Come calcolare la pensione dai contributi

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Tasso di capitalizzazione e coefficienti di trasformazione: come si calcola la pensione dalla somma dei contributi versati.

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Restano bassi i tassi di rivalutazione delle pensioni: a causa del perdurare della crisi, difatti, i contributi accantonati presso l’Inps dai lavoratori rendono pochissimo. Per quanto riguarda le pensioni con decorrenza nel 2018, il valore da utilizzare per rivalutare i contributi versati, comunicato dal Ministero del Lavoro, è pari a 1,005205: chi va in pensione nel 2018, dunque, deve rivalutare la somma dei contributi accantonata al 31 dicembre 2016 dello 0,5205% (non si devono invece rivalutare i contributi versati nell’ultimo anno di lavoro prima della pensione).

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Non si conoscono ancora, invece, i nuovi coefficienti di trasformazione che saranno applicati a partire dal 2019. Ricordiamo che il coefficiente di trasformazione è la cifra, espressa in percentuale, che trasforma la somma dei contributi accantonati in pensione, e aumenta con l’aumentare dell’età. È molto probabile che, a causa dell’aumento dell’età pensionabile e dei requisiti della pensione in generale, i coefficienti di trasformazione siano abbassati di conseguenza.

Tassi di capitalizzazione e coefficienti di trasformazione, ad ogni modo, non interessano soltanto coloro la cui pensione si calcola col sistema interamente contributivo, ma interessano, a partire dal 1996, anche i lavoratori che rientrano nel sistema misto di calcolo della pensione e, a partire dal 2012, i lavoratori la cui pensione si calcolava col sistema esclusivamente retributivo.

Ma procediamo per ordine e cerchiamo di capire come funziona il calcolo contributivo della pensione e, quindi, come calcolare la pensione dai contributi

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Quali sono i sistemi di calcolo della pensione

Come appena accennato, i sistemi di calcolo della pensione sono tre:

Calcolo contributivo della pensione

Nel dettaglio, il

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calcolo contributivo è utilizzato, nei confronti dei lavoratori iscritti all’Inps, con riguardo ai contributi versati:

Il calcolo contributivo non si basa sugli ultimi stipendi o retribuzioni percepite come il sistema retributivo, ma sui contributi effettivamente versati nel corso dell’attività lavorativa, rivalutati e trasformati in rendita da un coefficiente che aumenta all’aumentare dell’età pensionabile.

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Anche il calcolo contributivo si divide in due quote:

Per ricavare l’assegno di pensione corrispondente alla Quota B, bisogna innanzitutto:

Per determinare la Quota A della pensione, in caso di opzione per il sistema contributivo, computo o totalizzazione, il procedimento è più complicato.

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Il complesso meccanismo dovrebbe risultare più semplice spiegato in questo modo:

Si possono, in alternativa, sommare i due montanti contributivi, della Quota A e della Quota B, per giungere al montante contributivo totale, che viene poi trasformato in rendita dal coefficiente di trasformazione, che varia in base all’età pensionabile.

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Come si rivalutano i contributi

Vediamo ora, più nel dettaglio, come si rivaluta il montante contributivo, cioè la somma dei contributi utili alla pensione accantonata presso l’Inps.

Come abbiamo osservato, il montante contributivo (cioè la somma dei contributi accreditati) viene annualmente rivalutato in base all’andamento della crescita nominale del Pil (prodotto interno lordo) degli ultimi 5 anni, cioè in base al cosiddetto tasso di capitalizzazione.

Questo tasso di rivalutazione risulta parecchio basso negli ultimi anni, a causa della crisi economica italiana. Addirittura, nel 2015 ci sarebbe dovuta essere una svalutazione dei contributi dello 0,1927%, a causa del dato negativo registrato a causa della caduta del Pil italiano nei 5 anni precedenti.

Per fortuna, grazie a un decreto legge apposito [3], che aveva stabilito un tasso di rivalutazione nominale pari ad 1, i montanti contributivi sono rimasti intatti, senza che i montanti contributivi siano stati decurtati.

Ecco, nella tabella sottostante, come si rivalutano i contributi anno dopo anno

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Coefficienti di trasformazione dei contributi

Nella tabella sottostante osserviamo, invece, i coefficienti di trasformazione, cioè quelle cifre che trasformano il montante dei contributi in pensione, che aumentano all’aumentare dell’età pensionabile.

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EtàCoefficiente di trasformazione 2016-2018Coefficiente di trasformazione vigente

Sino al 31.12.2015
574,246%4,304%
584,354%4,416%
594,468%4,535 %
604,589%4,661%
614,719%4,796 %
624,856%4,94 %
635,002%5,094 %
645,159%5,259 %
655,326%5,435 %
665,506%5,624 %
675,700%5,826 %
685,910%6,046 %
696,135%6,283 %
706,378%6,541 %

Quando l’età, alla data del pensionamento, non corrisponde ad un anno esatto (ad esempio, 57 anni e 7 mesi), devono essere aggiunte al coefficiente le relative frazioni di anno.

Ad esempio, per calcolare il coefficiente di trasformazione di un lavoratore con decorrenza della pensione a 58 anni e 8 mesi di età, si devono svolgere le seguenti operazioni:

4,535 (coefficiente vigente per chi si pensiona a 59 anni) – (meno) 4,416 (coefficiente vigente per chi si pensiona a 58 anni)= 0,119.

Si deve poi dividere il risultato per 12 mesi, ottenendo 0,0099167 circa. Il nuovo risultato deve essere moltiplicato per 8 mesi, ottenendo, per arrotondamento, la cifra 0,079.

A questo punto, bisogna sommare questa cifra al coefficiente per chi si pensiona a 58 anni, arrivando così al coefficiente corretto per chi si pensiona a 58 anni ed 8 mesi, cioè 4,495.

Per trasformare il montante contributivo in pensione, si deve applicare questo coefficiente, come percentuale, al montante rivalutato: dividendo il risultato per 13 , si arriva alla pensione mensile.

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