Minorenni e social network: responsabilità civili e penali
Nonostante il divieto di iscrizione ai social network per i minorenni, i controlli possono essere facilmente elusi. Ecco cosa rischiano i genitori.
A partire da quale età è possibile iscriversi ad un social network come TikTok, Instagram o Facebook e cosa succede se non si rispetta tale prescrizione? Quali sanzioni rischiano i minorenni che aprono un account su un social nonostante il divieto e quali sono invece i rischi per i genitori? È reato fornire una data di nascita falsa? Quali sono le conseguenze civili per il padre e la madre e quali invece le responsabilità penali?
A disciplinare alcuni di tali aspetti è il famoso Gdpr, il regolamento dell’Unione Europea sulla privacy (
Qui di seguito ci occuperemo della normativa italiana in merito ai minorenni e social network: responsabilità civili e penali. Risponderemo, in questo modo, alle domande più frequenti sul tema. Ma procediamo con ordine.
Indice
A quale età ci si può iscrivere a un social network?
Il regolamento europeo sulla privacy stabilisce che la soglia minima di età per iscriversi a un social network è di 16 anni. Tuttavia, gli Stati membri sono liberi di prevedere un’età diversa purché non inferiore a 13 anni.
In Italia, vale la regola secondo cui ci si può iscrivere a un social network solo se si hanno almeno 14 anni. Lo prevede l’articolo 2-quinquies del decreto legislativo 101 del 2018, che ha recepito il Gdpr.
Cosa rischia chi mente o falsifica la data di nascita?
Nessuna legge impone sanzioni in caso di menzogna, né per il minore che per i genitori.
Falsificare la data di nascita potrebbe integrare un reato, quello di sostituzione di persona. Senonché, per la nostra legge, chi non ha 14 anni non è mai responsabile penalmente. Pertanto, un minorenne che ha 13 anni e che falsifica la carta d’identità o che riferisce una data di nascita non veritiera solo per iscriversi a un social network, a cui altrimenti non potrebbe, non commette reato e non può essere incriminato.
La responsabilità penale è solo personale. Pertanto, non commettono reato, in caso di falso, neanche i genitori del bambino con meno di 14 anni.
Tale circostanza porta spesso i minori a mentire sulla propria età, eludendo il divieto di legge: l’età media di chi si iscrive ai social network, anche all’insaputa dei propri genitori, è sempre più bassa, con conseguenze a volte molto gravi. Proprio per questo, si è pensato di rafforzare le barriere di protezione introducendo lo
Chi ha meno di 14 anni si può iscrivere a un social network?
La legge non vieta a chi ha meno di 14 anni di iscriversi a un social network. Tuttavia, in questi casi, è necessario che ci sia il consenso dei genitori che dovranno peraltro essere vigili sull’uso della piattaforma da parte del minore.
L’articolo 8 del Gdpr ha previsto anche che le piattaforme debbano adoperarsi «in ogni modo ragionevole» per verificare che i genitori abbiano prestato il proprio consenso nei casi di iscrizione di bambini di età inferiore ai 13 anni, utilizzando tutte le «tecnologie disponibili», ad esempio gli algoritmi.
Risarcimento danni: responsabilità civili per l’uso dei social dei minorenni
L’uso inappropriato di un social network può comportare responsabilità di tipo civile (ossia risarcitorio) e di tipo penale (commissione di reati). Quali di queste possono essere imputate ai minori e quali invece ai genitori?
Le conseguenze civili degli illeciti dei minorenni ricadono sempre sui genitori. L’articolo 2048 del Codice civile stabilisce infatti la responsabilità dei genitori per tutti i danni arrecati dai figli (si parla di “culpa in educando”) per non aver controllato l’uso dei social network da parte dei figli di età inferiore ai 14 anni. Si pensi a un minore che compia atti di cyberbullismo con un social network ai danni di un compagno.
Il minorenne, fino a quando non compie 18 anni, non è mai responsabile civilmente e, quindi, non dovrà risarcire i danni conseguenti alle sue condotte, danni che però ricadono sul padre e sulla madre.
Reati: responsabilità penale per l’uso dei social dei minorenni
Se la responsabilità civile si acquisisce solo a partire da 18 anni, quella penale scatta da 14 anni in poi. Questo significa che un tredicenne non può rispondere dei reati commessi e non ne subisce neanche le relative pene. Neppure i suoi genitori però ne rispondono penalmente; difatti, la responsabilità penale è sempre e solo personale: non può quindi ricadere su altri soggetti, neanche se si tratta del padre e della madre del minore.
Giochi mortali sul web: chi è responsabile?
In un processo nato nell’ambito della cosiddetta Blue whale challenge, i giudici hanno assolto gli autori della sfida che avevano mandato ripetuti messaggi, anche audio, alla vittima invitandola a togliersi la vita, in quanto la minore non aveva tentato il suicidio e si era procurata delle lesioni non gravi [1].
Da ultimo, però, il tribunale di Milano con una sentenza del 19 maggio 2021 ha ritenuto configurabili in un caso simile i reati di atti persecutori e violenza privata. Per i giudici, però, in genere chi pubblica le sfide online non vuole sempre la morte dei partecipanti, tanto da inserire anche delle specifiche avvertenze di rischio, come è accaduto nel caso di un ragazzo morto suicida a Milano dopo aver visto un video su YouTube denominato “sfida del blackout”. Per il gip non sussiste responsabilità neppure per omicidio colposo in quanto chi carica i video avvisa gli utenti di non imitare quelle condotte [2].
Responsabilità dei social network per le condotte dei minori
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