Se la madre impedisce al figlio di vedere il papà

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Separazione: affidamento superesclusivo in favore del padre se la madre tenta di escludere la figura paterna dalla crescita e sviluppo del bambino.

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Le mamme che, nel conflitto con l’ex marito, mettono in prima fila i figli – soldati di una guerra che non è la loro – rischiano di perdere non solo la collocazione del minore, ma anche l’affidamento. Una recente sentenza del tribunale di Pavia [1], infatti, ha stabilito che il giudice può decidere di dare, in affidamento cosiddetto “superesclusivo” al padre, il minore se influenzato negativamente dalla madre, nel tentativo da parte di quest’ultima di alterare i suoi rapporti con l’altro genitore.

Le colpe dei padri non dovrebbero mai ricadere sui figli. Succede però non poche volte che l’equilibrio psichico della prole venga alterato proprio dalla conflittualità dei genitori anche successiva alla sentenza di

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separazione. E così, non poche volte, il coniuge collocatario dei figli finisce per influenzare negativamente questi ultimi, allo scopo di allontanarli dall’ex.

Ebbene, un comportamento del genere può essere sonoramente sanzionato dal tribunale. Infatti, la sentenza in commento precisa che, qualora la madre si riveli del tutto inadeguata all’esercizio della responsabilità genitoriale, influenzando in modo negativo il figlio, nel tentativo di escludere la figura paterna, con gravi ricadute per lo sviluppo del bambino, il tribunale può decidere il cosiddetto affido superesclusivo in favore del papà. Risultato: sarà quest’ultimo, allora, ad avere il potere (esclusivo) di assumere da solo ogni decisione inerente alla prole: dalle questioni inerenti alla residenza, all’istruzione, alla salute, ecc.

La prevalente collocazione abitativa del figlio presso il padre comporta la revoca dell’assegno posto a carico di quest’ultimo a titolo di concorso al mantenimento del figlio stesso, l’attribuzione (sempre al padre) degli

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assegni familiari e l’imposizione di un assegno di mantenimento, invece, a carico della madre.

Non solo, il giudice può consigliare anche l’avvio di un percorso di sostegno psicologico o psicoterapico per aiutare il minore a superare la grave situazione di conflittualità generata per colpa dell’altro genitore.

Ovviamente, per giungere a una soluzione così drastica, il giudice dovrà consigliarsi anche con il consulente tecnico d’ufficio (CTU) e i servizi sociali.

Insomma, ai fini della crescita sana ed equilibrata del minore, ai genitori conviene sempre contenere le conflittualità.

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