Convocazione assemblea condominio con raccomandata vuota
Che cosa accade se l’avviso di convocazione viene inviato con una busta vuota? A chi spetta provarlo? Quali sono le conseguenze?
Cosa potrebbe succedere se, ricevendo una raccomandata dall’amministratore di condominio che dovrebbe contenere l’avviso di convocazione in assemblea, ti accorgessi che la busta in realtà è vuota? Chiaramente, non potresti leggerne il contenuto e l’ordine del giorno, ma soprattutto non avresti la possibilità di conoscere la data e l’orario della riunione. Insomma, non saresti messo nelle condizioni di partecipare all’invito.
Una situazione del genere è paragonabile alla mancata convocazione all’assemblea che, come noto, implica l’annullabilità della relativa delibera e l’impugnabilità della stessa da parte dell’interessato escluso.
Il punto però è un altro: a chi spetta dimostrare che c’è stata una convocazione all’assemblea di condominio con raccomandata vuota? In altri termini, sei tu a dover dare la prova che, nella busta bianca, non c’era alcuna lettera o è il mittente – ossia l’amministratore – a dover dare la prova contraria vale a dire la prova di aver imbucato correttamente la convocazione? Di tanto si è già occupata la giurisprudenza [1]. Ecco qual è la soluzione a tale problema.
Indice
Avviso di convocazione in assemblea: come e quando
Prima di addentrarci nel problema della convocazione in assemblea di condominio con raccomandata vuota è bene ricordare come e quando deve essere inviata tale comunicazione.
L’avviso di convocazione in assemblea deve essere comunicato necessariamente a tutti i condomini almeno 5 giorni prima della data della prima convocazione. Nel caso di comproprietari, l’avviso va inviato a ciascuno di questi se non compongono lo stesso nucleo familiare (si pensi a più fratelli coeredi dell’immobile paterno); diversamente, è sufficiente una sola lettera.
L’avviso può essere recapitato con raccomandata a.r., posta elettronica certificata, fax o lettera consegnata a mano e controfirmata dal destinatario.
Sono escluse le comunicazioni come l’e-mail semplice, l’avviso apposto sulla bacheca condominiale o nella cassetta delle lettere.
La mancata convocazione consente al solo soggetto escluso – e non a tutti gli altri – di impugnare la delibera. Impugnazione che deve necessariamente effettuarsi entro 30 giorni dalla data della delibera o dalla conoscenza della stessa. La scadenza di tale termine sana il vizio della delibera che non può più essere contestato, neanche in caso di successiva richiesta di pagamento degli oneri condominiali.
Raccomandata vuota: a chi spetta la prova?
Vediamo ora cosa succede se la busta con la raccomandata contenente l’avviso di convocazione è vuota, ossia non contiene alcuna lettera. La convocazione stessa è come se non fosse mai avvenuta e la delibera è impugnabile.
L’attenzione va ora spostata su un altro punto: nel caso in cui uno dei condòmini contesta di aver ricevuto un plico con un contenuto diverso o di averlo ricevuto vuoto, a chi spetta fornire la prova? Secondo la Cassazione
Si tratta, per come è agevole comprendere, di una prova estremamente difficile se non impossibile. Probabilmente, bisognerebbe aprire la busta dinanzi a un notaio anche se ciò presupporrebbe già la sussistenza quantomeno di un sospetto. Nulla peraltro esclude che il destinatario abbia già aperto la busta, sottratto il foglio e poi richiuso la stessa senza farsene accorgere.
Insomma, alla fine dei conti, sollevare un’eccezione del genere è, se non pericoloso, quantomeno inutile.
Si tenga tuttavia conto del fatto che ormai molti amministratori, proprio per superare eccezioni di questo tipo, sono soliti inviare la convocazione con la “raccomandata inglese”, meglio conosciuta come “raccomandata senza busta”. Si tratta di un foglio di carta ripiegato su sé stesso e poi affrancato senza essere anche imbustato.