, e soprattutto, che sarete obbligati a pagare tutti i debiti del defunto non solo con i beni ereditati, ma anche con il vostro patrimonio personale. È un meccanismo pensato per tutelare i creditori, ma che può trasformarsi in un disastro finanziario per un figlio distratto o ignaro. Basta il possesso anche di un solo bene per far scattare la tagliola (Tribunale di Latina, Sentenza n.1348 del 22 giugno 2024).

Accettare l’eredità (spesso senza saperlo)

Infine, molti diventano eredi “tacitamente”, cioè compiendo un atto che fa capire senza dubbi la volontà di accettare (Cass. Civ., Sez. 6, N. 15690 del 23-07-2020). Ad esempio, se si vende la cantina del defunto, si affitta l’appartamento ereditato e si incassano i canoni (

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Tribunale Di Monza, Sentenza n.704 del 4 Aprile 2025), o si fa la voltura catastale di un immobile per intestarselo (Cass. Civ., Sez. 5, N. 22178 del 14-10-2020).

Attenzione: un errore comune è pensare che la dichiarazione di successione valga come accettazione. Non è così. Quella è solo una comunicazione fiscale obbligatoria per pagare le tasse, richiesta a tutti i “chiamati”, non solo agli “eredi” (Art. 28 cod. civ.; Cass. Civ., Sez. 5, N. 11832 del 12-04-2022).

Mentre la legge italiana concede dieci anni nel silenzio, per il presunto erede di Padova il tempo è quasi finito. L’appello di Mona è l’ultima chiamata: un uomo in Veneto ha poco più di un mese per scoprire di essere il figlio di Malcolm e reclamare ciò che il padre ha voluto lasciargli.

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