Se la casa coniugale è dei suoceri
Separazione: alla madre spetta il diritto di abitazione nell’appartamento concesso in prestito dai genitori dell’ex marito?
Succede non di rado che l’abitazione ove la giovane coppia va a vivere sia data in prestito dai genitori di uno dei due coniugi. Si crea, in questi casi, anche verbalmente, un contratto di comodato che, come noto, non deve essere necessariamente né scritto, né registrato. Immaginiamo allora che un ragazzo, in vista delle imminenti nozze, ottenga dal padre la possibilità di abitare in un piccolo appartamento intestato a quest’ultimo. Il giovane, insieme alla moglie, vi va a vivere e vi fissa la residenza familiare.
Dopo due anni, i due, che nel frattempo hanno avuto un bambino, iniziano a litigare e decidono di separarsi. Lei pretende di restare dentro l’immobile in quanto ha chiesto e ottenuto, dal tribunale, l’affidamento e la collocazione presso di sé del minore. Può farlo? I genitori di lui possono mandarla via da casa loro solo perché non è più sposata con il proprio figlio? Che succede
Chiaramente, l’esempio può ripetersi anche a parti invertite, sebbene sia molto raro che i bambini, specie se ancora in tenera età, vengano collocati insieme al papà.
L’esempio che abbiamo fatto si ripete spesso nelle nostre realtà, complice anche la difficoltà delle famiglie moderne di affrontare un mutuo, specie durante i primi anni di matrimonio. Così, quando uno dei due non è già titolare di un immobile ricevuto in donazione o in eredità (immobile che, in tal caso, non cade nella comunione legale e resta di proprietà esclusiva), non resta che far ricorso all’affitto o, appunto, al comodato.
La Cassazione è stata più volte chiamata a decidere che succede, al momento della separazione e/o del divorzio, se la casa coniugale è dei suoceri: va restituita o può restare all’ex moglie? Ecco quali sono stati i chiarimenti forniti in merito.
Indice
Casa dei suoceri in prestito: come fare
Come abbiamo già anticipato in apertura, se i genitori di uno dei due coniugi vogliono
Il comodato è a titolo gratuito, con ciò distinguendosi dall’affitto: non è, quindi, necessario concordare un corrispettivo a titolo di canone. Si può, tuttavia, decidere che il comodatario (chi prende in prestito l’immobile) svolga i lavori di ristrutturazione a proprie spese.
Concludere un comodato è un gioco da ragazzi anche se, come vedremo a breve, può nascondere delle insidie. Dicevamo, infatti, che, affinché il comodato abbia effetto, basta semplicemente un’intesa verbale e, quindi, la consegna delle chiavi dell’appartamento. In altri termini, i genitori, nell’affidare la disponibilità dell’immobile al proprio figlio, realizzano, anche se inconsapevolmente, gli effetti di un contratto di comodato. Non devono andare per forza da un
Tuttavia, nell’ipotesi in cui si decida di redigere il contratto di comodato su un documento di carta (la cosiddetta «scrittura privata») è poi necessario registrarlo all’Agenzia delle Entrate per dargli una “data certa”. La legge, infatti, stabilisce che il contratto di comodato scritto deve essere per forza registrato; quello che, invece, resta verbale non deve essere registrato.
La registrazione deve avvenire entro 20 giorni dalla data della stipula oppure, se antecedente, dalla data della decorrenza indicata nel contratto di comodato.
Spese per la casa dei suoceri: a chi spettano?
Il Codice civile stabilisce [2] che il comodatario non ha diritto al rimborso delle spese sostenute per servirsi della cosa, salvo per le spese straordinarie necessarie e urgenti.
Questo significa che ogni intervento sull’immobile deve essere preferibilmente concordato prima con il proprietario e solo questi può stabilire se accordare o meno il rimborso. Se non c’è tale patto, il comodatario deve sapere che ciò che spenderà per utilizzare il bene nel migliore dei modi non gli sarà restituito, salvo per quelle
Quando scade il comodato?
Il Codice civile [3] detta una disciplina molto particolare per quanto attiene alla scadenza del contratto di comodato. Cercheremo qui di seguito di semplificarla, tenendo conto che quanto andremo a dire ci servirà anche a capire meglio cosa succede qualora la giovane coppia di comodatari decida di separarsi.
Possiamo distinguere due ipotesi di contratto di comodato.
Comodato con termine di scadenza
Nel contratto di comodato scritto, può essere previsto un termine di scadenza. In tali ipotesi, il comodatario è tenuto a restituire il bene ricevuto alla scadenza del termine stesso. Si parla, in questi casi, di comodato non precario.
Se, tuttavia, prima di tale termine, il comodante ha un urgente e imprevedibile bisogno dell’immobile, ne può pretendere l’immediata restituzione. Naturalmente, l’urgenza e la necessità devono essere dimostrati in modo molto puntuale dal proprietario.
A questa ipotesi viene equiparata quella del comodato ove, pur non essendo indicato un termine di scadenza, viene riportata una specifica finalità per cui l’uso del bene è destinato. Si pensi, ad esempio, all’ipotesi del padre che presta la propria casa al figlio finché quest’ultimo non abbia finito di ristrutturare un altro immobile o non abbia ottenuto dal costruttore l’appartamento acquistato “sulla carta”. In pratica, anche qui, c’è un termine, ma questo non è esplicitato in una data già certa alle parti: il termine è “tacito”. In tale ipotesi, il comodatario è tenuto a restituire l’immobile non appena se ne è servito in conformità del contratto, ossia quando si verifica la condizione concordata tra le parti. Ed anche qui, il comodante può pretenderne la restituzione sopraggiungendo un’esigenza urgente e imprevedibile.
Comodato senza termine di scadenza
Se non è stato convenuto un termine né questo risulta dall’uso a cui la cosa doveva essere destinata, il comodatario è tenuto a restituirla non appena il comodante la richiede.
In tale ipotesi, si parla del cosiddetto comodato precario, cioè un comodato senza indicazione, tacita o espressa, del termine. In questo caso, è lo stesso comodante che decide quando estinguere il rapporto e chiedere al comodatario la restituzione della cosa (restituzione immediata e senza preavviso).
Separazione e casa dei suoceri: va restituita?
Veniamo ora all’eventualità in cui la coppia di comodatari – figlio e nuora – si lascino. Con la separazione il giudice, di norma, assegna la casa al genitore presso cui vanno a vivere i figli, che nel 90% dei casi è la madre. Si può, però, assegnare una casa che è di proprietà di altri soggetti, nel caso di specie dei suoceri? Tutto dipende dal tipo di comodato concordato.
Se, infatti, si tratta di comodato con data di scadenza specificata nel contratto (scritto), allora la donna dovrà andare via dall’immobile e lasciarlo ai legittimi proprietari.
Invece, se nel contratto (evidentemente anche verbale) non viene indicato un preciso giorno, mese ed anno di restituzione dell’immobile, lo stesso si ritiene concesso in prestito per venire incontro alle esigenze abitative del
Detto in termini pratici, la moglie può ottenere l’assegnazione della casa dei propri suoceri a condizione che:
- il tribunale abbia deciso di affidare (o meglio “collocare”) i figli presso la madre. In una coppia senza figli, pertanto, l’immobile va sempre restituito ai suoceri;
- il contratto di comodato non abbia una specifica data di scadenza;
- i figli vivano ancora con la madre. Nel momento in cui andranno via, l’immobile andrà restituito ai suoceri.
I suoceri, comunque, possono pretendere la restituzione del bene solo se riescono a dimostrare una esigenza sopravvenuta e urgente (si pensi a un pignoramento e vendita della casa in cui vivevano, con evidente necessità di un tetto).
Secondo la Cassazione [5], il comodato di un bene immobile, espressamente stipulato senza limiti di durata a favore del figlio perché vi vada a vivere con la moglie, è vincolato alle esigenze abitative familiari; il comodante deve, quindi, concedere l’immobile anche dopo l’eventuale separazione, a meno che non intervenga un suo urgente e imprevisto bisogno.
Invece, se nel contratto di comodato figura un termine di scadenza, il comodatario (il figlio o la moglie) sarà tenuto a restituire l’immobile allo scioglimento del matrimonio. Se, invece, il comodato non è a termine ma lo scopo non è quello delle esigenze familiari del figlio, l’immobile va restituito anche a semplice richiesta del comodante.
Coppie di conviventi di fatto
Le regole appena enunciate valgono non solo per le coppie sposate, ma anche per quelle di conviventi di fatto. Anche ad essi, quindi, si applica la disciplina sul comodato precario e sull’obbligo di assegnazione della casa alla madre seppur non sposata.
Quando l’ex moglie deve restituire la casa ai suoceri
Una volta stabilito che la casa in comodato va alla nuora affinché vi cresca i figli, si applicheranno tutte le normali regole in tema di assegnazione della casa coniugale e relative cause di decadenza. Leggi Perdita diritto abitazione casa coniugale.
Ecco un elenco di ipotesi:
- i figli diventano maggiorenni e vanno a vivere da soli;
- i figli diventano maggiorenni e acquistano una propria autonomia economica che consente loro di andare ad abitare in affitto o di acquistare un proprio immobile;
- la madre va a vivere altrove insieme ai figli (ad esempio a casa dei propri genitori);
- la madre inizia una convivenza con un nuovo uomo.
Proprio su quest’ultimo caso si è pronunciata di recente la Cassazione [6]. Secondo la Corte, Con la nuova convivenza si perde la casa in comodato. La suocera (anche quella “di fatto”) può riavere indietro l’appartamento dato in comodato, senza scadenza, per esigenze familiari al figlio e alla sua compagna conviventi, se i due si lasciano e la donna compra un’altra abitazione con il nuovo compagno, occupando l’immobile in comodato solo di notte.