Oss: dove può lavorare?

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L’operatore socio-sanitario può collocarsi in strutture pubbliche e private: dall’ospedale al centro diurno, dalla casa di riposo alla comunità di recupero.

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Se hai deciso di intraprendere la professione di operatore socio-sanitario, ti starai chiedendo se la tua scelta offre dei buoni sbocchi lavorativi, cioè se sarà relativamente semplice trovare un posto in una struttura pubblica o privata. Per avere una risposta a questa domanda, bisogna considerare almeno un paio di cose. La prima, sapere quali sono i compiti di questa figura professionale, dopo le modifiche introdotte dal decreto Lorenzin [1] (leggi, a questo proposito, Oss: guida al contratto, mansioni e responsabilità

). La seconda, dove può lavorare l’Oss.

Avendo già trattato il primo, ci concentriamo, questa volta, sul secondo aspetto. Perché il ventaglio di possibilità che offre il settore dell’assistenza socio-sanitaria è più vasto di quello che si potrebbe pensare. Parliamo non soltanto di ospedali o di cliniche ma anche, ad esempio, di case di riposo, di scuole, di strutture di accoglienza, di ambulatori. Fondamentale, però, la formazione che, in seguito a quanto previsto dal decreto Lorenzin, dovrà essere più completa rispetto al passato.

Vediamo, allora, l’Oss dove può lavorare e quanto può guadagnare.

Oss: chi è e che cosa fa

L’Oss, cioè l’operatore socio-sanitario, è una figura professionale di supporto agli infermieri il cui compito primordiale è soddisfare i bisogni della persona e favorirne il benessere e l’autonomia. Il

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decreto Lorenzin, tuttavia, ha riconosciuto la figura dell’Oss all’interno delle professioni sanitarie, per cui, sempre dietro indicazioni e richiesta degli infermieri, può effettuare mansioni come:

A queste mansioni si aggiungono quelle già previste in passato, come ad esempio:

Ricordiamo, tuttavia, che l’Oss non è soltanto un operatore sanitario ma anche sociale. Per questo motivo, può lavorare anche in collaborazione con professionisti di questo settore come, ad esempio, assistenti sociali o educatori di una casa famiglia o di una comunità alloggio svolgendo attività relazionali.

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Oss: quale formazione per poter lavorare

L’Oss può lavorare solo dopo avere frequentato dei corsi obbligatori di formazione organizzati dalle singole Regioni. Chi è in possesso di un titolo di operatore sanitario associato (Osa), per il quale non sarà più sufficiente avere la terza media, ha la possibilità di riqualificarsi come operatore socio-sanitario. Il quale, a sua volta, ha l’opportunità di diventare collaboratore socio-sanitario (Css) partecipando ad un corso di 2.000 ore durante il quale vengono impartite, tra le altre cose, nozioni di farmacologia.

Oss: dove può lavorare nel settore pubblico

Dicevamo all’inizio che il ventaglio di possibilità di occupazione di un operatore socio-sanitario è piuttosto ampio. Dunque, l’Oss dove può lavorare nel settore pubblico? Le possibilità sono:

Oss: dove può lavorare nel settore privato

Anche il

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settore privato offre agli operatori socio-sanitari delle grosse opportunità, sia come dipendenti sia a partita Iva. Così, l’Oss può lavorare:

Oss: dove può lavorare all’interno delle strutture

Come detto, l’operatore socio-sanitario non è solo la persona che, ad esempio, porta la camomilla o sistema il cuscino ad un paziente ricoverato in ospedale o si occupa della sterilizzazione degli strumenti o dei locali in una struttura. Il decreto Lorenzin lo ha inserito tra le professioni sanitarie e, dunque, l’Oss è legittimato, a pieno titolo, a lavorare in un qualsiasi reparto, purché abbia l’adeguata formazione e segua scrupolosamente le indicazioni del personale medico-infermieristico.

Dove può lavorare l’Oss? Ovunque, dal reparto di medicina a quello di terapia intensiva, dall’ambulatorio alla sala operatoria. Qui, ad esempio, può sostituire il cosiddetto infermiere circolante (il terzo di sala) e svolgere le sue stesse mansioni aiutando l’équipe al corretto posizionamento del paziente sul tavolo operatorio o assistendo l’infermiere strumentista.

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Oss: quanto guadagna?

Lo stipendio di un operatorio socio-sanitario è stato ritoccato dal rinnovo del contratto nazionale di categoria e come conseguenza del passaggio alla professione sanitaria stabilito dal decreto Lorenzin. Quest’ultimo, infatti, ha consentito all’Oss di abbandonare la categoria contrattuale B Super (Bs) e di accedere alla categoria C, che garantisce una retribuzione più elevata, oltre all’indennità nei reparti previsti, come il pronto soccorso o la terapia intensiva.

A titolo puramente esemplificativo, un Oss che lavora nel settore pubblico prima guadagnava circa 1.523 euro lordi al mese nella categoria B Super ed oggi, con il passaggio alla categoria C, può riuscire a portare a casa poco più di 1.600 euro lordi mensili tra aumento e indennità.

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