In che orario viene realizzata la formazione dei lavoratori?
L’azienda può costringere il dipendente a fare i corsi di formazione in orari specifici? Si può sospendere lo stipendio per mancata formazione?
La formazione sulla salute e sicurezza negli ambienti di lavoro è fondamentale e obbligatoria per il datore di lavoro. Tuttavia, sorgono spesso dubbi e controversie riguardo agli orari in cui tali corsi dovrebbero essere tenuti e sulla retribuzione spettante ai partecipanti. Un caso recentemente trattato dalla Cassazione (ord. n. 12790/2024) risponde su alcune domande frequenti su tale tema: in che orario viene realizzata la formazione dei lavoratori? Cosa rischia il dipendente che rifiuta di partecipare ai corsi? È possibile irrogargli il licenziamento o comunque qualche altra sanzione disciplinare? Procediamo per gradi.
Indice
Cosa dice la legge sugli orari della formazione professionale?
L’articolo 37, dodicesimo comma, del D.Lgs. n. 81/2008 stabilisce testualmente che «la formazione dei lavoratori e quella dei loro rappresentanti deve avvenire (in collaborazione con gli organismi paritetici, ove presenti nel settore e nel territorio in cui si svolge l’attività del datore di lavoro) durante l’orario di lavoro e non può comportare oneri economici a carico dei lavoratori».
Ma cosa significa “durante l’orario di lavoro”? La risposta è stata fornita dalla Cassazione nella pronuncia in commento: tale concetto comprende anche l’orario relativo a prestazioni potenzialmente “esigibili” al di fuori dell’orario di lavoro ordinario, di legge o previsto dal contratto collettivo, per i dipendenti a tempo pieno, e di quello concordato, per quelli a tempo parziale.
Questo ad esempio significa che il datore può imporre a un lavoratore con contratto part-time di frequentare i corsi al di fuori dal normale orario di lavoro, qualificandoli come “straordinario” e gestendoli direttamente lui stesso.
Cosa rischia il dipendente che non partecipa al corso di formazione?
Secondo la Suprema Corte, un’azienda ha il diritto di sospendere lo stipendio di un dipendente che rifiuta di partecipare alla formazione sulla sicurezza negli orari proposti, anche se questi cadono fuori dall’orario di lavoro ordinario.
Tale decisione si basa sull’interpretazione dell’articolo 37, comma dodicesimo, del Decreto legislativo del 09/04/2008, n. 81, che stabilisce la necessità di effettuare la formazione durante l’orario di lavoro, includendo anche le ore che possono essere considerate come straordinario.
La formazione è considerata lavoro straordinario?
La formazione fuori dall’orario di lavoro ordinario deve essere considerata come prestazione di lavoro straordinario, a patto che sia “esigibile” dal datore di lavoro.
Nel caso specifico trattato dalla Cassazione, al dipendente, che svolgeva turni di notte, era stata offerta la possibilità di partecipare a sessioni formative durante il giorno, con il riconoscimento di tali ore come lavoro straordinario. Nonostante ciò, il lavoratore aveva rifiutato, portando all’adozione della misura disciplinare della sospensione dallo stipendio.
Quali sono le conseguenze della mancata partecipazione alla formazione?
La sentenza evidenzia che la mancata partecipazione alla formazione obbligatoria non solo impedisce al dipendente di svolgere in sicurezza le proprie mansioni, ma espone anche l’azienda a potenziali responsabilità legali per l’utilizzo di personale non adeguatamente formato. Questa interpretazione mira a sottolineare l’importanza dell’adempimento degli obblighi di sicurezza e salute sul lavoro, essenziali per la protezione sia dei lavoratori sia della stessa azienda.
Conclusioni
La recente sentenza della Cassazione stabilisce chiaramente che la partecipazione alla formazione sulla sicurezza è un obbligo ineludibile per i dipendenti, e che il rifiuto di aderirvi può giustificare sanzioni significative, inclusa la sospensione dello stipendio.
Approfondimenti
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