Referendum: come si raccolgono le firme online?

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Oltre ai classici banchetti nelle piazze, c’è anche una piattaforma elettronica creata dal ministero per l’Innovazione. Ecco come funziona.

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La Costituzione garantisce ad ogni cittadino italiano maggiorenne la possibilità di esprimere in prima persona un parere determinante su una norma da inserire o da eliminare dal nostro ordinamento. «Determinante» perché ciò che decide la maggioranza dei cittadini è quello di cui il Parlamento dovrà prendere atto per modificare la legislazione. Questo strumento si chiama referendum e, affinché possa essere messo a disposizione del popolo sovrano, occorre un comitato che lo promuova e un certo numero di cittadini che sostenga l’iniziativa da sottoporre alla Corte di Cassazione. Quanti ne servono? E per chiedere la convocazione di un

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referendum, come si raccolgono le firme?

La prima immagine che viene in mente è quella dei banchetti allestiti in punti strategici delle città per invitare i passanti a depositare la propria firma a sostegno del referendum. Ora, però, esiste un’altra modalità, più al passo con i tempi. Si tratta di una piattaforma informatica che consente la raccolta di firme online. Vediamo come funziona.

I tipi di referendum

Esistono quattro tipi di referendum, a seconda degli effetti che producono. Nel dettaglio:

Quante firme ci vogliono per chiedere un referendum?

La Costituzione stabilisce che un

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referendum può essere convocato quando lo richiedono 500.000 cittadini aventi diritto al voto oppure cinque Consigli regionali.

Se la raccolta delle firme viene fatta in maniera tradizionale, cioè nei classici banchetti allestiti nelle città, le 500.000 adesioni devono essere raccolte nell’arco di tre mesi dalla presentazione dell’iniziativa su fogli di tipo «carta bollata» precedentemente vidimati dalle segreterie comunali oppure dalle cancellerie dei tribunali. Ogni facciata deve riportare il quesito da sottoporre ai cittadini e, se si tratta di un referendum abrogativo, la legge di cui si propone la cancellazione. Accanto a ciascuna firma ci devono essere le generalità dell’elettore. Le firme dovranno essere, poi, certificate da un notaio o da un funzionario abilitato a conferire pubblica fede a un documento.

I promotori dell’iniziativa sono tenuti a depositare le firme, allegando i certificati elettorali dei sottoscrittori, entro il 30 settembre presso l’Ufficio centrale per il referendum che ha sede nella

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Corte di Cassazione.

Il deposito, però, non può avvenire:

Nell’arco di un mese dal termine ultimo per depositare le firme, quindi entro il 31 ottobre, l’Ufficio centrale per il referendum verifica la legittimità della richiesta e delle firme presentate. Se ci sono delle irregolarità, i promotori hanno tempo fino al 20 novembre per sanarle o per contestarle. La pronuncia definitiva dell’Ufficio centrale avviene non oltre il 15 dicembre.

Conclusa la procedura in Cassazione, la parola passa alla Corte costituzionale: la Consulta deve decidere se ammettere o respingere la richiesta di referendum.

Gli ultimi due passaggi avvengono a Palazzo Chigi e al Quirinale. il Consiglio dei ministri propone al presidente della Repubblica di indire il referendum e il Capo dello Stato, a quel punto, dà il via libera. Il Governo fissa la data della consultazione tra il 15 aprile e il 15 giugno. Con una limitazione, anche in questo caso: nel caso in cui ci sia una crisi di Governo (in Italia ne sappiamo qualcosa) che porta allo scioglimento delle Camere quando il referendum è già stato indetto, la procedura viene «congelata» e riprende a partire dal 365° giorno successivo alla data delle elezioni.

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Referendum: come raccogliere le firme online?

Uno degli ultimi decreti del Governo Draghi, firmato dal ministro per l’Innovazione Vittorio Colao, ha consentito la creazione di una piattaforma per la raccolta di firme online a sostegno di un referendum. Questo strumento garantisce la completa digitalizzazione del processo e rispetta tutti i requisiti di sicurezza, con la benedizione del Garante della privacy.

La piattaforma contiene due aree, una privata e una pubblica, ed è accessibile a tre tipi di utenti:

Due aree, dicevamo. L’area privata consente ai promotori di gestire la proposta di referendum e di tenere sotto controllo l’andamento della raccolta di firme. Questi utenti potranno anche scegliere la tipologia di iniziativa da registrare (referendum o legge di iniziativa popolare), richiedere il caricamento della proposta, visionarne l’anteprima e, una volta confermata la correttezza dei dati inseriti, dare avvio immediato alla raccolta delle firme.

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Nell’area pubblica, invece, i cittadini possono consultare le proposte di referendum con i relativi quesiti e le proposte di legge popolare in corso. Ci sono anche tutte le informazioni necessarie a capire come lasciare la propria adesione, il numero delle firme già inserite e la soglia del quorum richiesto per l’approvazione. Una volta a conoscenza di tutto ciò, il cittadino può entrare in un’area privata accedendo con la propria identità digitale (Spid, Carta di identità elettronica o Carta nazionale dei servizi) ed esprimere il suo appoggio all’iniziativa.

La Corte di Cassazione concluderà la procedura, sempre attraverso l’area privata, per legittimare o meno la richiesta.

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