Quando si può aprire la partita IVA senza pagare i contributi?

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Vuoi avviare un’attività ma temi i costi dei contributi? Esistono diverse situazioni in cui puoi aprire la partita IVA e ottenere un esonero totale o parziale dai versamenti. Scopri in quali casi è possibile ottenerlo.

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Diversi lettori ci chiedono quando si può aprire la partita Iva senza pagare i contributi. La domanda ha un senso, perché aprire una partita IVA non significa automaticamente e necessariamente dover versare contributi previdenziali. In alcuni casi specifici previsti dalla legge, infatti, è possibile avviare un’attività in proprio ed essere legittimamente esonerati dal pagamento dei contributi INPS.

Sembra quasi un miracolo, perché l’apertura della partita IVA comporta, generalmente, l’iscrizione a una cassa previdenziale e dunque richiede il versamento periodico dei contributi, che sembra inevitabile. Ma in realtà esistono alcune situazioni in cui è possibile ottenere l’agognato esonero contributivo, che a seconda dei casi può essere totale o parziale.

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Ora scopriamo quali sono queste situazioni, come funziona l’esonero, come va richiesto e quando è necessario comunicarlo all’INPS.

Chi apre la partita IVA deve sempre pagare i contributi?

Di norma sì. Come abbiamo anticipato, l’apertura della partita IVA comporta l’iscrizione a una gestione previdenziale. In base all’attività svolta, può trattarsi della:

Tuttavia, come ti abbiamo anticipato all’inizio, in alcune circostanze è possibile non pagare alcun contributo pur avendo una partita IVA attiva. Vediamo precisamente quali sono.

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Dipendenti a tempo pieno con attività marginale

Se sei già lavoratore dipendente a tempo pieno (con contratto full-time di almeno 26 ore settimanali), puoi aprire una partita IVA senza iscriverti alla Gestione separata INPS, a condizione che:

In questi casi l’esonero contributivo è automatico: non serve fare richiesta all’INPS, basta che in caso di verifica si dimostri l’esistenza del rapporto dipendente full time, ed è facile provarlo, in base al regolare contratto di lavoro in corso. Puoi comunque indicare che non intendi iscriverti all’INPS nel modello ComUnica già in fase di apertura della partita IVA, inserendo il codice fiscale del tuo datore di lavoro.

Il motivo di questa esclusione dall’obbligo di versamenti contributivi sta nel fatto che il titolare di partita IVA percepisce un reddito di lavoro dipendente che è già soggetto a contribuzione obbligatoria

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per la sua attività principale, e perciò non è tenuto a versare ulteriori contributi alla gestione commercianti, artigiani o separata per la sua attività secondaria.

In altre parole, se il titolare di partita IVA è già iscritto all’INPS come lavoratore dipendente e versa regolarmente i contributi in base al reddito percepito, non è obbligato a iscriversi a un’altra gestione INPS per la sua attività con partita IVA, a meno che l’attività non sia di tipo commerciale o artigianale prevalente.

Il criterio decisivo è, dunque, la prevalenza. Se l’attività con partita IVA diventa prevalente in termini di tempo o reddito, l’esonero potrebbe non essere più valido.

Tieni presente, inoltre, che questa regola vale per l’INPS (Gestione artigiani e commercianti) ma non per le Casse professionali private (es. avvocati, ingegneri, medici) che hanno un loro regolamento specifico e dunque potrebbero richiedere i versamenti contributivi anche ai loro iscritti che sono allo stesso tempo professionisti e lavoratori dipendenti.

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Per saperne di più, leggi quando un lavoratore dipendente (pubblico o privato) può aprire la partita IVA.

Professionisti senza albo e senza redditi

Chi svolge un’attività professionale di tipo abituale e non occasionale, (es. consulenti di marketing, copywriter, grafici, fotografi, ecc.) ma non produce ancora reddito, perché non sta incassando, deve aprire la partita IVA entro 30 giorni dall’inizio dell’attività, ma può rimandare l’iscrizione alla Gestione separata INPS finché non supera i 5.000 euro annui di reddito da lavoro autonomo (al netto dei costi deducibili).

Fino a questa soglia non c’è obbligo contributivo. Appena si supera, scatta l’obbligo d’iscrizione con versamento dei contributi dovuti. In questi casi, dunque, l’esonero contributivo è provvisorio e temporaneo: non si fa domanda, ma è importante monitorare i redditi derivanti dalla propria attività e iscriversi all’INPS appena si supera la soglia dei 5.000 euro.

Anche in queste situazioni, quanto detto vale solo per chi non ha altra cassa previdenziale

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obbligatoria, altrimenti bisogna seguire le regole specifiche.Ti ricordiamo che chi appartiene a un ordine professionale (es. avvocati, architetti, psicologi) è esonerato dalla Gestione separata INPS perché ha l’obbligo di iscrizione alla propria Cassa previdenziale di categoria. Tuttavia, l’esonero si applica solo se effettivamente iscritti e in regola con i versamenti. Non basta, dunque, essere semplicemente iscritti all’albo professionale.

Titolari di pensione (in alcuni casi)

I pensionati che aprono una partita IVA non sempre devono versare i contributi, in particolare se:

In particolare, un pensionato che riceve già una pensione dall’INPS e apre una partita IVA come artigiano o commerciante non è obbligato a versare i contributi minimi fissi (il cosiddetto “minimale”), ma solo quelli a percentuale sul reddito effettivamente prodotto, e con una riduzione del 50%. Non si tratta, quindi, di un esonero totale che riguarda tutti i pensionati, ma solo quelli che svolgono attività d’impresa (quindi artigiani e/o commercianti).

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Per i professionisti, invece, le regole cambiano a seconda della gestione previdenziale di appartenenza: ad esempio, chi percepisce la pensione da una cassa professionale può essere esente dalla doppia contribuzione e dunque continuare a lavorare pur essendo già andato in pensione. Quindi verifica sempre le disposizioni del tuo ente previdenziale (es. INPS, INARCASSA per gli ingegneri ed architetti, CNPADC, per i dottori commercialisti).

Chi ha versato contributi all’estero

Se hai lavorato all’estero ed hai versato contributi in un Paese dell’Unione Europea o convenzionato con l’Italia, puoi chiedere l’esonero dalla contribuzione italiana se:

In questi casi – se esiste un accordo internazionale tra l’Italia e lo Stato estero di appartenenza – può essere riconosciuto un esonero per non sovrapporre sistemi contributivi, evitando così di pagare due volte.

Per queste situazioni bisogna sempre

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presentare domanda di esonero contributivo all’INPS o all’ente di competenza, con documentazione che attesti la posizione contributiva estera.

Collaborazioni occasionali o prestazioni entro 30 giorni (con cautela)

Infine, ti ricordiamo che le prestazioni occasionali non richiedono partita IVA né iscrizione INPS, a patto che:

È una strada praticabile solo per attività realmente saltuarie. In caso contrario l’Agenzia delle Entrate e l’INPS possono riqualificare l’attività e pretendere i contributi. Per approfondire, leggi come funziona la collaborazione occasionale.

Come si richiede l’esonero?

La necessità o meno di richiesta di esonero contributivo, e la modalità di presentazione ove essa occorra, dipende dalla situazione:

Conclusione

Non sempre aprire una partita IVA significa dover pagare subito i contributi. In alcune situazioni previste dalla legge – come per i dipendenti full time, i professionisti senza reddito, o chi ha già una tutela previdenziale – è possibile avviare un’attività in proprio legalmente e senza oneri INPS, almeno inizialmente. Tuttavia è fondamentale valutare caso per caso e, se necessario, farsi assistere da un commercialista.

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