Il datore di lavoro può negare i permessi ai dipendenti?
Quando l’azienda può rifiutare la concessione dei permessi e quando invece è obbligata a concederli: tutte le tipologie di permessi che non possono essere respinti.
Un lettore ci chiede se il datore di lavoro può negare i permessi ai dipendenti, e, in caso affermativo, quali e perché.
Innanzitutto bisogna distinguere le varie tipologie di permessi che i lavoratori dipendenti possono ottenere su richiesta: ci sono i permessi ROL (riduzione orario di lavoro) che vengono regolarmente retribuiti, i permessi previsti dalla legge 104 del 1992 per assistere i familiari disabili – e ti anticipiamo subito che questi non possono essere rifiutati – ed i permessi per altre esigenze personali
Adesso passiamo a rispondere in maniera analitica alla nostra domanda di partenza.
Indice
Permessi ROL
I permessi per riduzione dell’orario di lavoro sono previsti dal contratto collettivo nazionale applicabile, e non possono essere negati ai dipendenti che ne fanno richiesta con le modalità ed entro i limiti stabiliti dal Ccnl stesso.
In genere la contrattazione collettiva – talvolta integrata da quella aziendale, specialmente nelle imprese di maggiori dimensioni – è molto precisa nel descrivere la tipologia e le modalità di fruizione dei permessi ROL, dunque è ad essa che bisogna fare precipuo riferimento (per conoscere i dettagli dei vari comparti e categorie d’impiego, leggi l’articolo “
L’unica cosa che il datore di lavoro potrebbe fare è chiedere al dipendente di spostare e posticipare il giorno e l’orario di fruizione del permesso ROL, se vi sono valide ed oggettive esigenze organizzative che richiedono la sua presenza lavorativa, ma l’accettazione di tale proposta è subordinata al consenso del lavoratore: se questo assenso alla posticipazione non viene dato, il datore non potrà rifiutare la concessione del permesso ROL.
Permessi per festività
Ai permessi ROL sono equiparati, quanto alla concessione da parte del datore di lavoro al dipendente che li richiede, i permessi per festività soppresse, che vengono comunemente riportati in busta paga sotto la sigla «ex fest». Essendo anch’essi retribuiti, come i permessi ROL, non possono essere rifiutati.
Permessi legge 104
I permessi previsti dalla legge 104 del 1992 nella misura di 3 giorni mensili per consentire al lavoratore di assistere familiari disabili (o per prendersi cura di se stesso, se è affetto da disabilità) non sono discrezionali bensì obbligatori e, pertanto, non possono mai essere negati dal datore di lavoro.
Permessi di studio per lavoratori
Il datore di lavoro non può rifiutare i permessi per motivi di studio richiesti dai lavoratori per completare la loro formazione scolastica, nell’arco di 150 ore in un triennio o 250 ore se necessari per completare la scuola dell’obbligo e conseguire il relativo titolo: te ne parliamo in dettaglio nel dossier “Chi lavora può studiare?”.
Altre tipologie di permessi
Il datore di lavoro ha la facoltà di rifiutare le richieste di permessi per motivi personali, o per esigenze familiari, che vengono formulate senza congruo preavviso, in quanto queste tipologie di assenza non sono retribuite.
Tuttavia devono essere concessi i seguenti tipi di permessi, previa esibizione della documentazione comprovante la situazione specifica:
- per lutto o grave infermità di un familiare;
- per sostenere un esame o partecipare ad un concorso pubblico;
- per l’allattamento: le mamme lavoratrici hanno il diritto di assentarsi fino a 2 ore al giorno per prendersi cura dei loro bimbi fino a 1 anno di vita;
- per congedo parentale, che spetta – va sottolineato – ad entrambi i genitori, dunque anche al padre, fino al compimento del 12° anno di età del figlio;
- per matrimonio (al dipendente che si sposa spettano 15 giorni lavorativi, possibilmente continuativi, quindi più che un permesso si tratta di un periodo di congedo che si può unire con le ferie;
- per donazione di sangue o midollo osseo, previa esibizione della certificazione medica;
- per partecipazione alle operazioni di voto nei seggi elettorali (come presidente, scrutatore o rappresentante di lista: leggi “Permessi elettorali e riposi compensativi, la guida pratica“) o per impegno del lavoratore in cariche pubbliche elettive (il caso più frequente è quello dei consiglieri comunali).