Nuovi limiti al pignoramento presso terzi

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Si può togliere la quattordicesima?

Cambiano le soglie sotto le quali non si possono più pignorare lo stipendio, la pensione e il conto corrente.

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Cambiano di nuovo – come del resto ogni anno, ormai, dal 2015 – i limiti al pignoramento presso terzi, ossia al pignoramento dello stipendio, della pensione e del conto corrente. E non solo: a variare è anche la determinazione del minimo vitale sotto il quale l’assegno pensionistico dell’Inps non può mai scendere a seguito del pignoramento.

La materia dei pignoramenti presso terzi è stata modificata quattro anni fa con la riscrittura dell’articolo 545 cod. proc. civ. I limiti di pignoramento presso terzi sono determinati in base all’assegno sociale annualmente fissato dall’Inps. E, come ogni anno, anche questo dicembre l’Istituto di Previdenza ha comunicato il nuovo importo. Per il 2020, l’assegno sociale sarà pari a

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459,83 euro. Questo significa che:

Ma vediamo meglio quali sono e come funzionano i nuovi limiti al pignoramento presso terzi.

Pignoramenti in banca

Tutte le volte in cui il creditore esegue un pignoramento in banca e, sul conto corrente vi è depositata solo la pensione o lo stipendio da lavoro dipendente, il pignoramento può avere ad oggetto:

Pignoramenti all’Inps

Se il creditore intende pignorare la pensione in capo all’Inps, prima cioè che venga versata al debitore, il pignoramento è di massimo un quinto che si calcola però sull’assegno al netto del cosiddetto minimo vitale. Il minimo vitale è pari a una volta e mezzo l’assegno sociale, ossia a 689,74 euro per il 2020. Quindi, una pensione più bassa di tale importo non può mai essere pignorata. Se, invece, viene superato tale tetto, il pignoramento si estende solo al quinto di ciò che avanza. Ad esempio, su una pensione di 1.000 euro, il pignoramento del quinto può avvenire solo su 310,26 euro(ossia 1000 – 689,74).

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