Come giustificare un prestito ad un amico?

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Scrittura privata con data certa anteriore al trasferimento di denaro: come provare che si è trattato di un mutuo infruttifero? Causale bonifico: che valore ha?

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La legge non guarda di buon occhio gli atti di generosità, tant’è vero che stabilisce che le donazioni debbano essere fatte per atto pubblico, davanti a un notaio e alla presenza di due testimoni. Anche i prestiti fatti senza ricevere nulla in cambio potrebbero creare dei problemi, se non si è in grado di provare, con un atto scritto, che il trasferimento è avvenuto a titolo gratuito. Con questo articolo ci occuperemo di uno specifico aspetto: vedremo come giustificare un prestito ad un amico.

Ora, è chiaro che se si vuole fare un piccolo prestito in contanti, nessuno verrà a contestare nulla. Ad esempio, se un amico o un parente ha bisogno di cento euro, si può tranquillamente aprire il portafogli e dargli la banconota. I problemi sorgono quando il trasferimento di denaro è più ingente ed avviene attraverso strumenti di pagamento tracciabili, come ad esempio un bonifico. In casi del genere,

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come giustificare un prestito ad un amico? Quale causale bisogna scrivere per evitare un controllo dell’Agenzia delle Entrate? Scopriamolo insieme.

Prestito: che cos’è?

Dal punto di vista giuridico, un prestito in denaro non è altro che un mutuo, cioè un contratto con cui una persona trasferisce una determinata somma a un’altra per poi vedersela restituita maggiorata degli interessi.

Il mutuo, quindi, non è solo quello che avviene tra banca e cliente, ma qualsiasi tipo di prestito, anche quello di poco valore.

Prestito tra amici: come funziona?

Il prestito tra amici è anch’esso un mutuo, che può essere concesso a condizioni particolarmente benevole.

Ad esempio, è frequente che tra conoscenti o parenti non si chiedano gli interessi, dando così vita a un prestito infruttifero o a titolo gratuito, in quanto il mutuante (cioè, colui che dà i soldi) non ottiene alcun vantaggio dal suo gesto.

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In ogni caso, e cioè sia che il prestito sia gratuito o a titolo oneroso, è sempre bene che venga stipulata una scrittura privata firmata da entrambe le parti. Ciò perché, in assenza di una prova scritta, il creditore potrebbe avere difficoltà a dimostrare il suo diritto alla restituzione di quanto dato.

Quanto appena detto vale non solo in presenza di somme di denaro importanti, ma anche per prestiti di poco conto, per i quali si potrebbe presumere perfino la sussistenza di una donazione.

Per legge, le donazioni di modico valore non necessitano dell’atto pubblico. Di conseguenza, prestare a qualcuno duecento euro senza una prova scritta che giustifichi il trasferimento potrebbe rendere difficoltosa la restituzione, visto che il ricevente potrebbe dire che i soldi gli sono stati regalati e non prestati.

Per non parlare, poi, dei possibili controlli dell’Agenzia delle Entrate. Approfondiamo questi aspetti.

Prestito tra amici: causale bonifico

Se il prestito avviene mediante bonifico, sarà bene specificare nella

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causale il motivo che ha giustificato il trasferimento di denaro.

Ad esempio, se si tratta di prestito gratuito potrà essere inserita, quale causale, la dicitura “prestito infruttifero” oppure “prestito senza interessi”.

Ma attenzione: la causale del bonifico non ha lo stesso valore della scrittura privata. La causale, infatti, è scelta unilateralmente da chi effettua il pagamento, avendo come unico valore quello di descrivere l’operazione.

Nulla vieta, quindi, che una persona, pensando di sfuggire ai controlli dell’Agenzia delle Entrate, decida di inserire come causale “prestito infruttifero” o addirittura “donazione” quando, al contrario, si trattava di un mutuo oneroso.

In realtà, non conta ciò che c’è scritto nella causale, ma quello che risulta dall’accordo scritto avente data certa anteriore all’operazione.

Per dimostrare la natura del prestito, quindi, bisognerà provare che lo stesso è seguito a un contratto in cui le parti si mettevano d’accordo sulle condizioni (fruttifero o infruttifero, restituzione rateale o in un’unica soluzione, ecc.).

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Quindi, se questo accordo non c’è, l’Agenzia delle Entrate chiederà che venga data prova idonea a dimostrare che il prestito è stato infruttifero; altrimenti, tasserà gli interessi che presumerà aver percepito il mutuante.

Contratto che giustifica il prestito: come si dimostra?

Per dimostrare che il contratto alla base del prestito sia anteriore allo stesso bisogna avvalersi di mezzi che provino che lo stesso sia stato firmato prima del trasferimento. In altre parole, serve una scrittura privata avente data certa anteriore al mutuo.

Ad esempio, è possibile scambiarsi delle pec in cui sono riportate le condizioni dell’accordo, oppure sottoscriverlo digitalmente e poi apporre una marca temporale.

È possibile scambiarsi le proprie volontà anche tramite raccomandata aperta (a tal proposito, si legga l’articolo dal titolo Come spedire una raccomandata senza busta per non far contestare il contenuto?), in modo tale che faccia fede la data apposta sul timbro postale.

Ovviamente, il metodo più sicuro è quello di affidarsi a un pubblico ufficiale (come, ad esempio, un notaio) affinché certifichi egli stesso la scrittura privata, la quale acquisisce così data certa.

Davanti a un atto di questo tipo, l’Agenzia delle Entrate non potrà che arrendersi. Ad esempio, se il Fisco si insospettisce di un prestito di 10mila euro e ritiene che debba tassarne gli interessi, sarà possibile opporre all’Agenzia la scrittura privata anteriore che certifica come l’operazione sia un prestito infruttifero.

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