Separazione: i figli minori vanno sempre ascoltati

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Anche al di sotto di 12 anni, i figli minori che dimostrino capacità di discernimento devono essere ascoltati in tutti i procedimenti giudiziari che li riguardano, compresa la causa di separazione dei genitori.

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Nell’ipotesi di una causa di separazione tra i genitori, il figlio minore, anche se di età inferiore a 12 anni (in questo caso, però, solo se il giudice lo ritenga capace di discernimento), deve essere ascoltato. E questo perché egli ha il diritto di dire la sua in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano. Lo ricorda la Cassazione in una sentenza pubblicata ieri [1].

La riforma dell’adozione del 2001 e quella sull’affidamento condiviso del 2006 hanno stabilito espressamente l’obbligo, per il giudice, di disporre l’

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audizione del minore dai 12 anni in su, ma anche di età inferiore, se capace di discernimento (per capacità di discernimento si intende consapevolezza e comprensione limitatamente all’audizione stessa, e una vera e propria capacità). Dunque, il magistrato è tenuto necessariamente a tale incombenza, non trattandosi di una semplice facoltà.

In passato la stessa Cassazione ha confermato la sussistenza di tale obbligo a pena di nullità della sentenza; è comunque possibile che il minore venga sentito da un consulente o dal personale dei servizi sociali [2].

Oggi il codice civile prevede una norma apposita per l’ascolto del minore [3]: il minore dodicenne o di età inferiore, se capace di discernimento secondo il giudice, viene ascoltato da quest’ultimo in tutti i procedimenti in cui si assumono provvedimento che riguardano il bambino, salvo che l’audizione sia in contrasto con l’interesse del minore o manifestamente superflua, ma in tali ipotesi il giudice dovrà dare atto con provvedimento motivato.

E così il figlio ha diritto di dire la sua su quale dei due genitori preferisce per la sua stabile collocazione (ossia la convivenza e la residenza); le sue dichiarazioni, poi, saranno importanti ai fini della decisione sull’affidamento, per valutare eventuali colpe o meriti di uno o di entrambi i genitori.

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