Vestirsi da prete è reato?
Quando scatta il reato di sostituzione di persona? Cosa rischia chi indossa l’abito talare e il colletto bianco tipici dei sacerdoti?
Durante le sfilate di Carnevale e di Halloween si vedono persone vestite in tutti i modi. In queste occasioni mai nessuno si è chiesto se fosse lecito fingersi poliziotto, medico o avvocato. Le cose sono diverse, però, quando la stessa condotta viene commessa al di fuori di contesti goliardici o evidentemente scherzosi. Ad esempio, indossare la divisa di un pubblico ufficiale in un giorno del tutto ordinario potrebbe causare confusione nelle persone, le quali potrebbero davvero scambiare l’impostore per un funzionario pubblico. Con questo articolo risponderemo alla seguente domanda:
Mettiamo il caso che un buontempone, solo per il gusto di scherzare, si presenti in piazza con l’abito talare (quello dei sacerdoti, per intenderci), oppure decida di andare in chiesa con una camicia nera e un colletto bianco. Una condotta del genere sarebbe legale? Ci sarebbero conseguenze per il solo fatto di essersi vestito da prete, oppure occorre necessariamente ingannare qualcuno per commettere un illecito? vediamo insieme cosa dice la legge.
Indice
Quando c’è sostituzione di persona?
La prima cosa che viene in mente quando si parla di travestimenti è la possibilità di incorrere nel reato di sostituzione di persona, che scatta ogni volta che qualcuno si spaccia per un altro [1].
È il caso di chi, ad esempio, chatta in rete fingendosi qualcun altro, oppure di chi si attribuisce una falsa identità non appartenente a nessuno.
Secondo la legge, scatta il reato di sostituzione di persona anche quando ci si attribuisce
La pena per questo tipo di delitto è la reclusione fino a un anno.
Vestirsi da prete è reato di sostituzione di persona?
Vestirsi da prete fa scattare il reato di sostituzione di persona quando l’intento del finto sacerdote è quello di ingannare qualcun altro al fine di ottenere un guadagno per sé oppure di arrecare danno ad altri.
In altre parole, il semplice fatto di girare per strada con l’abito talare oppure con il colletto bianco ben in vista non implica il reato di sostituzione di persona in quanto, pur attribuendosi una falsa qualifica, non sussiste l’elemento psicologico (il dolo, cioè), che deve consistere nel preciso intento di indurre qualcuno in errore per ottenere qualcosa.
In altre parole, non è sufficiente la consapevolezza, da parte del colpevole, di sostituirsi ad altra persona ingannando gli altri, ma occorre che ci sia anche la volontà di raggiungere un fine ulteriore rispetto al semplice raggiro, e cioè il vantaggio per sé (o per altri) oppure il danno della persona raggirata.
Insomma: chi si limita a vestirsi da prete senza un secondo fine, cioè senza malafede, non commette questo tipo di reato.
Ovviamente, il fatto che il finto sacerdote non raggiunga i propri scopi non significa che il delitto non si integri lo stesso.
Ad esempio, se un uomo si veste da prete e si mette all’interno del confessionale sperando di ascoltare i peccati degli altri al fine poi di poterli usare a proprio vantaggio, commette il reato di sostituzione di persona anche se l’inganno non gli riesce, ad esempio perché scoperto e cacciato via dal vero parroco.
E ancora, chi si traveste da prete sperando di ottenere dei vantaggi (ad esempio, lo sconto su un determinato acquisto) commetterà reato in quanto il suo intento è quello di ingannare per trarre un guadagno.
Vestirsi da prete è sempre illegale?
Vestirsi da prete, anche quando non costituisce il reato di sostituzione di persona, integra comunque un illecito amministrativo punito con la sanzione pecuniaria da 154 a 929 euro [2].
Questo illecito scatta ogni volta che qualcuno, tra le altre cose,
In pratica, senza che ci sia bisogno di trarre in inganno gli altri o di avere secondi fini, il semplice fatto di mostrarsi in pubblico con un abito da sacerdote costituisce un comportamento illegale, in quanto sussiste la possibilità di ingannare qualcuno, anche se poi da tale errore non si ricava assolutamente nulla.
Con questa norma la legge intende tutelare il bene giuridico della fede pubblica, cioè della fiducia che le persone hanno quando si trovano in presenza di determinate manifestazioni esteriori, come ad esempio il timbro del notaio sull’atto pubblico, il distintivo sul petto del poliziotto e, in questo caso, l’abito talare oppure il colletto bianco del sacerdote.
Insomma: è come se la legge, punendo queste condotte, volesse salvare le apparenze che sono in grado di generare una certa convinzione nelle persone che si trovano ad assistere.
Secondo la Cassazione [3], tuttavia, non sempre comparire in pubblico con gli abiti del sacerdote costituisce illecito amministrativo: è pur sempre necessario che il travestimento possa astrattamente ingannare qualcuno.
E così, è chiaro che chi sfila a Carnevale vestito da prete non potrà imbrogliare nessuno, così come colui che si traveste da sacerdote con abiti che fanno comprendere a tutti l’intento scherzoso (si pensi a una vistosa parrucca, al giubbotto di pelle messo sopra la tonaca, ecc.).