Cos’è un reato?

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Guida pratica e semplice per comprendere la definizione di reato. Vedremo come capire se una condotta è un reato e quali sono le conseguenze.

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Non tutto ciò che è vietato è reato. Esistono diversi tipo di illeciti che possono essere distinti a seconda della loro gravità e delle conseguenze per il colpevole. Di certo, gli illeciti più gravi sono i reati che, a loro volta, si distinguono in “delitti” e “contravvenzioni” a seconda che siano puniti con maggiore o minore rigore. Ma, più nel concreto, cos’è un reato, come si capisce se una condotta è reato e, soprattutto, quali sono le conseguenze per il colpevole?

In questo breve articolo cercheremo di comprendere la definizione di reato, come si fa a denunciare un reato e come si può difendere la vittima. Indicheremo anche qual è la differenza tra un illecito penale, civile e amministrativo e, infine, scopriremo quanto tempo c’è per denunciare un reato. Ma procediamo con ordine.

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Cos’è un reato?

Un reato è un atto contrario a una legge penale, punito con una pena.

Si tratta di un comportamento particolarmente grave che l’ordinamento intende punire nel modo più rigoroso, con sanzioni che possono sia implicare il pagamento di somme di denaro (la multa o l’ammenda), sia comportare una limitazione della libertà di movimento (arresto, reclusione, ergastolo).

Come vedremo a breve, è proprio il tipo di sanzione prevista dalla norma che ci fa comprendere se un comportamento è reato o meno. In altri termini, per capire se una condotta è un illecito penale o di altra natura è necessario leggere quale pena è in essa contenuta.

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La pena è poi graduata a seconda dell’intenzionalità della condotta. Esistono infatti tre tipi di reati:

Proprio per la gravità della condotta, l’illecito penale è di norma caratterizzato da:

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Il reato, di regola, viene iscritto in un registro chiamato casellario giudiziario e lì rimane per un certo periodo di tempo.

Che differenza c’è tra i reati e gli altri illeciti?

Come dicevamo in apertura, non tutte le condotte illecite costituiscono reato. Il nostro ordinamento prevede tre diversi tipi di illeciti:

Sono illeciti civili quelli che violano norme poste a garanzia dei rapporti tra privati, per il loro quieto vivere. La loro repressione non corrisponde a un interesse collettivo ma serve solo per regolare le dispute di minore importanza.

Ad esempio, se stai concludendo un contratto e poi non paghi il prezzo che ti sei impegnato a versare stai commettendo un illecito civile. La tua controparte, come rimedio, potrà citarti dinanzi a un giudice civile per farti condannare a eseguire la tua prestazione (ossia il pagamento). La questione interessa solo voi due e non tutta la collettività. Ecco perché, di regola, comportamenti come questi, anche se caratterizzati da malizia e malafede, integrano solo illeciti civili.

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Se stai comprando un appartamento ma il venditore ha omesso di dirti che ci sono abusi edilizi, puoi agire contro di lui in via civile, chiedendo la risoluzione del contratto.

Come negli illeciti penali, anche quelli civili possono essere dolosi o colposi. Non esiste la categoria degli illeciti civili “preterintenzionali” ma ne esiste un’altra che, invece, nel diritto penale non è prevista: gli illeciti derivanti da responsabilità oggettiva, quella cioè ascritta a un determinato soggetto a prescindere dalla sua volontà (dolo) o colpa. Pensa al proprietario di un animale che risponde dei danni da questo provocati se fugge dal recinto. Pensa al proprietario di un appartamento tenuto a rifare la pittura al vicino se uno dei suoi tubi si rombe e determina infiltrazioni di acqua nelle unità abitative sottostanti.

Sono illeciti amministrativi quelli che violano norme di interesse pubblico ma di minore gravità. Ad esempio, se parcheggi l’auto in divieto di sosta, se emetti un assegno scoperto, se superi i limiti di velocità, se cammini ubriaco per le vie della città o se fai i tuoi bisogni dietro un albero o in un altro luogo potenzialmente accessibile al pubblico commetti un illecito amministrativo.

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Spesso gli illeciti amministrativi e gli illeciti penali sono tra loro posti in un rapporto di minore o maggiore gravità. Facciamo qualche esempio.

È un illecito amministrativo il possesso di una dose di droga sufficiente solo all’uso personale; tuttavia se il quantitativo è tale da far presumere che sia destinato ad essere ceduto ad altri soggetti scatta il reato di spaccio.

L’evasione fiscale di piccolo conto (ossia per somme di basso importo) è un illecito amministrativo ma quando si superano determinati importi siamo dinanzi a reati.

La sanzione amministrativa non lascia “strascichi” come quella penale: non viene cioè inserita nei casellari giudiziari, non ti impedisce di partecipare a concorsi, non può pregiudicarti l’assunzione in un posto pubblico.

L’illecito amministrativo non è preceduto, come quello penale, da un processo. Di regola, l’atto illecito viene accertato da un pubblico ufficiale, come ad esempio un poliziotto, che ne dà notizia all’autorità a lui sovrastante (ad esempio il Prefetto) che, a sua volta, emette direttamente la sanzione senza una causa. Contro la sanzione si può sempre fare ricorso.

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Esempi di illeciti amministrativi sono:

Come si capisce se una condotta è reato?

Per aversi reato quindi deve esistere una norma che:

Il comportamento deve essere individuato in modo puntuale e preciso. Questo perché, al contrario di quanto avviene spesso nel diritto civile, nel penale non sono ammesse interpretazioni analogiche o estensive: in altri termini il giudice non può, dinanzi a un vuoto normativo (la cosiddetta “lacuna”), applicare una sanzione prevista da un’altra norma penale ritenendo che il comportamento descritto da quest’ultima sia simile a quello invece non previsto da alcun’altra norma.

Per capire se un comportamento è reato è necessario leggere la norma incriminatrice. Se questa stabilisce, a fronte della condotta vietata, una sanzione di tipo penale siamo dinanzi a un reato. Le sanzioni penali sono di due tipi:

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Quindi, anche se comunemente chiamiamo “multe” anche le pene previste per la violazione del codice della strada, in realtà il termine più corretto è “sanzione amministrativa” visto che – come abbiamo appena detto – le multe scaturiscono solo dalla violazione di norme penali.

Perché non si dice “reato penale”?

Molti usano l’espressione “reato penale”, ma è davvero corretta? In termini tecnici siamo dinanzi a un’inutile ripetizione di concetti: difatti il reato è solo penale. Non esiste un reato civile o amministrativo. Ecco perché gli avvocati storcono il naso quando sentono questa espressione, anche se propriamente non è un errore.

Quali sono gli elementi di un reato?

Ogni reato si compone di due elementi fondamentali:

Entrambi gli elementi devono essere presenti perché un comportamento possa essere considerato un reato.

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Elemento oggettivo del reato

È costituito da tre parti:

La condotta rappresenta l’azione o omissione che contravviene alla legge: ad esempio l’aver picchiato una persona.

L’evento è il risultato di questa condotta: ad esempio aver ferito la vittima delle lesioni.

Il nesso causale è il rapporto di causa-effetto che collega l’azione all’evento, determinando così la responsabilità dell’individuo: ad esempio i postumi derivanti dalle lesioni.

Esemplifichiamo con il reato di omicidio: la condotta è l’atto di sparare, l’evento è la morte della vittima, e il nesso causale è il proiettile che causa la morte. Se invece la vittima, trasportata all’ospedale dall’ambulanza a seguito di una pallottola a un piede, dovesse morire a causa di un incidente stradale avvenuto nel tragitto fino al pronto soccorso, mancherebbe il nesso causale rispetto all’evento “morte” sicché l’autore della condotta non risponderebbe di omicidio ma del reato meno grave di lesioni.

Elemento soggettivo del reato

L’elemento soggettivo del reato riguarda l’intenzione o la consapevolezza dell’individuo al momento della commissione del reato.

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Abbiamo visto sopra che, nel diritto penale italiano, questo elemento può manifestarsi in tre forme: dolosa, colposa o preterintenzionale.

Nel caso dell’omicidio, se il soggetto spara intenzionalmente a qualcuno, si parla di omicidio doloso.

Se invece la morte è il risultato non intenzionale di un’altra azione, come nel caso di un colpo di pistola accidentale, si tratta di omicidio colposo. Infine, se l’intenzione era di causare un danno meno grave che però ha portato alla morte, si parla di omicidio preterintenzionale.

Quali sono le conseguenze di un reato?

Prima di poter parlare di colpevolezza dell’autore del reato è necessario che si svolga un processo penale.

Il processo può essere avviato tramite

La querela può essere presentata solo dalla vittima del reato e non da altri soggetti. Alcuni reati si dicono “procedibili a querela” perché, se la vittima non lo vuole, non si può agire contro il responsabile. Si tratta dei reati meno gravi, come il furto o la truffa.

La denuncia invece può essere presentata da chiunque, anche dalle forze dell’ordine che si siano accorti del reato. Si ha per i reati più gravi dove è interesse di chiunque agire contro il responsabile. Perciò si parla di reati “

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precedibili d’ufficio”. La denuncia è quindi una semplice segnalazione avendo lo Stato l’obbligo, in questi casi, di processare il colpevole.

Dopo il processo penale (di cui parleremo a breve), la prima conseguenza di un reato è la sanzione (detentiva o pecuniaria). Ma la legge può collegare al reato anche altre conseguenze come ad esempio:

Come si svolge un processo penale?

Se dovessi compiere un atto considerato reato, partono le “indagini preliminari” (per i reati procedibili a querela, entro 6 mesi – o al massimo 1 anno – dalla querela stessa).

Durante questa fase, diventerai ufficialmente un “indagato.” Procura e polizia giudiziaria lavoreranno insieme per raccogliere prove, testimonianze e qualsiasi altro elemento che possa fare chiarezza sull’evento incriminato.

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Se, al termine delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero (PM) ritiene non ci siano sufficienti prove a tuo carico, verrà emesso un provvedimento di archiviazione del procedimento.

In caso contrario, se sussistono cioè le prove a tuo carico, verrai formalmente accusato e il procedimento entrerà nella fase del processo penale vero e proprio. In questa nuova fase, la tua posizione giuridica cambia: diventi un “imputato“, ossia una persona formalmente accusata di un reato.

Durante il processo, avrai l’opportunità di difenderti e di dimostrare la tua innocenza utilizzando vari strumenti legali a tua disposizione, come testimoni a tuo favore, prove, o argomentazioni legali attraverso il tuo avvocato.

La vittima non necessita di un avvocato difensore visto che l’accusa è portata avanti dallo Stato (che è titolare di un interesse collettivo e lo rappresenta). Tuttavia la vittima può ugualmente costituirsi nel processo penale per chiedere il risarcimento del danno (perciò si parla di “costituzione di parte civile

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”).

Il risarcimento tuttavia può essere richiesto anche in un autonomo e separato giudizio civile (che si può instaurare anche se non si è presentata prima la denuncia o la querela).

Al termine del processo, il giudice, dopo aver valutato tutte le prove e gli argomenti presentati sia dalla difesa sia dall’accusa, emetterà una sentenza. Se il giudice ritiene che le prove a tuo carico non siano sufficienti a dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio la tua colpevolezza, verrai assolto. In caso contrario, verrai dichiarato colpevole e il giudice stabilirà quale pena dovrai scontare in base alla legge e alla gravità del reato commesso.

Qual è la differenza tra delitti e contravvenzioni?

I reati, in base alla loro gravità, si dividono in

I delitti sono i reati più gravi, puniti con pene severe come l’ergastolo e la reclusione. Generalmente, per i delitti è richiesto il dolo, tranne eccezioni specificate dalla legge. Un esempio di delitto è l’omicidio, sia doloso che colposo.

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Al contrario, le contravvenzioni sono reati meno gravi, puniti con arresto o ammenda. Questi possono essere commessi sia dolosamente che colposamente, ampliando così il campo delle responsabilità.

Reato procedibili d’ufficio e reati procedibili a querela di parte

Esistono differenze significative nella procedura penale a seconda del tipo di reato commesso. I “reati procedibili a querela di parte” richiedono che la persona offesa presenti una querela affinché si avvii il procedimento penale. Senza questa azione, il procedimento non può iniziare. Per esempio, nel caso di furto, la vittima deve sporgere querela per avviare il procedimento contro il colpevole.

Di regola la querela va presentata entro 3 mesi dalla scoperta della condotta illecita. Sono previste eccezioni per lo stalking (6 mesi) e la violenza sessuale (1 anno).

D’altra parte, i “reati procedibili d’ufficio” non richiedono l’azione diretta della vittima per iniziare un procedimento penale; possono essere avviati da una denuncia o una segnalazione. Un esempio è il reato di maltrattamenti, che può essere perseguito anche solo su segnalazione di un terzo.

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Soggetto attivo

Dal punto di vista del soggetto attivo, cioè chi commette il reato, possiamo distinguere tra:

I reati comuni possono essere commessi da chiunque, come nel caso dell’omicidio.

I reati propri, invece, possono essere commessi solo da soggetti che ricoprono una specifica qualifica o ruolo, come la concussione, che è un reato riservato ai pubblici ufficiali.

Soggetto passivo

Dal punto di vista del soggetto passivo, ovvero la vittima del reato, possiamo distinguere tra:

I reati con soggetto passivo determinato hanno una vittima specifica e identificabile.

I reati a soggetto passivo indeterminato, come quelli contro l’incolumità pubblica, riguardano un’ampia categoria di persone o la collettività in generale.

Infine, ci sono reati che, pur non avendo una vittima diretta, tutelano interessi collettivi rilevanti, come nel caso del possesso non giustificato di armi.

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