Banca dati della Polizia: come farsi cancellare?

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L’istanza che qualunque cittadino può presentare per ottenere l’aggiornamento o la cancellazione delle informazioni presenti sul suo conto negli archivi del Ced interforze.

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Ogni volta che vieni fermato ad un posto di blocco da una pattuglia della Polizia, della Finanza o dei Carabinieri, gli agenti, dopo aver controllato i tuoi documenti, si mettono a confabulare e avvertono la centrale operativa. Tu sei “quasi” incensurato, nel senso che alcuni anni fa avevi ricevuto un paio di denunce per piccoli reati, ma la tua posizione è stata chiarita dall’Autorità giudiziaria: in un caso sei stato prosciolto con formula piena, nell’altro la tua posizione è stata subito archiviata e così non hai dovuto neppure sostenere un processo. Però quel precedente di polizia pesa: il tuo nominativo continua tuttora ad essere presente negli archivi elettronici del Ced interforze, così vieni sempre associato a quell’antico fatto.

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Come farsi cancellare dalla banca dati della Polizia, quando le informazioni raccolte sono vecchie, superate o inesatte? Qualunque cittadino può presentare un’istanza formale, per ottenere l’aggiornamento o la rettifica dei dati presenti sul suo conto in questo poderoso archivio, che fu il primo ad essere realizzato in forma elettronica, sin dal 1981, e viene alimentato tutti i giorni dalle forze di Polizia che operano sull’intero territorio italiano. Vediamo come fare.

Cosa risulta nel Ced interforze?

Il Ced interforze non contiene soltanto tutte le informazioni relative a reati, ma anche i cosiddetti «precedenti di polizia», cioè gli eventi rilevati dalle forze dell’ordine nello svolgimento della loro attività, pur se non costituenti reato: ad esempio, il possesso di sostanze stupefacenti per uso personale.

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Ogni volta che un soggetto viene fermato e identificato, per varie ragioni (da una perquisizione personale o domiciliare, fino a un normale controllo su strada o in un esercizio commerciale), il suo nominativo viene inserito «senza ritardo», come prevede la legge [1], nella banca dati interforze e così diventa disponibile, mediante consultazione, a tutti gli altri operatori di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, in occasione di futuri controlli.

In questo modo, tutte le informazioni acquisite da una forza di polizia nel corso di qualsiasi attività di prevenzione o repressione di reati, o soltanto di natura amministrativa, diventano automaticamente disponibili anche alle altre forze di polizia: lo spirito della legge istitutiva del Ced interforze [2] è proprio quello di far beneficiare tutte le forze di polizia della condivisione delle informazioni raccolte da ciascuna di esse.

Come sono conservati i dati nel Ced interforze?

La gestione dell’archivio elettronico del Ced interforze è affidata al dipartimento di Pubblica sicurezza della Polizia di Stato presso il ministero dell’Interno. L’alimentazione, invece, come abbiamo visto, avviene a cura di tutti i reparti operativi periferici. Il

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sistema di indagine (Sdi) cataloga le informazioni acquisite in banca dati in maniera sintetica, non analitica: quindi senza archiviare i provvedimenti originari come (i verbali di denuncia o di arresto, le ordinanze di custodia cautelare, le sentenze dell’autorità giudiziaria) che, in caso di necessità, vanno richiesti all’organo che li ha emanati. Facciamo un esempio.

Marco è stato sottoposto al divieto di partecipare a manifestazioni sportive. Nella banca dati interforze viene inserito il suo nominativo, con le generalità complete, il codice “DASPO” e la data di emanazione e di validità del provvedimento. In questo modo, tutte le forze di polizia sull’intero territorio nazionale potranno controllare in qualsiasi momento questo precedente e, se occorre, potranno impedire a Marco l’accesso allo stadio. Il provvedimento originale di Daspo viene detenuto presso la Questura che lo ha emesso e non è consultabile per intero mediante l’interrogazione.

Chi può accedere alle informazioni del Ced interforze?

Vista la delicatezza delle informazioni raccolte, l’

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accesso ai dati (che sono sottoposti alla vigilanza del Garante privacy) è consentito soltanto agli ufficiali di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, ai funzionari dei servizi per le informazioni e alla magistratura. Se si tratta di informazioni riguardanti procedimenti penali in corso e segretati [3] la consultazione è riservata all’Autorità giudiziaria ed agli ufficiali di polizia giudiziaria assegnati ai servizi istituiti presso la Procura della Repubblica [4], alla Dia (Direzione investigativa antimafia), alla Direzione centrale per i servizi antidroga ed agli uffici centrali della Polizia e dei Carabinieri deputati al contrasto del terrorismo.

Bisogna sottolineare che la consultazione e l’utilizzazione indebita di dati e informazioni contenute nel Ced interforze per finalità diverse da quelle istituzionali costituisce reato [5], punito con la reclusione da uno a tre anni (se il fatto è commesso per colpa, la reclusione arriva fino a sei mesi); inoltre, se il fatto avviene con violazione con abuso delle qualità di pubblico ufficiale, si configura il delitto di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio

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[6].

Quando si può chiedere la cancellazione dal Ced interforze?

I tempi di permanenza delle informazioni nel Ced interforze sono molto lunghi e possono arrivare fino a 20 anni per i dati relativi ai procedimenti penali (quelli relativi alle attività di prevenzione ed amministrative sono compresi tra i 5 ed i 15 anni); li stabilisce, per ogni categoria di dati, un decreto del presidente della Repubblica [7], in base al quale essi «sono conservati per un periodo di tempo non superiore a quello necessario per il conseguimento delle finalità di polizia» (per conoscere l’elenco completo leggi “Cosa succede se la Polizia ti prende i dati“).

In linea di massima, la perdurante presenza dei dati nell’archivio Sdi non è pregiudizievole, anche perché questi precedenti di polizia non possono essere utilizzati in nessun tipo di procedimento amministrativo o penale, per i quali è sempre richiesta l’acquisizione dei provvedimenti originali e completi, senza possibilità di surroga con le informazioni attinte dal Ced interforze.

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In ogni caso, la legge e la giurisprudenza [8] riconoscono a ogni cittadino il diritto di chiedere l’aggiornamento dei dati che lo riguardano, e in tale maniera si ottiene l’obiettivo della cancellazione dei dati superati e non più attuali; la cancellazione vera e propria è consentita, invece, nei casi di inesattezze o errori sul nominativo iscritto o su una conservazione di dati oltre il periodo massimo stabilito dalla legge. Facciamo un paio di esempi.

Antonio è stato denunciato per una rissa in una discoteca insieme ad altri ragazzi, ma la sua posizione è stata presto stralciata ed archiviata dal giudice delle indagini preliminari, su richiesta del pubblico ministero. Antonio può chiedere l’aggiornamento dell’informazione relativa alla denuncia iniziale, in modo da riportare anche l’esito del procedimento, che non si è concluso con una condanna.

Giulio è stato processato per estorsione, ma all’esito del processo è stato condannato per il più lieve reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Se la sentenza non è stata ancora inserita nel Ced interforze, Giulio può chiedere la rettifica dei dati, per non figurare più come imputato del grave delitto di estorsione.

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Vincenzo risulta presente nel Ced interforze come spacciatore di droga perché il suo cognome è stato riportato erroneamente: in realtà, non è mai stato fermato da una pattuglia né denunciato per questo reato. Giulio ha diritto alla cancellazione integrale dell’informazione errata presente nel Ced sul suo conto.

Come cancellarsi dal Ced interforze?

Il Ced interforze costituisce a tutti gli effetti un trattamento di dati personali e, pertanto, è sottoposto alla normativa sulla privacy. Questo consente a chiunque di inoltrare al ministero dell’Interno – in qualità di titolare del trattamento – un’istanza per conoscere quali dati sul proprio conto sono presenti negli archivi informatizzati del Ced interforze. Si possono utilizzare questi moduli prestampati, disponibili sul sito della Polizia di Stato o scaricabili da qui:

L’indirizzo al quale inviare i moduli compilati – insieme alla fotocopia di un proprio documento di identità in corso di validità – è: ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza -Direzione Centrale della Polizia Criminale – Via Torre di Mezzavia, 9 – 00173 Roma. L’istanza può essere inviata anche mediante

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Pec (posta elettronica certificata) alla casella: “dipps.dcpcufficiocontenzioso@pecps.interno.it“.

In caso di mancato riscontro (l’Ufficio deve rispondere entro 30 giorni), chi viene a conoscenza dell’esistenza di dati che lo riguardano e che vengono trattati in violazione di disposizioni di legge o di regolamento può inviare un reclamo al Garante per la protezione dei dati personali oppure chiedere al tribunale civile di Roma (competente per territorio, perché ivi ha sede il dipartimento di P.S. titolare del trattamento) di «ordinare la rettifica, l’integrazione, la cancellazione o la trasformazione in forma anonima dei dati medesimi» [9].

Approfondimenti

Per altre informazioni leggi “Banca dati Polizia: come sapere se sono presente“.

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