Orrore IA: vip italiane spogliate online, la rabbia di Francesca Barra
Francesca Barra denuncia il sito SocialMediaGirls: usa l’IA per creare foto di vip nude. Un forum globale che colpisce giornaliste, politiche e artiste.
È l’incubo che corre sulla rete. Un incubo che prende il tuo volto, la tua immagine pubblica, e la distorce, la umilia, trasformandola in materiale pornografico. Non è un film di fantascienza, ma la realtà cruda e velocissima dell’intelligenza artificiale usata come arma.
Dopo lo scandalo di “Mia Moglie” e “Phica“, l’allarme si sposta su un nuovo portale: si chiama SocialMediaGirls. L’interfaccia è quella ingannevolmente “professionale” di un sito per adulti, ma il suo cuore pulsante è una delle pratiche più abiette della tecnologia moderna: il “deepfake” pornografico. Per entrare basta un clic, nessuna verifica reale dell’età. E dentro, un archivio dell’orrore. Migliaia di donne, le cui foto sono state rubate dai social e date in pasto all’IA per essere “spogliate” contro la loro volontà. Un forum globale, con circa
Giornaliste, conduttrici, politiche, cantanti. L’ultima a scoprire di essere finita in questa rete è stata la giornalista e scrittrice Francesca Barra, che ha deciso di denunciare pubblicamente questa aggressione. La sua denuncia accende i riflettori su un fenomeno che non è più un gioco per “smanettoni”, ma una vera e propria forma di violenza digitale che colpisce la reputazione e la dignità.
Il sito vanta persino una sezione specifica, chiamata “Ai undress any girl”, dove la tecnologia è messa al servizio dell’abuso: basta caricare una foto per denudare (virtualmente) chiunque. Una pratica spaventosa che ora tocca figure note come Maria De Filippi, Chiara Ferragni, Annalisa e decine di altre.
Indice
L’archivio della manipolazione: le vittime famose
Il portale SocialMediaGirls, pur avendo una dimensione globale, ha una sezione dedicata alle “famose” che colpisce duramente l’Italia. Si tratta di 46 pagine di contenuti caricati dal dicembre 2023, un flusso continuo di immagini manipolate e pubblicate senza alcun consenso. La lista delle vittime è un vero e proprio spaccato della vita pubblica italiana: Nunzia De Girolamo,
E ancora: Andrea Delogu, Cristina D’Avena, Maria De Filippi, Chiara Ferragni, Selvaggia Lucarelli, Maria Elena Boschi, Angelina Mango e Annalisa. Donne note per la loro professione, dal giornalismo alla politica, dall’arte allo spettacolo, la cui immagine pubblica viene sistematicamente violata e offerta a un pubblico che commenta e incita, come dimostrano i messaggi degli utenti (“Mi fa eccitare”).
La denuncia di Francesca Barra: “Una menzogna”
A rompere il silenzio e ad accendere nuovamente i riflettori sul fenomeno è stata Francesca Barra. La giornalista e conduttrice ha affidato a Instagram il suo sfogo, una denuncia lucida e carica di rabbia. “Ho scoperto che su un sito per adulti circolano immagini di me nuda, generate con l’intelligenza artificiale”, ha scritto.
Barra mette subito in chiaro la natura di queste immagini: “Non sono io ma qualcuno ha deciso di costruire quella menzogna”. La sua preoccupazione, ha spiegato, è andata immediatamente ai suoi figli, all’imbarazzo e alla paura “per ciò che avrebbero potuto leggere o sentire se quelle immagini fossero finite nelle mani sbagliate”. Barra ha sottolineato come qualcuno abbia tentato di insinuare il dubbio che quelle foto potessero essere reali, collegandole ai suoi ambiti lavorativi, come Mediaset o i programmi con Piero Chiambretti.
Un furto di identità che riguarda tutti
Il punto centrale della riflessione di Francesca Barra va oltre il suo caso personale. Questa aggressione digitale è un pericolo che incombe su chiunque. “Ho pensato alle figlie e ai figli di tutti”, ha aggiunto, “alle ragazze che subiscono la stessa violenza digitale e che forse non hanno i miei stessi strumenti per difendersi o la mia forza di reagire”.
Le sue parole sono nette: si tratta di “una violenza e un abuso che marchia la dignità, la reputazione, la fiducia”. È, a tutti gli effetti, “un furto dell’immagine, del corpo, della libertà di essere viste come si è”. La denuncia della scrittrice evidenzia un vuoto pericoloso: quello dell’impunità. “Chi crea, diffonde, ospita questo materiale commette un’azione gravissima”, ha concluso, “ma troppo spesso le leggi, la rete, le piattaforme arrivano dopo”. Un ritardo che permette a questi contenuti di proliferare, ferendo le vittime due volte: prima con la creazione dell’immagine falsa, poi con l’impunità di chi la diffonde.