GPS su auto aziendale: è legittimo?

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Quando l’installazione dei dispositivi di tracciamento da parte del datore di lavoro è consentita e quando, invece, viola la privacy dei dipendenti.

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Diversi lettori ci segnalano che il loro datore di lavoro ha installato un rilevatore GPS sull’auto aziendale assegnata ai dipendenti anche per uso personale. In questo modo l’azienda è in grado di rilevare con precisione gli spostamenti, i tragitti percorsi, le fermate ed i luoghi frequentati dal lavoratore che utilizza la vettura. Ci chiedono, pertanto, se questo uso del GPS sull’auto aziendale è legittimo oppure si scontra con la normativa sulla privacy.

Il sistema GPS, infatti, è uno strumento in grado di raccogliere informazioni dettagliate sui movimenti di un veicolo, e quindi, indirettamente, sui comportamenti del dipendente che lo utilizza. Ciò comporta una potenziale violazione del diritto alla riservatezza, specialmente se l’auto aziendale viene utilizzata anche per scopi personali, al di fuori dell’orario di lavoro. Analizziamo questi aspetti e il loro impatto sulla legittimità di questo dispositivo di rilevamento.

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GPS su auto aziendale: normativa

Alla stregua della normativa vigente, i punti fermi in materia di GPS sulle autovetture aziendali sono questi tre:

GPS su auto aziendale e privacy del dipendente

L’installazione di dispositivi GPS sulle auto aziendali utilizzate dai dipendenti solleva il problema della loro privacy. Per salvaguardarla, la prima domanda da porsi è questa: il GPS è realmente

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necessario per lo svolgimento dell’attività lavorativa? La normativa sulla protezione dei dati personali impone che l’installazione di strumenti di monitoraggio sia giustificata da una finalità legittima e proporzionata.

In altre parole, il datore di lavoro deve essere in grado di dimostrare, in caso di contestazioni, che l’utilizzo del GPS è indispensabile per garantire l’efficienza produttiva o la sicurezza aziendale. Perciò, nei contesti produttivi e organizzativi in cui tali necessità non sono chiaramente ravvisabili, il ricorso al GPS dovrà considerarsi ingiustificato.

Ricordiamo che la normativa europea GDPR (Reg. UE n. 2016/689) stabilisce che ogni trattamento di dati personali debba essere:

Casi di impiego legittimo del GPS su veicoli aziendali

Un caso comune e molto frequente di impiego legittimo del GPS è quello dell’installazione sulle flotte di veicoli impegnati per la

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logistica o la distribuzione commerciale: qui la rilevazione satellitare istantanea dei luoghi ove si trova il mezzo e dei tragitti è necessaria per ottimizzare i percorsi e migliorare la gestione delle consegne.

Un’altra situazione di utilizzo legittimo del GPS è il monitoraggio della sicurezza dei veicoli e delle merci trasportate, soprattutto in settori come la logistica o il trasporto di beni di valore (qui oltre una certa soglia, attualmente pari a un milione e mezzo di euro, il GPS è addirittura obbligatorio).

Tuttavia il controllo serve a monitorare gli spostamenti del mezzo e i movimenti dei beni trasportati, non i comportamenti dei lavoratori. In questi casi il controllo esercitato dal datore di lavoro tramite GPS deve essere limitato all’orario lavorativo, garantendo la disattivazione del dispositivo al di fuori di esso, specialmente se l’auto aziendale è concessa anche per uso privato.

Consenso dei dipendenti all’installazione del GPS

Secondo l’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro) l’installazione di

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sistemi di geolocalizzazione sui veicoli aziendali in uso ai dipendenti richiede un accordo sindacale (o l’autorizzazione della sede territoriale, ove le rappresentanze sindacali manchino) ed anche il consenso dei lavoratori interessati, che deve essere preventivo all’utilizzo del mezzo, quando tali dispositivi non sono indispensabili per la corretta esecuzione dell’attività lavorativa.

Pertanto il consenso del lavoratore all’installazione di sistemi di rilevazione GPS sui veicoli che gli vengono affidati, pur non essendo sempre necessario (come nei casi esaminati nei paragrafi precedenti) potrebbe essere richiesto quando l’utilizzo del GPS si estende oltre l’orario lavorativo o include dati non strettamente legati all’attività svolta.

Ricordiamo che il datore di lavoro, prima di installare il dispositivo sull’auto assegnata ai dipendenti, deve redigere un’informativa sulla privacy che risulti chiara, completa e dettagliata, spiegando i motivi dell’installazione, le modalità di utilizzo dei dati rilevati ed anche i

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tempi di conservazione delle informazioni nei server aziendali o su altri sistemi, come i cloud del gestore telematico.

Conclusioni

In definitiva, il datore di lavoro deve bilanciare i propri interessi aziendali con il diritto alla privacy dei dipendenti ai quali vengono affidati veicoli dotati di GPS, evitando abusi o controlli invasivi.

L’installazione di sistemi GPS su auto aziendali è legittima solo se rispetta i principi di proporzionalità, trasparenza e necessità imposti dalla normativa sulla privacy e i dettami dello Statuto dei Lavoratori sulla possibilità di adottare sistemi di controllo a distanza solo nel rispetto di particolari requisiti e condizioni.

In particolare, il tracciamento mediante GPS deve essere sempre giustificato da reali necessità organizzative, produttive o di sicurezza, e le esigenze specifiche e concrete devono essere collegate esclusivamente all’attività lavorativa, non ai comportamenti del dipendente nella sua vita privata, altrimenti si avrebbe un’ingerenza indebita.

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